NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 1 maggio 2022

Capitolo IV La ragazza del fiume.

 


 di Emilio Del Bel Belluz

Avevo passato la mattina a raggiungere quel posto tranquillo, consigliatomi dal vecchio proprietario dell’osteria, per calare le reti   che mi avrebbero aiutato ad aumentare il mio pescato. Il luogo fortunato era vicino ad una casa che  aveva i mattoni rossi e vi abitavano una vedova con la figlia che aveva la mia stessa età. Il buon oste mi aveva detto che, dopo la morte del pescatore, la moglie e la figlia avevano deciso di vendere la sua attrezzatura: si trattava di alcune reti da pesca. La casa rossa vicino al fiume aveva una piccolo approdo, dove legata ad un albero vi stava la barca del vecchio che era morto. 

Il camino fumava, evidentemente, qualcuno stava cucinando, per questo decisi di bussare alla porta per farmi sentire. All’uscio si affacciò una bella ragazza, dai capelli castani che le scendevano sulla schiena. Si  mise a ridere vedendomi, indossavo un vecchia giubba militare che poco si conciliava con la pesca. Quella giubba militare era stata lasciata dai tedeschi nella ritirata, era pesante e mi proteggeva dal freddo. 

La giovane chiese il motivo della mia visita, e subito disse che la mamma non era in casa, ma sarebbe tornata molto presto. M’invitava ad aspettarla, e nel frattempo, volle prepararmi una tazza di caffè caldo perché la giornata era particolarmente fredda e umida, con quella bruma che si alzava dall’acqua del fiume.  La ragazza con la sua bellezza semplice e la sua gentilezza genuina attirò la mia attenzione. In casa notai una foto del padre che era posta su una mensola, illuminata da una candela votiva. 

La giovane disse di chiamarsi Elena e si interessò subito del lavoro che facevo. Non ebbi difficoltà a dirle che amavo il mondo del fiume per cui decisi di fare il pescatore, anche se ero ancora molto giovane, non avendo che diciassette anni, compiuti da poco. Non ero così felice da tempo, in quella casa sentivo il calore di una famiglia, anche se il padre di lei era morto. La ragazza poi mi disse che, spesso dalla sua casa vicino al fiume, aveva cercato di salutarmi, ma io non l’avevo mai notata. La distanza non era poi così tanta e uno di quelli che vivevano vicino a casa mia, le aveva parlato di me. 

Questo fu per me una sorpresa, sapere che qualcuno cercava di conoscermi e io non mi ero accorto di nulla. La mamma di Elena tardava a ritornare, fu allora che volle mostrami le attrezzature da pesca del padre, che erano state sistemate in ordine perfetto. La barca che era ancorata vicino mi era parsa molto solida, l’uomo l’aveva fatta costruire da un falegname  del posto, con del legno molto resistente. Da alcuni mesi, dopo la sua morte, non era mai stata usata, e all’interno v’era dell’acqua piovana. 

Elena si dimostrava sempre più amorevole nel parlarmi, e io non me ne sarei andato via neanche per sogno,e tra l’altro mi auguravo che la mamma tardasse ancora. Quando rientrammo in casa, la ragazza mi mostrò altre foto del padre, in una lo si vedeva con un grosso pesce che aveva catturato, si trattava di uno storione, e dalla sua vendita riuscì ad ottenere un buon gruzzolo. Raccontai  a Elena che cercavo di trovare altri posti per pescare, per guadagnare di più. La giovane si rese disponibile nell’indicarmi i luoghi dove si recava suo padre che si erano rivelati sempre molto pescosi. Sentivo nelle sue parole un trasporto nei miei confronti, non avevo mai fatto amicizia con una ragazza, e allo stesso tempo mi dispiaceva non essermi accorto di lei, prima. In quella casa mi sentivo sempre più a mio agio, e ero felice di stare in sua compagnia. Elena mi chiese se volevo fermarmi a mangiare qualcosa assieme, la mamma non poteva tardare ancora; il campanile vicino alla chiesa aveva suonato il mezzogiorno. 

Accettai di buon grado e le proposi di cucinare sulla brace dei pesci che avevo preso il mattino. La proposta venne accolta, da qualche tempo la ragazza non mangiava del pesce, e precisamente,  dalla morte del padre. Cucinò con piacere  quelle delizie. Le chiesi di raccontare qualcosa su di lei. Il suo volto si rattristò, disse che la morte del padre l’aveva molto provata, perché era una persona dal carattere mite, disponibile ed amava molto la sua famiglia.  La sua morte aveva provocato una grossa disperazione in loro, quasi da convincerle di abbandonare quei posti ricchi di ricordi e rifugiarsi da una sorella che viveva in un paese vicino. Nel frattempo arrivò la madre, che si stupì di trovare la figlia con un giovane. La donna vestiva di nero, e aveva i capelli bianchi raccolti in una crocchia. Dopo che seppe il motivo della visita si rasserenò, ma rimase sorpresa che Elena avesse preparato del pesce, e che fossi stato invitato a mangiare. Quando ci sedemmo a tavola il suo volto divenne più dolce e disse che  non le dispiaceva di darmi le attrezzature del marito, compresa la barca.  La donna aveva pure intuito che provavo della simpatia per sua figlia. Poi disse che stavano pensando di lasciare la casa, per andare a vivere da una parente. Questo discorso lo avevo già sentito da Elena e mi era preso un colpo al cuore, a tal punto, che avrei voluto dirle di non partire, e che avrei fatto di tutto per non farle sentire sole. Proposi un’offerta sostanziosa per l’acquisto delle attrezzature, chiedendo loro di tenermi a riparo la barca ; in tal modo avevo la possibilità di continuare  a rivedere Elena ogni qualvolta la avessi utilizzata. 

Accettarono la mia offerta ed Elena era anche disponibile ad accompagnarmi durante la pesca nei luoghi utilizzati da suo padre. Quando Elena mi accompagnò alla barca, le dissi che mi dispiaceva andarmene, e che sarei venuto a trovarla presto. Avevo trascorso delle belle ore insieme a lei e le chiesi se potevo vederla domenica; i suoi occhi sorrisero dolcemente, e con la testa annuì. Salii in barca e mi allontanai dalla riva, avrei voluto gridare al mondo che per la prima volta mi ero sentito bene con una ragazza e che non vedevo l’ora di tornare. 

L’acqua era calma, dalla riva salutai con la mano Elena, forse sua madre stava osservando dalla finestra la figlia e speravo che non le dispiacesse di questa nostra amicizia che speravo si trasformasse in un legame più profondo. Sul fiume placido era scesa la sera, vidi un tronco che galleggiava  e lo legai  alla mia barca trascinandolo a riva. La legna per riscaldarmi mi veniva portata dal fiume.  Nella mia dimora doveva essere arrivata Genoveffa, che forse, si era preoccupata per la mia assenza prolungata e m’attendeva come una madre.


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