NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 5 maggio 2022

I "Chiarimenti programmatici " del Fronte Monarchico, 1945 - I parte

 


CHIARIMENTI PROGRAMMATICI

Premessa. — Breve e schematico, necessariamente, è stato il programma formulato dal Fronte Monarchico nella sua costituzione; opportuno è ora illustrarlo con chiarificazioni e direttive programmatiche.

Una premessa è necessaria a ribadire un’idea, già del resto enunciata nel programma stesso, auspicante un      nuovo risorgimento democratico della Patria.

Piace ai nostri avversari politici rappresentare il Fronte Monarchico quale movimento di reazione, o, peggio che mai, di nostalgia d'infausto passato. Sarebbe un chiudere gli occhi alla realtà non riconoscere lo spirito democratico che pervade la società moderna ed il dovere di elevazione morale e materiale del popolo, che è scopo supremo della formazione di un nuovo Stato italiano.

Ma proprio con tale spirito e con tale preciso sentimento del dovere noi concepiamo la funzione che la Monarchia, rinnovala, può e deve ancora esercitare; ed è appunto in forza cli tali sentimenti e convincimenti che il nostro movimento ha ragione cli essere e di agire nell'interesse del paese.

Il nostro è un movimento, non è un partito, né accoglie uomini di un solo partito in quanto si propone unicamente di trattare la questione istituzionale del capo dello Stato, prescindendo da qualsiasi orientamento od atteggiamento politico che riposi su asserzioni di carattere sociale, economico, ecc. La questione istituzionale interessa i partiti, la soluzione monarchica del problema interessa uomini di più partiti; quelli cioè per i quali ricostruire non significa distruggere tutto, ma conservare, adattare ciò che merita di essere conservato.

Abbatte forse il giardiniere, per riprendere una similitudine, Tolstoiana, la quercia secolare che è nel campo che egli vuol trasformare in giardino? O non adatta piuttosto aiuole e viali in modo che essi dall'antica pianta traggano motivo di bellezza?

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Compiti del " Fronte „ — Noi intendiamo riaffermare i valori di una tradizione da difendere e da conservare; tradizione profondamente sentita in ogni strato della popolazione e alla quale si ricollega necessariamente tutta la nostra storia di nazione fin dal suo sorgere. Oggi, come prima si può affermare che la monarchia, nella sua intima essenza d'istituto, è il centro a cui debbono convergere ed intorno al quale gravitare tutte le forze di coloro che amano la Patria al di là di ogni fazione e di ogni ideologia, di coloro che, non immemori del passato, auspicano il risorgere di una nuova Italia. Non un reazionarismo politico o sociale, non un gretto e vacuo conservatorismo ci sospingono, ma un nobile ideale per la difesa di valori tradizionali ed insostituibili, parte integrante del nostro patrimonio storico, mentre ci proclamiamo fautori e promotori di una ordinata e legalitaria evoluzione in ogni campo. Ecco perché noi vogliamo, fra l'altro, che la nostra Patria venga mondata da tutte le scorie del fascismo e che sia fatta giustizia, ma non vogliamo che l'animo del giudice sia pervaso da un basso spirito di vendetta o dal desiderio della rivalsa; e più ancora non vogliamo che l'arbitrio personale si sostituisca al giudizio sereno del magistrato.

Noi intendiamo dimostrare come la monarchia sia tuttora la forma istituzionale che meglio si addice alle necessità morali e spirituali dell’Italia in questa dura triste ora della sua storia; intendiamo assolvere questo nostro compito nel più assoluto rispetto della legge della libertà: intendiamo stabilire un onesto, serio, leale contradditorio con i sostenitori della tesi repubblicana affinché i problemi costituzionali, attraverso il vaglio della critica reciproca, assumano contorni ben definiti e diventino un qualcosa di concreto e di comprensibile anche nella mente del cittadino più umile, meno fornito di elementi culturali. La nostra posizione nei confronti degli altri movimenti o partiti aventi la pregiudiziale monarchica è chiara e precisa; fattiva e appassionata collaborazione al di sopra di ogni egoistico e particolaristico interesse; l’identità degli scopi i valori ideali che noi difendiamo ci accomunano, ci unificano, ci rafforzano.

Noi siamo, e teniamo a proclamarlo, tenaci e devoti sostenitori della tesi monarchica; ma se il popolo italiano volesse per avventura decidere per una tesi opposta, noi scioglieremmo il Fronte e diverremmo i migliori cittadini di una repubblica italiana, lasciando però ad ognuno la responsabilità dell'atteggiamento che intenderà prendere individualmente; purché, com' è logico, la scelta del popolo sia veramente libera, cosciente e meditata e non debba avvenire in ambiente di coercizione, di minaccia, di ricatto. Se noi dunque non dovessimo raggiungere lo scopo prefissoci, di confermare cioè l'istituto monarchico in Italia, se tuttavia con la nostra opera di propaganda e di critica avremo fatto sì che il popolo abbia raggiunto almeno un sufficiente grado di preparazione per esaminare e giudicare con obiettività la questione istituzionale, e possa quindi esprimersi con assoluta coscienza di fatto, noi ci riterremo in parte soddisfatti, certi di avere assolto un compito di civiltà concorrendo alla formazione di una coscienza nazionale veramente democratica.

