NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 7 aprile 2016

Ancora sulle Reali Tombe...

Nel numero 11 del 21 marzo di Dipiú abbiamo pubblicato una appassionata intervista di Oliviero Marchesi con Maria Gabriella di Savoia, terza figlia dell'ultimo Re d’Italia Umberto secondo e di Maria José, ultima nostra sovrana. Maria Gabriella, amareggiata e polemica, con decisione e veemenza, domandava come il governo italiano potesse tollerare ancora che i suoi nonni, il Re e la Regina Vittorio Emanuele terzo ed Elena del Montenegro, riposassero all'estero, quando, non solo meriterebbero, ma avrebbero diritto, essendo nati sovrani d'Italia, a riposare al Pantheon.
Con altrettanta veemenza lo storico Mimmo Franzinelli, sessantuno anni, nello stesso articolo, dopo avere sentito da noi il contenuto della intervista, commentava: «Maria Gabriella e i suoi fratelli possono portare le spoglie dei nonni in Italia quando vogliono, perché la Legge non glielo impedisce. Certo, le onoranze funebri e il trasporto devono avvenire a spese loro. I Savoia possono certamente permettersi questa spesa; a loro i soldi non mancano». Oliviero Marchesi faceva notare che Maria Gabiriella non voleva che i nonni tornassero in Italia per una iniziativa della famiglia ma che venissero portati nel nostro Paese con una iniziativa ufficiale. Ma Io storico Mimmo Franzinelli replicava: «Questa è una richiesta inaccettabile, perché Vittorio Emanuele terzo ha un ruolo negativo nella storia d'Italia». Ora però un altro storico, Francesco Di Bartolomei, scrive una Iettera contro la opinione di Mimmo Franzinelli e tutta a favore della richiesta di Maria Gabriella.
Poiché le due opinioni, distanti anni luce fin dalla fine della guerra nel 1945, dividono la opinione pubblica fanno discutere ancora dopo settanta anni, pubblico qui di seguito la lettera appena arrivata di Francesco Di Bartolomei.


Gentile dottor Mayer, le scrivo in relazione all'articolo recentemente comparso su Dipiù che riguardava la questione della tumulazione dei Re d'Italia al Pantheon. Il problema è stato trattato dalla intervistata principessa Maria Gabriella di Savoia per quello che è: un qualcosa da pacificare, Poiché, al di là di meriti e colpe dei Savoia, al referendum del 1946 la metà degli italiani votò Monarchia, e tra loro si contavano anche figure come Benedetto Croce e Indro Montantelli, quantomeno la memoria di tali sentimenti meriterebbe rispetto da parte di chi ma ha vissuto tale periodo storico. Faccio presente ciò in quanto alla fine di detto articolo appariva un intervento del dottor Mimmo Franzinelli che contestava la possibilità che i Reali d'Italia venissero seppelliti a Roma con tutti gli onori che spettano a chi ha ricoperto il molo di capo dello Stato. Lungi da me obiettare a tuta opinione Persnale dei Professore, ma da studioso di Storia trovo alquanto inopportuno che qualcuno, che neanche ricopre qualche alto ufficio nella Repubblica, si senta in diritto di parlate a nome degli italiani e dei loro antenati. Chi scrive è figlio di un bombardato del quartiere di San Lorenzo a Roma (Seconda guerna mondiale), nipote di due internati in campi di concentramento tedeschi, pronipote di un caduto della Grande Guerra. Non mi permetto di chiedere che cosa abbia passato la famiglia del Franzinelli in quei tristi periodi, ma usando il metro del suo intervento credo di avere diritto di parola, E dovendo esprimere un giudizio, credo sia importante tumulare al Pantheon i due Re d'Italia e le loro consorti, proprio per rispetto a tutti coloro che sono morti in nome della bandiera italiana con stemma sabaudo, credendo in ciò che facevano e che per nostra fortuna erano di più dei disertori. Quanto alle responsabilità di Vittorio Emanuele terzo nei fatidici quattro punti evocati nell’articolo vorrei solo ricordare quanto detto da storici acclarati. Primo: è vero che il Re non firmò la stato di assedio all'atto della marcia su Rema e che successivamente non bloccò la scalata al potere di Benilo Mussolini, ma in tutto questo il duce ebbe l'appoggio del Parlamento e per tutta la prima fase del suo governo di importanti uomini politici non fascisti come Alcide De Gasperi e Giovanni Gronchi, poi critici verso il sovrano. Secondo: vero è che questo firmò le leggi razziali e l'entrata in guerra dell'Italia, ma, come ricordato dalla principessa, non poteva esimere la firma. L’alternativa era quella di abdicare; cosa che avrebbe anche potuto significare la fine della monarchia e che in pratica avrebbe consegnato l'Itala interamente nelle mani di Mussolini. Tale ipotesi, è facile pensarlo, poteva anche portare l'Italia a fare, nell'ultimo conflitto, la fine della Germsnia hitleriana divisa poi per quasi cinquanta anni. Terzo: quanto all'armistizio e all'allontanamento del Re da Roma si può citare ciò che disse a riguarda il presidente Cado Azeglio Ciampi; pur nelle ombre di quel frettoloso trasferimento salvò la continuità dello Stato. Oltretutto è noto che gli Alleati dichiararono quel documento con cinque giorni di anticipo (sul pattuito con il governo italiano), proprio per creare un nuovo fronte di tensione ai tedeschi. Quanto alla difesa di Roma, si può notare come questa fosse stata dichiarata dal papa, con il saggio consenso del governo, "cittá aperta”, proprio per evitare che ci si combattesse. In caso contrario un milione e mezzo di persone potevano essere messe a rischio, e forse oggi non ammireremmo più il Colosseo o il Pantheon stesso. Infine, trovo gratuite le accuse rivolte a Re Umberto che all'epoca dei fatti era solo un militare, che l'8 settembre chiese di rimanere a Roma e oltre a ricevere un "no" ebbe la intimazione (a riguardo ci sono molti memoriali di persone presenti al tutto) di seguire il Re e il governo, pena una sua eventuale messa in stato di fermo. Nonostante tutto ciò Vittorio Emanuele terzo rimane il re che ha compiuto l'unità nazionale con la vittoria nella Prima guerra mondiale, il periodo più glorioso di tutta la nostra storia unitaria. E c'è da notare che per le sue responsabilità non ha pagato solo con la perdita del trono ma anche e soprattutto con quella di una figlia, la principessa Mafalda, deceduta in un lager nazista. Mi domando quale politico italiano (a parte Cavour o Pietro Nenni) ha pagato, specie in epoca repubblicana, un tributo così alto alla Storia di questo Paese.

