FERT
(= Fortitudo Eius Rhodum Tenuit), la forza di lui tenne Rodi; riferimento alle
imprese di Vittorio Amedeo V, liberatore di Rodi dai Saraceni nel 1310.
Probabilmente a quest’impresa non ha partecipato nessun Savoia;
FERT
(= Foedere et religione tenemur), siamo legati da un patto e dalla religione,
motto che si troverebbe in un doppione d’oro coniato sotto il regno del duca
Vittorio Amedeo I.
Più
accreditata è l’interpretazione, analizzata dal Cognasso, posta in chiave
amorosa-cavalleresca fatta risalire a Vittorio Amedeo VI, il Conte Verde.
Quest’ultimo avrebbe partecipato, nell’aprile 1364, a una giostra con dei
cavalieri che portavano al collo un collare d’oro siglato Fert: «a significare
la dolce schiavitù verso la dama del cuore, con tre lacci d’amore a
simboleggiare l’indissolubilità del legame amoroso». Per queste ragioni, FERT
può esser tradotto come portare/sopportare;
FERT
(=Foemina erit ruina tua), la femmina sarà la tua rovina, utilizzata da
Sebastiano Valfré, confessore di Vittorio Amedeo II, per ammonirlo.
Un’altra
interpretazione, analizzata dallo studioso Martinori, riconduce il motto stesso
alla numismatica. FERT deriverebbe dal nome stesso della moneta divisionale –
ferto o fertone – in uso sotto il regno di Amedeo VI e Amedeo VII. Martinori
non riesce a capire come dalla moneta si passi alle insegne dell’Ordine della
SS. Annunziata, istituito da Amedeo VIII.
Tornando
al primo menu, dove compare per la prima volta la scritta Fert, datato 15
Novembre 1885, notiamo che le portate sono dieci, quattro o cinque in meno
rispetto a venti anni prima. Il potàge: Creme à la Reine apre, come da
tradizione, il pasto; seguono da Croustadines à la St. Flubert et rissoles à la
Montglas, Noix de veau à la Duchesse, Chapons à la Ravigote, Chaud de cailles à
la gelée, Haricots verts au beurre, Rôt: de lièvre Saint groseilles, Pudding de
Saxe, Savarin: glace à l’Abricots e infine i Dessert.
L’interpretazione
dell’acronimo FERT, avvalora l’ipotesi di Cognasso, esperto studioso dei
Savoia, sull’amor cortese e sulle vicende di Amedeo VI. Infine, non si sa il
perché, per mancanza di fonti, venga riportato nella carta gastronomica che
accompagna il pranzo.
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