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Funzione della Monarchia — Nel pensare alla ricostruzione di domani non si dimentichi ciò che siamo oggi. Noi abbiamo bisogno di pace nell'ordine morale, giuridico, politico. Certamente la lotta politica per la libertà è condizione della libertà stessa, della vita dei partiti e dello sviluppo della democrazia; ma chi deve rappresentare lo Stato deve dare garanzia di essere al di sopra dei partiti, di rappresentare la continuità storica, la stabilità interna; non deve essere un capo partito tra i molti partiti ed i molti capi. 

Gl'Italiani non hanno ancora un'esperienza repubblicana; e una coscienza repubblicana non s’improvvisa: tutt'al più si può improvvisare una costituente di repubblicani; e la nuova repubblica sarebbe solo l'imposizione di una fazione, non il prodotto spontaneo di una coscienza formata del popolo.

Una delle tendenze più decise dell'ora presente è quella di fare rivivere la regione, giustificata reazione ad un eccessivo accentramento che è stato pernicioso; ma tale esigenza di autonomia regionale deve essere fatalmente inalveata entro l'unità nazionale.

Noi dobbiamo difendere e conservare con ogni sforzo l'unità, materialmente e moralmente: è il retaggio prezioso del Risorgimento, è condizione per sollevarci e per ritrovare il cammino perduto.

Senza l'unità divamperebbero municipalismi e regionalismi, rancori ed odi e si ricadrebbe nei tristi tempi di servaggio morale e politico degli Italiani del più fosco Medio Evo.

Orbene, solo la Monarchia può esercitare questa funzione di unificazione morale delle regioni, può e deve essere simbolo e realtà di unità nazionale, perché solo il Re, per essere al di sopra di ogni partito e di ogni regionalismo, può determinare quell'azione centripeta che è indispensabile alla solida armonicità dello Stato.

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Incognite della Repubblica — Nei rapporti internazionali la nostra situazione non è meno delicata e scevra di pericoli. Di fronte all'Europa, nell'assetto internazionale di domani, gli Stati Alleati vincitori hanno ben ragione di volere garanzie politiche dall'Italia, che essi ritengono poter avere solo mercé un regime democratico; e la Monarchia può e deve essere democratica come in paesi democratici quali ad esempio. la Svezia, il Belgio, l'Olanda, l'Inghilterra.

Nessun presidente di repubblica potrebbe avere in Italia l'autorità necessaria per garantire la continuità dello stato nelle più gravi e difficili circostanze; se infatti la figura del capo dello stato ha, in un regime repubblicano, una propria fisonomia politica, se egli è, cioè, l'espressione di un partito, ne seguirebbe inevitabilmente le sorti ; a meno che non si voglia giungere alla assurda affermazione di un solo partito permanentemente al potere, il che porterebbe come logica conseguenza alla dittatura di partito e segnerebbe la fine della tanto auspicata libertà democratica. Nel caso invece che il presidente della repubblica fosse estraneo a tutti i partiti non si vede con quale autorità egli potrebbe mantenersi al potere in mezzo al turbinare della contesa politica che in Italia si è sempre dimostrata e tuttora si dimostra particolarmente violenta e spesso al di fuori della legalità.

Oggi come oggi, quindi, noi troviamo che sarebbe di gran pericolo per l'avvenire del nostro paese portare nella costituzione dello stato quell'elemento di parte che sarebbe inevitabile qualora il popolo dovesse optare per la repubblica. Si tenga inoltre sempre ben presente che le correnti repubblicane dominanti attualmente in Italia possono distinguersi in tre tendenze di cui due preminenti; quella comunista e quella sociale (socialisti - partito d'azione e, - perché no? - partito fascista repubblicano). Le idee repubblicane quali si possono trovare in seno al partito liberale, alla democrazia cristiana e allo stesso partito repubblicano sono in netta minoranza rispetto a quelle or ora indicate ed avrebbero ben poche probabilità di affermazione.

E anche nel caso che esse riuscissero a trionfare sarebbe un successo di breve durata perché la repubblica che ne deriverebbe slitterebbe inesorabilmente verso una repubblica sul tipo di quella sovietica, cioè verso una vera e propria dittatura.

Solo con la monarchia dunque l'elemento di parte non verrebbe a influire sulla suprema autorità dello stato di modo che, mentre la solidità del medesimo viene accresciuta dalla continuità del suo capo, l'alternarsi dei vari partiti al potere può avvenire con maggiore tranquillità e serenità in quanto si avrebbero, nella peggiore delle ipotesi, solamente delle crisi governative e non dello crisi costituzionali; e si eviterebbe al paese in via di ricostruzione e di ricostituzione quel pericoloso travaglio periodico che è rappresentato dalle elezioni presidenziali. Ecco perché la Monarchia può essere garanzia di continuità e di ordine più che qualsiasi presidente di più o meno improvvisati repubblicani italiani.

 


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