NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 11 maggio 2022

I "Chiarimenti programmatici" del Fronte Monarchico, 1945 - II parte

 


Garanzie della Monarchia — Pur non alieni dal riconoscere la fondatezza di alcune critiche, proclamiamo tuttavia la validità fondamentale, intrinseca ed estrinseca, dell'istituto monarchico al cui sviluppo ed al cui adeguamento ai nuovi tempi dedicheremo tutta la nostra attività. È proprio per questo che anche noi vogliamo la convocazione di un'Assemblea Costituente, perché riconosciamo che una revisione profonda della struttura stessa dello Stato è oggi necessaria ed indispensabile in Italia. Noi Monarchici ci proponiamo altresì, valendoci dell'opera di studiosi del diritto, di concretare uno schema di costituzione che vorremo divulgare fra gli Italiani affinché possano rendersi. esattamente conto del come dovranno essere governati, di quali supreme garanzie potranno godere per la tutela delle riconquistate libertà e quali debbano essere i nuovi rapporti del patto fra Sovrano e Popolo ; e siamo perciò più di tutti favorevoli all'istituzione di- uno speciale organo costituzionale che sia il più severo ed imparziale tutore della integrità della Costituzione stessa e che possa dare al popolo il più ampio affidamento che nessun atto anticostituzionale potrà venire commesso da chicchessia, nemmeno dallo stesso Capo dello Stato.

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Plebiscito e Costituente — Proprio in omaggio ai principi di una sentita democrazia, principi che informano ogni suo pensiero ed ogni sua azione, il «Fronte Monarchico, sostiene la tesi che la questione istituzionale debba essere decisa direttamente dal popolo a mezzo di un plebiscito. Con questa affermazione il «Fronte» non solo intende ricollegarsi alle tradizioni italiane che sono esclusivamente plebiscitarie, ma ritiene di dare una giusta interpretazione ai principi della Carta Atlantica che non possono venire in nessun modo posti in discussione da un popolo che intenda avere una forma di governo veramente democratica. La Costituente dovrà avere invece l'importantissimo compito cli concretare una sana costituzione dello Stato che conceda le massime garanzie di libertà e cli controllo e si imponga al rispetto del cittadino con tutta quella autorevolezza che le deriverà dalla onestà e ponderatezza con la quale sarà stata concepita.

In realtà anche molti repubblicani cominciano ad avere oggi poca fiducia nella Costituente, intesa come assemblea che dovrà decidere fra repubblica e monarchia, giacché non appare ben chiaro quali garanzie essa possa dare, considerata la sua formazione, nell'adempimento delle sue delicatissime funzioni. Ecco perché si dovrà alleggerire la Costituente dal grave compito della decisione lasciandole solo quello dell'attuazione, compito questo che con più serena obiettività potrà assolvere non avendo più di fronte a sé l'arduo problema dell'affermazione cli un'idea piuttosto che di un’altra (monarchia o repubblica), ma soltanto quello di concretare su una base già ben definita.

In sintesi: il «Fronte» vuole che la convocazione della Costituente sia preceduta dal plebiscito; e la manifestazione della volontà popolare, nel modo cui abbiamo or ora accennato, sarà non soltanto un saggio provvedimento di politica interna, ma anche un prudente ed assennato atto di politica estera in quanto dimostrerà la buona volontà dell’Italia ad accettare e mettere in pratica i principi della Carta Atlantica, uniformandosi così a quello che pare dovrà essere un sistema comune a tutti i paesi liberati dai nazisti e che, come il nostro, si trovano in crisi costituzionale.

La data fatidica nella quale il popolo sarà chiamato ad esprimere il proprio parere sulla forma istituzionale dello Stato si avvicina a gran passi, ma siamo dell'avviso che il volerla far coincidere con la liberazione del territorio nazionale è una espressione troppo vaga ed imprecisa; anche perché vogliamo ben credere che tutti gli Italiani saranno d’accordo nel ritenere indispensabile che pure tutti i nostri prigionieri possano esprimere il loro parere perché essi sono proprio quei cittadini che più di ogni altro la Nazione ha il dovere di ascoltare. Ed essi non potranno dare con piena coscienza il loro voto se non tornando in Patria in modo da rendersi conto de visus di quale tremenda tragedia noi siamo ora gli attori. Il «Fronte Monarchico » si propone di far sì che il concetto istituzionale sia ben chiaro nella mente di ciascun cittadino, vuole che la coscienza di ognuno possa esprimere liberamente 'e scientemente il proprio parere, vuole che un passo così importante e fondamentale, col quale si decide la sorte della nostra Patria, sia compiuto con la più profonda riflessione avendo ben valutato il pro e il contro di ciascuna delle due forme istituzionali; e richiede che il popolo italiano, in questo suo atto dimostri al inondo intero quel senso di serietà, di consapevolezza e di civismo di cui da ormai troppo tempo non ha più dato prova.

