Nel numero 11 del 21
marzo di Dipiú abbiamo pubblicato una appassionata intervista di Oliviero
Marchesi con Maria Gabriella di Savoia, terza figlia dell'ultimo Re d’Italia Umberto
secondo e di Maria José, ultima nostra sovrana. Maria Gabriella, amareggiata e polemica,
con decisione e veemenza, domandava come il governo italiano potesse tollerare
ancora che i suoi nonni, il Re e la Regina Vittorio Emanuele terzo ed Elena del Montenegro,
riposassero all'estero, quando, non solo meriterebbero, ma avrebbero diritto,
essendo nati sovrani d'Italia, a riposare al Pantheon.
Con altrettanta
veemenza lo storico Mimmo Franzinelli, sessantuno anni, nello stesso articolo,
dopo avere sentito da noi il contenuto della intervista, commentava: «Maria
Gabriella e i suoi fratelli possono portare le spoglie dei nonni in Italia quando
vogliono, perché la Legge
non glielo impedisce. Certo, le onoranze funebri e il trasporto devono avvenire
a spese loro. I Savoia possono certamente permettersi questa spesa; a loro i
soldi non mancano». Oliviero Marchesi faceva notare che Maria Gabiriella non voleva
che i nonni tornassero in Italia per una iniziativa della famiglia ma che venissero
portati nel nostro Paese con una iniziativa ufficiale. Ma Io storico Mimmo Franzinelli
replicava: «Questa è una richiesta inaccettabile, perché Vittorio Emanuele terzo
ha un ruolo negativo nella storia d'Italia». Ora però un altro storico,
Francesco Di Bartolomei, scrive una Iettera contro la opinione di Mimmo Franzinelli
e tutta a favore della richiesta di Maria Gabriella.
Poiché le due
opinioni, distanti anni luce fin dalla fine della guerra nel 1945, dividono la
opinione pubblica fanno discutere ancora dopo settanta anni, pubblico qui di
seguito la lettera appena arrivata di Francesco Di Bartolomei.
Gentile dottor Mayer, le scrivo in relazione all'articolo
recentemente comparso su Dipiù che riguardava la questione della tumulazione
dei Re d'Italia al Pantheon. Il problema è stato trattato dalla intervistata
principessa Maria Gabriella di Savoia per quello che è: un qualcosa da pacificare,
Poiché, al di là di meriti e colpe dei Savoia, al referendum del 1946 la metà
degli italiani votò Monarchia, e tra loro si contavano anche figure come
Benedetto Croce e Indro Montantelli, quantomeno la memoria di tali sentimenti
meriterebbe rispetto da parte di chi ma ha vissuto tale periodo storico. Faccio
presente ciò in quanto alla fine di detto articolo appariva un intervento del dottor
Mimmo Franzinelli che contestava la possibilità che i Reali d'Italia venissero
seppelliti a Roma con tutti gli onori che spettano a chi ha ricoperto il molo
di capo dello Stato. Lungi da me obiettare a tuta opinione Persnale dei Professore,
ma da studioso di Storia trovo alquanto inopportuno che qualcuno, che neanche
ricopre qualche alto ufficio nella Repubblica, si senta in diritto di parlate a
nome degli italiani e dei loro antenati. Chi scrive è figlio di un bombardato
del quartiere di San Lorenzo a Roma (Seconda guerna mondiale), nipote di due internati
in campi di concentramento tedeschi, pronipote di un caduto della Grande Guerra.
