NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

lunedì 11 novembre 2019

Anniversario della nascita del Re Vittorio Emanuele III



di Emilio del Bel Belluz

Sono trascorsi 150 anni

In questi giorni, in cui si ricordano quelli che ci hanno lasciato, ho visitato i cimiteri dove riposano i miei morti. Posso dire che ho un grande rispetto per quelli che mi hanno preceduto, specialmente per quelli che sono periti combattendo. Da anni m’interesso affinché le tombe dei caduti della Grande Guerra poste nei cimiteri vicini a dove abito ( Pasiano, Cecchini, Rivarotta, Visinale, in provincia di Pordenione ) abbiano almeno un fiore e una poesia.
Questo mi sembra il modo giusto per ricordare quelli che sono morti donando la loro giovane vita alla Patria. Purtroppo devo dire che molti corpi di questi eroi sono stati esumati e gettati negli ossari. Questo  la considero una spregevole azione nei confronti di quei soldati che si offrirono alla Patria, scrivendo pagine di grande eroismo. Questi soldati non hanno nome, solo il buon Dio lo conosce. 
“Onorare i soldati del Regio Esercito Italiano che donarono la loro vita alla patria è un dovere per quelli che sono rimasti. Da allora sono passati  oltre cent’anni, ma il sangue versato dagli eroi, non potrà mai essere cancellato. Tanti sono caduti, il nostro compito è di non dimenticarli. La loro storia è un tesoro di eroismo da lasciare a quelli che verranno” In questi giorni pensavo a un avvenimento che sarebbe dovuto accadere ad Arcade, in provincia di Treviso. 
Si trattava di ricordare con una targa o un monumento il Re Soldato, Vittorio Emanuele III. Sarebbe stato a ricordo del sovrano Vittorio Emanuele III, che venne ad Arcade per conferire la medaglia d’oro alla signora Maria Baldo che aveva 13 figli, di cui sette partirono volontari per la guerra, e quattro non fecero ritorno a casa. In cuor mio non avrei visto nulla di negativo se si fosse ricordato con un monumento Vittorio Emanuele III. 
Ma nulla di tutto questo accadrà. Forse si sarà pensato di mettere in pericolo la democrazia. 
Io credo che in pericolo sia l’onore di questo Paese incapace di conoscere la storia e di accettarla. Un fratello di mio nonno, Gaetano, mi raccontava di come questo Sovrano avesse visitato il posto di combattimento dove si trovava. Rimase colpito dalla sua gentilezza e dall’affetto, con cui parlava ai soldati come se fossero suoi fratelli. 
Questo lo ricordò per tutta la vita, e non dimenticò mai di onorare il suo Re, almeno con la preghiera, dispiaciuto di non poterlo andare a onorare di persona. Quel viaggio in Egitto non poteva permetterselo, nel suo portafoglio alla sua morte trovai le foto del Re Vittorio Emanuele e dell’ amata Regina Elena Queste piccole foto le conservo nel mio portafoglio, perché i ricordi non muoiano con la morte di chi abbiamo amato.  In Italia si temono ancora i Savoia, nonostante si debba a loro l’unificazione d’Italia. “ Attorno al nome dei Savoia durano ancora le polemiche e le passioni. 
Ma di tutte le passioni, la più assurda è quella che pretende di cancellare la realtà dei fatti accaduti e delle persone che ne sono state protagoniste, tanto più quando le persone sono dei Re e riassumono perciò in se stesse la storia di un popolo con i suoi atti belli e i suoi atti brutti, le sue fortune e le sue disgrazie. 
Nemmeno il polemista più rancoroso può negare che la casa di Savoia è il simbolo dell’Italia almeno per l’ultimo secolo, e nessun uomo di parte può dimenticare che Vittorio Emanuele  III, il Sovrano attorno al quale si muove il periodo più lungo e più fitto di vicende della storia dell’Italia monarchica, è stato il Re di una guerra persa, ma anche il Re di una guerra vinta; e che in ogni caso non se ne se ne può ignorare la figura, se si vuole ripercorrere la storia italiana di questo mezzo secolo” (Oggi del 14 giugno 1951).

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