Francesco Di Bartolomei

Non voglio entrare nel merito della polemica, anche perché sinceramente vi dico che non ho un parere personale. Forse dovrei averlo, perché in passato ho frequentato a lungo molte persone di Casa Savoia, da Vittorio Emanuele quarto a sua moglie Marina Doria e ora anche il figlio Emanuele Filiberto; dal Re Umberto di Savoia che ho incontrato in diverse occasioni, a sua figlia Maria Beatrice, della quale mi trovai a essere testimone di nozze, per motivi che non fanno parte adesso di questo tema, quando lei sposò il diplomatico argentino Luis Reyna in Messico, a Ciudad Juarez; già la cittadina dove di recente è stato papa Francesco. Tuttavia il mio interesse, al tempo, nei confronti di Casa Savoia era esclusivamente professionale, perché all'inizio della carriera, casualmente, mi trovai a essere un po' il biografo dei fatti di attualità che coinvolgevano la famiglia Anche se i nostri rapporti erano a volte anche affettuosi e comunque sempre amichevoli, non entrammo mai in questioni politiche. Però è vero che, allora come adesso, i Savoia erano protagonisti della vita italiana e i loro comportamenti dividevano l'opinione pubblica. Come succede adesso. Quello delle tombe di Vittorio Emanuele terzo e di sua moglie certamente è un tema che riscaldava molto gli animi ieri come oggi. Azzardo una domanda rischiosa, perché so che potrebbe sollevare molte critiche: ma dopo settanta ami, vale la pena "litigare" per questi fatti? E’ vero, sono fatti storici, ma è anche vero che adesso la storia è cambiata, e questa contrapposizione sembra un po' fuori tempo. D'accordo, ci sono molti nostalgici della Monarchia ma essi devono farsene una ragione: i Re e le Regine in Italia non torneranno. Mai dire mai, però il trono nel nostro Paese pare molto improbabile. Si seppellisca dunque l'ascia di guerra che le tombe tornino pure in Italia, se i parenti ci tengono, e che vadano anche al Pantheon. Magari i Savoia potrebbero pagare le spese, tanto non credo sarebbe una spesa troppo alta; e potrebbero rinunciare alle onoranze ufficiali. Tanto il fatto avrebbe comunque  risonanza perché dividerebbe ancora una volta e quindi l'ufficialitá ci sarebbe lo stesso. Poi pensiamo ad altro, però.


Sandro Mayer

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