NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 4 aprile 2016

FERT nei menu di Casa Savoia

L’acronimo FERT compare per la prima volta nei menu di Casa Savoia il 15 novembre 1885, (ma compare ben prima nella storia e nella simbologia Sabauda, nota dello staff) insieme all’aquila reale con in petto lo scudo crociato, simbolo sabaudo; precedentemente si trova solo il monogramma di Umberto, decorato a foglia stilizzata, simile a quello utilizzato da Vittorio Emanuele II. Riguardo a questo acronimo, motto di Casa Savoia e dell’Ordine della S.S Annunziata, ci sono differenti interpretazioni, affrontate da Domenico Musci:

FERT (= Fortitudo Eius Rhodum Tenuit), la forza di lui tenne Rodi; riferimento alle imprese di Vittorio Amedeo V, liberatore di Rodi dai Saraceni nel 1310. Probabilmente a quest’impresa non ha partecipato nessun Savoia;

FERT (= Foedere et religione tenemur), siamo legati da un patto e dalla religione, motto che si troverebbe in un doppione d’oro coniato sotto il regno del duca Vittorio Amedeo I.
Più accreditata è l’interpretazione, analizzata dal Cognasso, posta in chiave amorosa-cavalleresca fatta risalire a Vittorio Amedeo VI, il Conte Verde. Quest’ultimo avrebbe partecipato, nell’aprile 1364, a una giostra con dei cavalieri che portavano al collo un collare d’oro siglato Fert: «a significare la dolce schiavitù verso la dama del cuore, con tre lacci d’amore a simboleggiare l’indissolubilità del legame amoroso». Per queste ragioni, FERT può esser tradotto come portare/sopportare;

FERT (=Foemina erit ruina tua), la femmina sarà la tua rovina, utilizzata da Sebastiano Valfré, confessore di Vittorio Amedeo II, per ammonirlo.

Un’altra interpretazione, analizzata dallo studioso Martinori, riconduce il motto stesso alla numismatica. FERT deriverebbe dal nome stesso della moneta divisionale – ferto o fertone – in uso sotto il regno di Amedeo VI e Amedeo VII. Martinori non riesce a capire come dalla moneta si passi alle insegne dell’Ordine della SS. Annunziata, istituito da Amedeo VIII.

Tornando al primo menu, dove compare per la prima volta la scritta Fert, datato 15 Novembre 1885, notiamo che le portate sono dieci, quattro o cinque in meno rispetto a venti anni prima. Il potàge: Creme à la Reine apre, come da tradizione, il pasto; seguono da Croustadines à la St. Flubert et rissoles à la Montglas, Noix de veau à la Duchesse, Chapons à la Ravigote, Chaud de cailles à la gelée, Haricots verts au beurre, Rôt: de lièvre Saint groseilles, Pudding de Saxe, Savarin: glace à l’Abricots e infine i Dessert.


L’interpretazione dell’acronimo FERT, avvalora l’ipotesi di Cognasso, esperto studioso dei Savoia, sull’amor cortese e sulle vicende di Amedeo VI. Infine, non si sa il perché, per mancanza di fonti, venga riportato nella carta gastronomica che accompagna il pranzo.




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