Non mi permetto di chiedere che cosa abbia passato la famiglia del Franzinelli
in quei tristi periodi, ma usando il metro del suo intervento credo di avere
diritto di parola, E dovendo esprimere un giudizio, credo sia importante tumulare
al Pantheon i due Re d'Italia e le loro consorti, proprio per rispetto a tutti
coloro che sono morti in nome della bandiera italiana con stemma sabaudo,
credendo in ciò che facevano e che per nostra fortuna erano di più dei
disertori. Quanto alle responsabilità di Vittorio Emanuele terzo nei fatidici
quattro punti evocati nell’articolo vorrei solo ricordare quanto detto da
storici acclarati. Primo: è vero che il Re non firmò la stato di assedio
all'atto della marcia su Rema e che successivamente non bloccò la scalata al
potere di Benilo Mussolini, ma in tutto questo il duce ebbe l'appoggio del
Parlamento e per tutta la prima fase del suo governo di importanti uomini
politici non fascisti come Alcide De Gasperi e Giovanni Gronchi, poi critici
verso il sovrano. Secondo: vero è che questo firmò le leggi razziali e l'entrata
in guerra dell'Italia, ma, come ricordato dalla principessa, non poteva esimere
la firma. L’alternativa era quella di abdicare; cosa che avrebbe anche potuto
significare la fine della monarchia e che in pratica avrebbe consegnato l'Itala
interamente nelle mani di Mussolini. Tale ipotesi, è facile pensarlo, poteva
anche portare l'Italia a fare, nell'ultimo conflitto, la fine della Germsnia hitleriana
divisa poi per quasi cinquanta anni. Terzo: quanto all'armistizio e all'allontanamento
del Re da Roma si può citare ciò che disse a riguarda il presidente Cado
Azeglio Ciampi; pur nelle ombre di quel frettoloso trasferimento salvò la
continuità dello Stato. Oltretutto è noto che gli Alleati dichiararono quel
documento con cinque giorni di anticipo (sul pattuito con il governo italiano),
proprio per creare un nuovo fronte di tensione ai tedeschi. Quanto alla difesa
di Roma, si può notare come questa fosse stata dichiarata dal papa, con il
saggio consenso del governo, "cittá aperta”, proprio per evitare che ci si
combattesse. In caso contrario un milione e mezzo di persone potevano essere
messe a rischio, e forse oggi non ammireremmo più il Colosseo o il Pantheon
stesso. Infine, trovo gratuite le accuse rivolte a Re Umberto che all'epoca dei
fatti era solo un militare, che l'8 settembre chiese di rimanere a Roma e oltre
a ricevere un "no" ebbe la intimazione (a riguardo ci sono molti memoriali
di persone presenti al tutto) di seguire il Re e il governo, pena una sua
eventuale messa in stato di fermo. Nonostante tutto ciò Vittorio Emanuele terzo
rimane il re che ha compiuto l'unità nazionale con la vittoria nella Prima guerra
mondiale, il periodo più glorioso di tutta la nostra storia unitaria. E c'è da
notare che per le sue responsabilità non ha pagato solo con la perdita del
trono ma anche e soprattutto con quella di una figlia, la principessa Mafalda,
deceduta in un lager nazista. Mi domando quale politico italiano (a parte
Cavour o Pietro Nenni) ha pagato, specie in epoca repubblicana, un tributo così
alto alla Storia di questo Paese.
Francesco Di Bartolomei
Non voglio entrare nel merito della polemica, anche perché
sinceramente vi dico che non ho un parere personale. Forse dovrei averlo,
perché in passato ho frequentato a lungo molte persone di Casa Savoia, da
Vittorio Emanuele quarto a sua moglie Marina Doria e ora anche il figlio
Emanuele Filiberto; dal Re Umberto di Savoia che ho incontrato in diverse
occasioni, a sua figlia Maria Beatrice, della quale mi trovai a essere
testimone di nozze, per motivi che non fanno parte adesso di questo tema,
quando lei sposò il diplomatico argentino Luis Reyna in Messico, a Ciudad Juarez;
già la cittadina dove di recente è stato papa Francesco. Tuttavia il mio
interesse, al tempo, nei confronti di Casa Savoia era esclusivamente professionale,
perché all'inizio della carriera, casualmente, mi trovai a essere un po' il
biografo dei fatti di attualità che coinvolgevano la famiglia Anche se i nostri
rapporti erano a volte anche affettuosi e comunque sempre amichevoli, non entrammo
mai in questioni politiche. Però è vero che, allora come adesso, i Savoia erano
protagonisti della vita italiana e i loro comportamenti dividevano l'opinione pubblica.
Come succede adesso. Quello delle tombe di Vittorio Emanuele terzo e di sua
moglie certamente è un tema che riscaldava molto gli animi ieri come oggi.
Azzardo una domanda rischiosa, perché so che potrebbe sollevare molte critiche:
ma dopo settanta ami, vale la pena "litigare" per questi fatti? E’
vero, sono fatti storici, ma è anche vero che adesso la storia è cambiata, e
questa contrapposizione sembra un po' fuori tempo. D'accordo, ci sono molti
nostalgici della Monarchia ma essi devono farsene una ragione: i Re e le Regine
in Italia non torneranno. Mai dire mai, però il trono nel nostro Paese pare
molto improbabile. Si seppellisca dunque l'ascia di guerra che le tombe tornino
pure in Italia, se i parenti ci tengono, e che vadano anche al Pantheon. Magari
i Savoia potrebbero pagare le spese, tanto non credo sarebbe una spesa troppo
alta; e potrebbero rinunciare alle onoranze ufficiali. Tanto il fatto avrebbe
comunque risonanza perché dividerebbe
ancora una volta e quindi l'ufficialitá ci sarebbe lo stesso. Poi pensiamo ad
altro, però.
Sandro Mayer
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