In questi giorni, in cui si ricordano quelli
che ci hanno lasciato, ho visitato i cimiteri dove riposano i miei morti. Posso
dire che ho un grande rispetto per quelli che mi hanno preceduto, specialmente
per quelli che sono periti combattendo. Da anni m’interesso affinché le tombe
dei caduti della Grande Guerra poste nei cimiteri vicini a dove abito (
Pasiano, Cecchini, Rivarotta, Visinale, in provincia di Pordenione ) abbiano
almeno un fiore e una poesia.
Questo mi sembra il modo giusto per ricordare quelli
che sono morti donando la loro giovane vita alla Patria. Purtroppo devo dire
che molti corpi di questi eroi sono stati esumati e gettati negli ossari.
Questo la considero una spregevole
azione nei confronti di quei soldati che si offrirono alla Patria, scrivendo
pagine di grande eroismo. Questi soldati non hanno nome, solo il buon Dio lo conosce.
“Onorare i soldati del Regio Esercito Italiano che
donarono la loro vita alla patria è un dovere per quelli che sono rimasti. Da
allora sono passati oltre cent’anni, ma
il sangue versato dagli eroi, non potrà mai essere cancellato. Tanti sono
caduti, il nostro compito è di non dimenticarli. La loro storia è un tesoro di
eroismo da lasciare a quelli che verranno” In questi giorni pensavo a un
avvenimento che sarebbe dovuto accadere ad Arcade, in provincia di Treviso.
Si
trattava di ricordare con una targa o un monumento il Re Soldato, Vittorio
Emanuele III. Sarebbe stato a ricordo del sovrano Vittorio Emanuele III, che
venne ad Arcade per conferire la medaglia d’oro alla signora Maria Baldo che
aveva 13 figli, di cui sette partirono volontari per la guerra, e quattro non
fecero ritorno a casa. In cuor mio non avrei visto nulla di negativo se si
fosse ricordato con un monumento Vittorio Emanuele III.
Ma nulla di tutto
questo accadrà. Forse si sarà pensato di mettere in pericolo la democrazia.
Io
credo che in pericolo sia l’onore di questo Paese incapace di conoscere la
storia e di accettarla. Un fratello di mio nonno, Gaetano, mi raccontava di
come questo Sovrano avesse visitato il posto di combattimento dove si trovava.
Rimase colpito dalla sua gentilezza e dall’affetto, con cui parlava ai soldati
come se fossero suoi fratelli.
Questo lo ricordò per tutta la vita, e non
dimenticò mai di onorare il suo Re, almeno con la preghiera, dispiaciuto di non
poterlo andare a onorare di persona. Quel viaggio in Egitto non poteva
permetterselo, nel suo portafoglio alla sua morte trovai le foto del Re
Vittorio Emanuele e dell’ amata Regina Elena Queste piccole foto le conservo
nel mio portafoglio, perché i ricordi non muoiano con la morte di chi abbiamo
amato. In Italia si temono ancora i
Savoia, nonostante si debba a loro l’unificazione d’Italia. “ Attorno al nome
dei Savoia durano ancora le polemiche e le passioni.
Ma di tutte le passioni,
la più assurda è quella che pretende di cancellare la realtà dei fatti accaduti
e delle persone che ne sono state protagoniste, tanto più quando le persone
sono dei Re e riassumono perciò in se stesse la storia di un popolo con i suoi
atti belli e i suoi atti brutti, le sue fortune e le sue disgrazie.
Nemmeno il
polemista più rancoroso può negare che la casa di Savoia è il simbolo
dell’Italia almeno per l’ultimo secolo, e nessun uomo di parte può dimenticare
che Vittorio Emanuele III, il Sovrano
attorno al quale si muove il periodo più lungo e più fitto di vicende della
storia dell’Italia monarchica, è stato il Re di una guerra persa, ma anche il
Re di una guerra vinta; e che in ogni caso non se ne se ne può ignorare la
figura, se si vuole ripercorrere la storia italiana di questo mezzo secolo”
(Oggi del 14 giugno 1951).
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