 

 

Monarchia e rivoluzione — Troppo spesso e troppo avventatamente si parla oggi, in Italia, di rivoluzione armata, senza sapere evidentemente che cosa essa sia, come e a quale scopo si faccia e, soprattutto, se la si possa fare. p certo che un paese rovinato come il nostro, depredato, bombardato, affamato, privo di materie prime, ha estremo bisogno del credito e della fiducia delle potenze più ricche e più solide economicamente; ma se ci precipitiamo nel tremendo sconvolgimento che ogni rivoluzione inevitabilmente provoca, non otterremo né l'uno né l’altro e la prima immediata conseguenza sarà che gli Italiani moriranno di fame e di freddo nel senso più tragico della parola. Noi abbiamo autonomia sufficiente per fare una rivoluzione di 24 ore, cioè la parodia della rivoluzione; ma se disgraziatamente la farsa dovesse prolungarsi, si passerebbe al dramma ed alla tragedia e il fatale epilogo sarebbe l'annientamento dell'Italia come Stato, ed il triste ritorno alla «espressione geografica». Riflettano quindi, con la dovuta serietà, quegli Italiani che tanto parlano oggi di rivoluzione, considerino la realtà della situazione e soprattutto non si riempiano la testa di astratte filosofie e teorie sociali che tradotte in pratica provocherebbero il decesso del paese fra le più atroci convulsioni.

Anche per questo motivo noi siamo dunque fautori dell’istituto monarchico: perché esso è, per la sua stessa natura, il più solido elemento antirivoluzionario e perché, d'altra parte, il bisogno che il paese sente di rinnovarsi, di aggiornarsi, di modificare il suo assetto economico e sociale può solo attuarsi attraverso quell'evoluzione che la monarchia acconsente e facilita, sempre esercitando una funzione conciliatrice e temperatrice, e non con la rivoluzione che la monarchia avversa e contrasta.

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Monarchia e fascismo — Troppi Italiani sostengono oggi che l'avvento del fascismo, con tutte le sue nefaste conseguenze, sia da attribuirsi alla monarchia; ciò è falso ed anche stupido. Basta considerare quello che è successo in Germania per vedere come dalla repubblica cli Weimar si sia arrivati alla dittatura cli Hitler che nessun Sovrano può oggi destituire. P bene che gli Italiani tengano in proposito sempre presenti le parole di Winston Churchill, quando affermò che un popolo cli 40 milioni di abitanti che per oltre 20 anni ha subito il regime fascista, non può non essere corresponsabile della rovina della propria Patria. Questa è purtroppo l'amara verità: noi tutti, chi più chi meno, siamo stati gli artefici, spesso ignari, spesso illusi, della nostra stessa rovina. Invano cerchiamo cli allontanare da noi la tremenda responsabilità che ci incombe e cerchiamo di attribuirla a questo o a quello: la verità è troppo palese perché possa essere occultata o semplicemente artefatta; quando noi ci saremo convinti dei nostri errori, dei nostri accecamenti, dei nostri troppo facili entusiasmi, avremo fatto il primo grande passo sulla via della redenzione; ma finché andremo attribuendo la colpa soltanto alle istituzioni e non a noi stessi saremo sempre fuori strada e costruiremo sulla sabbia.

Ricordino, anche, gli Italiani, quello che Mussolini stesso ha scritto nella sua «Storia di un anno», e cioè che la Monarchia è stata l'unico ostacolo concreto che si sia opposto al. fascismo e che dal fascismo non sia stata completamente travolta. La prova di ciò possiamo averla proprio in quel fatidico 25 luglio che ha segnato la fine della dittatura fascista e in cui si è avuta la manifestazione inequivocabile dell'opportunità dell’istituto monarchico che col suo funzionamento, sia pure tardivo, ha salvato l'Italia da più gravi rovine. Noi ci domandiamo ora se è lecito, per questioni di risentimento personale, infirmare la validità di tutto un istituto che ha dato infinite prove cli estrema utilità al paese. Noi domandiamo al popolo italiano che cosa mai sarebbe accaduto se non fosse esistita la monarchia: la spaventosa tragedia della Germania che la diabolica volontà cli Adolfo Hitler sta trascinando nel baratro più profondo, sia cli monito e cli esempio a quegli Italiani che con troppa facilità profetizzano ed auspicano per il nostro paese una costituzione repubblicana.

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Monarchia e guerra di liberazione — Nessuno dimentichi infine quanto il senso della fedeltà alla Monarchia abbia contribuito e contribuisca alla lotta anti-tedesca e antifascista.

Il giuramento prestato determinò il deciso atteggiamento della R. Marina che, ubbidendo compatta agli ordini del Re, fu il primo segno della nostra riscossa nazionale ; il giuramento prestato determinò l'atteggiamento degli ufficiali e delle truppe del C. I. L. che da Gassino al Foglia hanno valorosamente combattuto, valido motivo per il ritorno dell'Italia al consesso delle libere nazioni ; il giuramento prestato determinò l'atteggiamento di tanti patrioti e di tutti gli ufficiali e soldati che hanno preferito grandi sacrifici per sé e per le loro famiglie piuttosto che ubbidire ai numerosi bandi di presentazione delle autorità fasciste alle quali non si riconosce alcuna veste legale unicamente perché in opposizione al legittimo governo del Re.

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Italiani! pensiamo che dalla nostra decisione dipenderà il futuro della nostra Patria e l'avvenire dei nostri figli; non lasciamoci stordire dall'ebbrezza della riconquistata libertà, dalla curiosità del nuovo, dallo si-rito di vendetta anche se giustificati dalle sofferenze patite. Memori del nostro glorioso Risorgimento che, con Vittorio Emanuele II, vide l'Italia affermarsi nel mondo come nazione e come stato, ripetiamo ancora le storiche parole di un grande repubblicano, Francesco Crispi «La Monarchia ci unisce, la repubblica ci dividerebbe».

Firenze, 15 Febbraio 1945.

      IL COMITATO CENTRALE


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