Alla vigilia
del 25 aprile
appaiono i consueti
articoli sulla repubblica
nata dalla resistenza, per cui
anche il “Corriere
della Sera” del 23
aprile, si è unito
al coro con
un articolo di Marzio Breda
dal titolo “Nella
resistenza i primi
passi della repubblica”.
Non ripeteremo
che questo slogan
suona offesa ai militari che
fedeli al giuramento
al Re, per primi
scelsero la difficile
strada della resistenza
nei confronti dei
tedeschi, ma ci soffermeremo
su uno dei
punti in cui l’articolista
cita le cosiddette
“repubbliche partigiane”, per
definire alcune zone
del Piemonte dove
per brevi periodi
le stesse furono
liberate dalla presenza
germanica, e si ressero
autonomamente, dando a queste
zone, che meglio sarebbe
definire “comuni liberati”, il significato di anticipazione della
successiva scelta repubblicana, in quanto
la loro esperienza
“…non poteva più
coincidere con la
forma monarchica….”.
Ora migliore
smentita alla tesi
dell’articolista è data
dai risultati del
referendum del 2
giugno 1946, dove Varallo
Sesia, in provincia di
Vercelli, città medaglia d’oro della
resistenza,citata
nell’articolo come esempio
di “repubblica”, vide
la maggioranza degli
elettori scegliere il
mantenimento della Monarchia
con 2.983 voti contro
i 2.287 repubblicani
e la famosa
“libera” Alba, in provincia di
Cuneo, così ben descritta
dall’indimenticabile Beppe Fenogllio , nel suo
“I 23 giorni
della città di
Alba”, vide ben
6.709 voti per
la Monarchia contro
3.334 repubblicani, dati
di un estremo
interesse e particolarmente significativi
in provincie dell’Italia
del Nord, dove fu
quasi impossibile svolgere una
qualsiasi propaganda monarchica
e dove, non dimentichiamolo, i due
maggiori quotidiani “La Stampa”
ed il “Corriere
della Sera” , che uscivano
con i nomi diversi dati
loro in quell’epoca, erano decisamente
schierati per la
scelta repubblicana, che avrebbe
prodotto l’esilio e la confisca
dei beni per
i Sovrani di
Casa Savoia, ma mantenuto
invece la proprietà
dei suddetti giornali
e di altri
beni ai loro
storici precedenti possessori.
Sempre sul
“Corriere della Sera”
del 24 aprile
vi è invece
un lungo articolo
del piemontese Aldo Cazzullo
, che costituisce la
nuova introduzione al suo
libro “Possa il mio
sangue servire”, dove viene
ripetutamente dato atto
della presenza monarchica
nella resistenza, anche se, quando
ricorda i capi della
resistenza piemontese, fucilati
a Martinetto, e cita
i militari dal
giovane tenente Silvio
Geuna, unico scampato , e che
ritroveremo schierarsi per la monarchia
nel referendum, al capitano
Franco Balbis , agli ufficiali
di complemento Errico
Giachino e Massimo
Montano ed al
generale Giuseppe Perotti, non
spiega che questa
numerosa e qualificata presenza
di ufficiali era
dovuta a quella
fedeltà al giuramento
al Re che
abbiamo già ricordato , ma questa
è o sarà “solo” una
“dimenticanza” !
Domenico Giglio
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