NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 14 marzo 2012

Una lettera di Franco Ceccarelli a proposito dei "processi" a Casa Savoia

 Le colpe della storia e la monarchia

Gentile direttore,

con qualche ritardo sono venuto a conoscenza del “processo” cui qualcuno ha ritenuto di dover sottoporre i sovrani rappresentanti la cessata dinastia che ha unificato l’italia. Per me, che ancora ritengo che la storia sia una cosa seria, non pare che quell'iniziativa sia stata cosa molto seria. Debbo, ovviamente, attenermi per il giudizio a quanto leggo sul giornale, dal momento che non ero in aula, ma già da quel che scrivete, non si parte bene.
Infatti, proprio poiché ritengo che la storia sia una cosa seria, non si può affermare: che Vittorio Emanuele sia colpevole della schioppettata presa da Garibaldi all'Aspromonte. L’esercito per fermare l’eroe dei 1000, mica lo mandò il sovrano, lo mandò il governo. Il che, in una monarchia costituzionale come era il Regno d’Italia allora, era abbastanza ovvio. E detto per inciso, poi, meno male che lo fermarono.
Non si può dire, parlando dei moti di Milano, che questi si svolsero “ nell'autunno del 1898”, dal momento che si verificarono in maggio! Non è esiziale, ma induce a delle considerazioni sulla preparazione storica dei giudici e degli avvocati; non si può affermare che l’armistizio dell’8 settembre venne annunciato dopo che Vittorio Emanuele III era al sicuro a Brindisi. Molti dei drammatici eventi determinatisi dopo l’annuncio degli alleati a Radio Algeri, si verificarono proprio perché l’annuncio stesso venne anticipato di quattro giorni.
Non è cosa da poco, questa volta non solo storicamente. Basti pensare che, insieme a migliaia di soldati, caddero in mano tedesca due figlie del re (una di queste, la principessa Mafalda, morì in un campo di concentramento tedesco), il genero, conte Calvi di Bergolo, che rimase a Roma, le due duchesse d’Aosta, con i figli, liberate solo nel maggio del 1945.
Sia chiaro che la casa reale ha avuto le sue colpe, indiscutibilmente, ma di qui a farne il capro espiatorio di ogni nostro malanno nazionale, sin dal 1861, mi perdoni, mi pare troppo e storicamente improponibile.
Le colpe, nella storia come nella vita di ognuno di noi, non stanno mai, mai, da una parte sola. E’ come quando si divorzia: non è mai colpa di uno solo.
La ringrazio per l’attenzione ed il seguito che vorrà dare alla presente. E mi scuso per il tempo che le ho fatto perdere auspicando che, in futuro, ove sappia di similari eventi “processuali”, per favore, me lo faccia sapere. Di monarchici ce ne sono anche in Romagna.
Franco Ceccarelli

Al mio amico Franco: Grazie Fra'! 
Roberto

1 commento:

  1. son daccordo.
    Bisognerebbe fare qualche processo serio, non questi burletta con la tesi preconfezionata.

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