NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

domenica 6 marzo 2016

La Sinistra Sociale Monarchica - III parte

"L'operazione Togni”

In tale situazione di crisi nazionale il problema contingente che, dà il tema alla situazione politica, così per la più parte degli uomini responsabili come per una notevole parte dell'opinione pubblica non comunista, è espresso da questa domanda: come arrestare il progressivo spostarsi del suffragio elettorale verso i partiti di Estrema Sinistra? Si noti che un tale slittamento, dopo essere stato annunciato come da un campanello di allarme dai voti giovanili (elettori per la Camera e non per il Senato) nelle elezioni politiche de] giugno 1953, ha di poi preso un moto progressivo. e tende a consolidarsi e ad accelerarsi attraverso i dati delle successive elezioni amministrative.

Di fronte a questo problema molti credono che sia giunta l'ora del «fronte unico», del blocco al di sopra delle ideologie, della «unione nazionale», contro il Comunismo, da parte di tutte le forze politiche che comuniste non sono: una tale suggestione è diffusa così nell'opinione pubblica come tra gli uomini politici, così all'interno del Quadripartito come tra le forze che ne sono fuori, non escluse quelle monarchiche, e per realizzarla lavorano cospicue forze, specialmente internazionali, del mondo capitalistico. Si tratta di quella che può chiamarsi la «operazione Togni» dal nome del Deputato democristiano che, essendo uno degli uomini di punta del Capitalismo internazionale nella politica italiana, cercò di affrettarne e provocarne la realizzazione con una recente provocatoria azione nell'aula parlamentare. In essa il blocco, o altra forma di collaborazionismo, tra tutti i partiti anticomunisti, andrebbe completato da una serie di misure discriminatorie e repressive contro i partiti e le organizzazioni sindacali dell'Estrema Sinistra, che dovrebbero andare da una discriminazione politica a danno degli iscritti alla C.G.I.L. nell'assunzione degli operai da parte dei datori di lavoro (l'on. Togni ha chiaramente espresso questo suo punto di vista in una sua lettera aperta agli elettori di Piombino durante la campagna elettorale del 1953) a tutta una serie di norme legislative di carattere repressivo, in materia di polizia, di stampa, elettorale, eccetera. Del resto, la legge elettorale con la quale si è votato nel giugno 1953, quella con la quale si è votato lo scorso 14 novembre in Valle d'Aosta ed in genere tutte le leggi elettorali «truccate» di cui si parla, non sono che anticipazioni o strumenti di codesta «operazione Togni ».

Per quanto tale suggestione sia molto diffusa -ed anzi proprio perchè molto diffusa, e propiziata da forze occulte tanto potenti quanto pericolose come sono quelle dell'internazionale capitalistica - bisogna avere il coraggio di denunciarla come grossolana ed inefficiente al fine che mostra di voler proporre agli uomini in buona fede cui si rivolge, come storicamente non attuale, e sopratutto come logicamente assurda e politicamente immorale. Mettersi sul serio sulla via della cosiddetta «operazione Togni» significherebbe non soltanto accelerare quello slittamento del suffragio elettorale verso i partiti dell'Estrema Sinistra  cui si dice di voler porre rimedio, ma provocare in questo senso un improvviso rovesciamento di favori,  e non soltanto da parte di masse ingannate dalla demagogia socialcomunista o rese stanche ed esasperate dalla pesantezza della situazione economica e dall'ingiustizia di quella sociale, ma anche da parte di notevoli strati della classe dirigente, che reagirebbero, in base alla persuasione che nel metodo democratico si devono osservare pulitamente le regole del giuoco ed alla convinzione morale che la Libertà va difesa non soltanto contro il Comunismo, ma contro chiunque tenti sopraffarla.

