NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 9 maggio 2022

Le ragioni della Monarchia - I parte.

Iniziamo la pubblicazione dell'opuscolo "Le ragioni della Monarchia" del Prof De Leonardis, edito nel 1978 dal Fronte Monarchico giovanile.

Le grassettature sono nostre. Perché riteniamo sia vitale che i monarchici siano delle persone istruite, capaci di ribattere colpo su colpo ogni menzogna e stortura ideologica.



Massimo de Leonardis è nato a Trigolo (CR) nel 1949.

Giornalista pubblicista, ha collaborato, tra l'altro, alle riviste Traditio e Monarchia Oggi.

Laureato in Scienze Politiche ed in Filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore, ha intrapreso la carriera universitaria.

Ha pubblicato finora un volume sui rapporti tra Italia e Inghilterra nel Risorgimento e diversi saggi su riviste storiche specializzate.

AVVERTENZA

Il testo rispecchia il contenuto della relazione di base tenuta al corso di studi nazionale del Fronte Monarchico Giovanile svoltosi a Poggio Cono (TE) il 15/16/17 settembre 1978.


A chi crede in ciò a cui io credo


NECESSITA' DI UNA DOTTRINA MONARCHICA

"Sappi come si è monarchici: prima era un istinto, oggi è una scienza". Questa considerazione faceva il grande Joseph de Maistre all'indomani della Rivoluzione francese. Identico concetto avrebbe espresso, più di un secolo dopo, con parole analoghe, Charles Maurras (1).

Entrambi volevano avvertirci che essere monarchici è una cosa naturale in una società che si fondi sui principii e sui valori che derivano dal volere divino custodito dalla Tradizione e forgi con saggezza provvidenziale le istituzioni naturali che meglio si adattano alla condizione dell'uomo di creatura ad immagine di Dio. Ma volevano anche sottolineare che nel mondo moderno e contemporaneo, nel quale la Rivoluzione sempre più assedia le coscienze ancora pure, non si può assolutamente sperare che l'idea monarchica nasca, e soprattutto si mantenga e si rafforzi, se una salda dottrina non provveda a darne le giustificazioni, dissipando i sofismi del pensiero rivoluzionario. Ciò vale tanto di più per le classi cosiddette "colte" ed "intellettuali", ben maggiormente inquinate e corrotte del popolo umile (il popolo, non la massa), che spesso riesce ancora a pensare con semplicità il vero (2).

È perciò un errore nefasto quello di chi crede che non vi sia, non vi debba essere, una dottrina monarchica, che anzi sarebbe dannosa, e che sia sufficiente il sentimento nostalgico o una generica contrapposizione monarchia repubblica. Non è sufficiente, ammesso che si riesca a mantenerlo e a suscitarlo in altri, nemmeno il sentimento di fedeltà ad una Persona, perché essere monarchici non è solo essere fedeli ad un uomo; infatti la Monarchia non è solo il governo di un uomo, anzi è il sistema che meno lascia esposti al caso delle qualità delle singole persone. Se la dinastia si estinguesse, se venisse comunque a mancare un punto di riferimento visibile, smetteremmo forse di essere monarchici? I movimenti monarchici che più hanno segnato di sé la storia, come il Carlismo e la Action Francaise, si distinguevano per la salda dottrina più che per il legittimismo dinastico. Se le persone della dinastia commettono degli errori, smetteremmo forse di essere monarchici? Assolutamente no, perché la dottrina tradizionale insegna che gli errori degli uomini che le impersonano non devono portarci a coinvolgere nel giudizio negativo le istituzioni fondate su retti principii.

Naturalmente, come vedremo, va sempre tenuto presente che la legittimità di esercizio prevale sulla legittimità di origine. Il Carlismo, che pure nacque anche da una questione dinastica, non esitò nel secolo scorso a non riconoscere più come Pretendente Juan III, quando egli, tradendo le tradizioni della sua Casa, aderì ai principii del liberalismo, e riconobbe al suo posto il di lui figlio Carlos VII.

Senza dottrina, gli sforzi propagandistici anche più abili e generosi non hanno profondità, restano uno scrivere sull'acqua. Senza un progetto alternativo di società monarchica, è fin troppo facile l'obiezione che sovente ci viene rivolta: "Ma con la Monarchia, cosa cambierebbe?". In ogni caso ogni movimento ha bisogno di un nucleo ferreo di militanti, custodi granitici del suo patrimonio ideale. Ad essi principalmente è rivolto questo lavoro. Ancor di più, occorrerebbe un vero e proprio Ordine, í cui membri vivano conformemente alle idee professate, facendo della fede monarchica un impegno esistenziale (3), poiché è noto che "o si vive come si pensa, o si finisce per pensare come si vive". La grandezza del Cattolicesimo è anche nel richiedere una stretta connessione tra fede ed opere.

Questo impegno di vita fu realizzato dai grandi movimenti monarchici e contro-rivoluzionari e, tra essi, mirabile esempio di misticismo attivo è quello della "Legione dell'Arcangelo Michele". II suo fondatore, Corneliu Z. Codreanu, uno dei più splendidi eroi controrivoluzionari, nel carcere in cui attendeva la morte, rifletteva che la lotta al comunismo si identifica con la lotta al peccato.

 

1)    Cfr. La Monarchia, ed. Volpe, 1970, p. 104:"Ciò che i nostri avi hanno fat­to per costume e per sentimento, proseguirlo noi stessi con la sicurezza e la chiarezza scientifica, con la ragione e la volontà".

2)    "Sembra che non esista più l'uomo semplice, l'uomo che sa tutto perché si limita a pensare il verosimile e il vero: l'uomo semplice, insomma, il vero sapiente" (Eugenio Montale).

3)    L'impegno esistenziale del contro-rivoluzionario è all'opposto della "mili­tanza" del rivoluzionario. Quest'ultimo vuole creare attraverso la politica un nuovo ed artificiale sistema di vita, il contro-rivoluzionario vuole recu­perare, prima di tutto con un mutamento interiore, il modo di vivere tradi­zionale deformato dalla Rivoluzione.


Nessun commento:

Posta un commento