NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 18 aprile 2016

La resistenza, anniversario di pacificazione

Cartolina riferita all'8 Settembre ma che ben illustra
lo spirito dell'articolo riferito al 25 Aprile
di Emilio Del Bel Belluz  

Fra qualche giorno si comincerà a parlare della ricorrenza del 25 aprile. Come ogni anno, ci saranno degli interventi contrastanti sulla verità storica. I partigiani  vogliono che in quella data siano ricordati gli eroismi della resistenza,  dall’altra parte ci sono quelli che hanno scelto di affidare la loro vita all’Italia, volendo combattere per mantenere un patto di lealtà con i tedeschi e che per tanto anche questi avrebbero diritto di essere ricordati. 
Sono figlio di un soldato, che per non tradire il suo giuramento al Re, venne fatto prigioniero e deportato in Germania. In quel campo di concentramento trascorse gli anni dal 1943 al 1945. Alla liberazione rimase prigioniero dei Russi e tornò in Italia quasi un anno dopo. Spesso diceva che la sua esperienza militare non l’avrebbe augurata nemmeno al suo peggior nemico. Ha sofferto la fame, indicibili erano le sofferenze fisiche, come la paura di morire durante i bombardamenti e la struggente nostalgia per la lontananza  della patria. In questi giorni, pensavo a lui, perché gli sarebbe piaciuto che gli italiani in questa data storica, potessero ricordare tutti i caduti, onorarli senza che l’odio scendesse nei loro cuori. Le ferite sanguinano ancora, ma l’unica vera vincitrice dovrebbe essere la pacificazione tra le parti. Quando mi reco al camposanto non ho difficoltà a pregare sulle tombe  sia dei partigiani che dei soldati di Salò. La morte li accomuna e per me i caduti in guerra e nel dopo guerra  vanno sempre rispettati. 

Mi sono venute in mente due realtà, che a mio giudizio potrebbero spiegare cosa intendo per concordia nazionale. Il primo di questi esempi  è dato da una donna che ha trascorso la sua vita a dare sepoltura ai soldati i cui occhi guardavano il cielo. Trovo questa storia nella rivista cattolica – Grotta di Lourdes – Del Beato Claudio, scritta da suor Annachiara Rizzo: “Una testimone della nostra storia recente è Lucia Pisapia in Apicella più conosciuta come “mamma Lucia”, nata a Cava de’ Tirreni (Sa) il 18 novembre 1887 e morta sempre a Cava il 23 luglio 1982. Dopo lo sbarco  degli alleati durante la seconda guerra mondiale si erano susseguiti, nei dintorni di Cava de’ Tirreni, violentissimi scontri con l’inevitabile e inutile carneficina. Centinaia di soldati morti erano stati sepolti alla meglio in cimiteri improvvisati, ma molti altri giacevano qua e là sotto il sole e la pioggia, nei boschi e lungo le scarpate e non avevano ricevuto degna sepoltura. Mamma Lucia una notte fa un sogno: sulla montagna vicino a Cava vede otto croci bianche e sotto otto bellissimi giovanotti che si levavano in piedi dalle zolle. Inizialmente si spaventò, ma poi si fece coraggio e domandò chi fossero.  gli risposero: siamo tanti e di tante nazioni diverse e implorarono “riportaci alle nostre mamme“. Per mamma Lucia questa divenne una missione e cominciò a cercare i resti mortali che lavava e componeva in cassette di zinco, e fece arrivare alle famiglie. Ha dato sepoltura a più di ottocento soldati italiani, tedeschi, polacchi, marocchini e americani”. Questa donna non ha fatto domande sulla nazionalità di questi soldati,  li ha adottati tutti. 

Un altro episodio che possa far comprendere la parola pacificazione lo ho trovato scritto in un libro delle classi elementari. Il racconto è di Elio D’Aurora :” A Narvik, in Norvegia, ve nè uno, ricordo doloroso e tragico dell’ultima guerra. E arrampicato sulle rocce che cadono a picco nel fiordo. Da quelle acque emergono  carcasse di  tre sommergibili  tedeschi. Sono ombre di guerra che ancora rimangono, con le loro sagome scure, contro lazzurro pallido del cielo. Resteranno lì. Più avanti si vedono, sospesi sulle rocce, fortini diroccati, fortificazioni smantellate. Il tempo che cancella ogni odio e rancore ha pietà anche del nemico, perché quassù  tutti hanno seminato cadaveri: Tedeschi, Inglesi, Norvegesi. E quassù riposano insieme. Senza rancori, senza vendette. Ogni tomba ha il suo fiore. Anche le tombe Tedesche. Le madri Norvegesi non fanno distinzione tra figli e figli. Ora che la morte è passata, col suo peso tremendo, gli uomini hanno ripreso a volersi bene. Le tombe si risvegliano ogni domenica. Il profumo delle rose si infonde col profumo dei fiori di campo.  Cimiteri di guerra. Selve di croci dove un tempo vi furono selve di baionette. Donne stanno chine sulla terra grigia, i fazzoletti scuri annodati sul capo: parlano sommessamente con i figli che stanno nell’aldilà. E altre ancora si piegano sui tumuli che ricordano i soldati nemici e vi mormorano una preghiera e vi depongono un fiore. Poveri figli che hanno bisogno della pietà di una mamma straniera (Elio DAurora)” . 

Sono questi due esempi in cui l’odio si è potuto fermare. Personalmente troverei giusto che ogni parte potesse ricordare i suoi morti, quelli che si sono immolati per i loro ideali.  Quanto sarebbe bello e giusto che anche il presidente della Repubblica potesse onorare per la prima volta sia i partigiani che i ragazzi di Salò.

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