A parte la grossolanità della « operazione » - sulla quale non è necessario immorarsi, - è opportuno metterne in luce la sua mancanza assoluta di attualità storica, giacché essa vorrebbe essere o almeno apparire (per coloro che in buona fede ne, accolgono la suggestione) come una ripetizione dell’esperimento già riuscito in Italia tra il 1921 ed il I924. L Ma proprio perchè riuscito allora, in quelle circostanze, quell'esperimento non potrebbe che fallire adesso, e non soltanto perchè tutti ricordano quel che avvenne di poi, e come progressivamente quella restaurazione dell'ordine sia sfociata nella dittatura, e questa si sia progressivamente corrotta sino a divorare le sue stesse migliori realizzazioni ed a concludersi con un epilogo per sè stessa inglorioso e tragicamente rovinoso per la Nazione. Riuscito allora, quell'esperimento non potrebbe che fallire adesso perchè ci troviamo in una situazione storica del tutto diversa, e per rilevantissimi aspetti opposta, rispetto a quella del 1921-24. A parte il fatto - e potrebbe sembrare, questa, osservazione soltanto scherzosa, ma non lo è - che l'on. Togni non ha neppure minimamente la statura umana e politica di un Rossoni, sono le due principali condizioni storiche gli esponenti del P.L.I. uno che possa assomigliare, anche da lontano, al Salandra, o tra quelli del M.S.I. qualcuno che possa ripetere le parti di un Balbo o di un Rossoni, sono le due principali condizioni storiche che, ad un trentennio di distanza, sono assolutamente rovesciate. Il Comunismo, prima di tutto, era allora costituito da una falange relativamente piccola di fanatici, che aveva alle spalle una Rivoluzione di Ottobre ancora impacciata negli incidenti della controrivoluzione e nei primi tentativi, non tutti riusciti, della sua azione all'interno della Russia, ed internazionalmente isolata, e che in Italia era politicamente iscritto nella forza di un Socialismo, di lui meno radicale quanto ben più potente per prestigio di dirigenti e per ampiezza di organizzazione politica e per dominio sulla organizzazione sindacale. Oggi non soltanto si è rovesciato questo rapporto di forze all'interno dell'Estrema Sinistra in Italia, ed il P.C.I. conta in proprio su di una vastissima organizzazione politico-sindacale, formidabilmente attrezzata e ben diretta, all'interno della Nazione, ma la Rivoluzione di Ottobre di allora è diventata una delle tre Principali Potenze mondiali sul piano territoriale come su quelli politico, diplomatico e militare. L'altra principale condizione storica del problema, anche essa, e purtroppo, rovesciatasi, riguarda la Nazione: la quale, più che non della concreta situazione economica e sociale, soffriva allora l'esasperazione della Vittoria Perduta, malgrado la Guerra Vinta, e le stesse mancate rivendicazioni economiche e sociali entravano nel conto dei non conseguiti fini della Vittoria, laddove soffre ora, principalmente ed assai più gravemente quanto alle condizioni concrete, del disagio economico e delle ingiustizie sociali, e ne soffre non sulla base di una esasperazione nazionale come allora, ma sulla base di un pressoché totale disincanto da questi sentimenti, dal quale soltanto ora accenna a guarire, e che è stato generato ed approfondito dalla triplice delusione della Dittatura in cui la Nazione aveva creduto o sperato e che rovinò rovinandola, della Guerra che la Nazione combatté con impari ed inesausto eroismo e che fu ciononostante perduta, dei nuovi Alleati che si presentarono in veste di liberatori e poi agirono con metodi da occupatori prima e da liquidatori fallimentari di poi. Tutto ciò - durato ormai per più che dieci anni - toglie ogni garanzia ad una «operazione» che questa volta, anche se fosse possibile, avverrebbe non a vantaggio della Nazione, ma di forze internazionali il cui imperialismo non è meno duro e meno crudo per il fatto che agisce con i mezzi della schiavitù economico finanziaria anziché con quelli dell'occupazione territoriale e politica. Chi voglia misurare lo choc dalla Nazione subito attraverso la sua triplice delusione, ed il disincantamento di cui soffre, ed il rovesciamento psicologico rispetto alle condizioni di un trentennio fa, ha a disposizione un preciso termometro: egli non ha che confrontare l'indifferenza con la quale ora è stata accolta la rinunzia all'ultimo lembo della Venezia Giulia fuorché alla cittá di Trieste, ed anzi la falsa retorica con la quale la si è mascherata per disciplina di partito o per speculazione ideologica, con l'empito di sentimenti e di azione con cui allora la Nazione reagì al tentativo soltanto di rinunciare a Fiume, e vi reagì non per sentimento di ideologia e di partito, ma di Patria e di coscienza nazionale. Misurato il confronto, per malinconico che ciò sia, egli ne tiri le somme.


Ma, quando anche questo rovesciamento di condizioni storiche non si ponesse incontrovertibilmente contro la «operazione Togni», contro di essa rimangono invalicabili le obiezioni che muovono dalla probità democratica, dalla morale politica, dalla coscienza dell’unità nazionale.

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