Questa prospettiva e
questi orientamenti di una democrazia sostanziale e completa, di un sistema
democratico che non sia una facciata, ma che giunga e tocchi ed animi la, vita
di ogni italiano, sono condizionati dall'esistenza di un preciso ordine civile
e politico. Perchè, cioè, si possa fondare solidamente la democrazia in Italia
occorre che vi sia un'atmosfera di fiducia e di serenità, una volontà di tutti
di operare su un vasto piano comune, il rispetto della legge, espressione della
volontà del popolo, il riconoscimento della libertà dell'individuo di pensare e
di agire.
Questo problema, se è
impellente oggi in cui faticosamente cerchiamo la strada che ci avvii alla vera
democrazia, ha una sua importanza particolare per il nostro domani. Esso, si
collega direttamente al problema costituzionale, cioè al problema degli
istituti che dovranno formare la base, del nuovo Stato e che, in termini
politici, significano garanzia e difesa della libertà e della democrazia.
La base del nuovo Stato
Condizione essenziale
per ciò, e in particolare per un Paese che esce dalla dura esperienza di un
esasperato centralismo, è l'articolazione del sistema in una ricchezza e
varietà di istituti, in un giuoco di equilibri e di contrappesi; un
decentramento, insomma, di poteri in alto e in basso. Il problema quindi va
affrontato, oltre che sul piano della tecnica costituzionale, anche dal punto
di vista della situazione morale e psicologica del Paese.
Sarebbe vuota demagogia
negare le conseguenze che ha avuto per l'educazione civile e politica del
popolo una ventennale esperienza dittatoriale. Se è vero, come è stato detto,
che gli italiani sono più inclini ad obbedire ad un uomo che alle leggi,
l'esperienza fascista ha esasperato questo nostro difetto di coscienza civile.
Sappiamo bene che non v'è costituzione od istituto cosi perfetto da garantire
per sè la libertà, e che questa in definitiva è difesa solo dal popolo che vuol
difenderla, che è disposto a battersi per difenderla. Ma ciò non può
significare totale agnosticismo verso le forme giuridiche costituzionali.
Queste sopratutto hanno il valore di esprimere appunto la nostra volontà di
libertà e di democrazia. Si tratta, dunque, in sostanza, del problema della
struttura politico-amministrativa dello Stato a cui si lega il problema del
regionalismo e dell'autonomismo. Si tratta, cioè di trasformare, la struttura
accentrata dello Stato, caratteristica dello Stato costruito rei Risorgimento e
giunto fino a noi nella forma esasperata e mostruosa dello Stato fascista;
forma favorita dal disinteresse per la cosa pubblica vastamente diffuso nella
società italiana, e dalle diversità di condizioni morali, politiche, economiche
e sociali delle varie regioni d'Italia.
Oggi, la crisi del fascismo
e della guerra hanno fatto in pezzi lo Stato burocratico ed accentratore e si
sono create, condizioni diverse, interessi diversi, ed un moto centrifugo
particolarmente vivo,. Siamo persino di fronte al serio pericolo di scissioni
territoriali periferiche in un Paese, come il nostro, che per tre quarti è
periferia, Tanto dire che è in giuoco la stessa unità del Paese; quella unità
che è, invece, tra quel poco che. deve essere conservato. Occorre, quindi, una
radicale riforma della struttura statale che dia il massimo rilievo alle forze
ed alle ragioni di vita locali, e, per tale via componga le laceranti antitesi
territoriali, che si sommano alle antitesi di ordine sociale. Una formula
rivoluzionaria di sinistra non è, a nostro avviso, a ciò idonea, perchè farebbe
perno sii quelle antitesi che si tratta invece di comporre e metterebbe in
definitiva di nuovo capo ad uno Stato accentrato e burocratico, sebbene fondato
su di una base sociale capovolta.
L'unica formula
possibile è dunque quella di una democrazia nuova, effettiva, autentica, che
possa assolvere a due funzioni essenziali: quella di costruire il nesso
unitarie d; uno Stato tutto articolato in autonomie, e quella di costituire la
garanzia di una unità sociale: cioè la garanzia di una mobile vita dell'individuo,
dei gruppi e delle categorie, di un moto progressivo che abbia per fine la
libertà, cioè lo sviluppo di tutte le energie e non il prepotere di alcuni su
altri. Con queste idee direttive, noi ci prepariamo alla Costituente che
risponde ad una esigenza di carattere morale, di revisione profonda di tutta la
nostra struttura politica, amministrativa, sociale ed economica. Ma questa
struttura è subordinata alla scelta che il popolo vorrà fare preventivamente
con libera e, diretta consultazione, della forma istituzionale dello Stato.
Il problema
istituzionale
Si dice che noi siamo
monarchici, e per ciò reazionari. Si vogliono identificare i monarchici con la
reazione, e la repubblica, qualunque repubblica, con la democrazia e la
libertà. E' perciò bene intendersi ed innanzi tutto smetterla una buona volta
con le parole che hanno solo un significato demagogico. In Italia vi sono certo
forze refrattarie e contrarie ad un ordine democratico sia politico che
sociale. Difficile è però individuarle con precisione nella topografia politica
e sociale. Esse sono troppo furbe, troppo rotte all'arte del trasformismo per
puntare sii di una sola carta, la
carta che è oggi visibilmente meno popolare, meno di moda. L'altro ieri
liberali, ieri fasciste, con tessera o senza tessera, oggi attendiste, domani
repubblicane o monarchiche, queste forze hanno tutto da temere e da perdere da
un effettivo regime di libertà e di democrazia. Il problema nei riguardi di
tali forze, che hanno complicità vaste in ogni ceto, è di neutralizzarle
consolidando un effettivo ordine democratico.
Noi, invece, abbiamo un
preciso programma che è Quello della democrazia e di fronte al 'problema
istituzionale, soprattutto di fronte a tale problema, ci sentiamo solo italiani
e democratici.
Italiani, perché
intendiamo posporre ogni interesse particolare, quale esso sia, di chiunque
esso sia, all'interesse generale del. Paese, e perchè vogliamo rimanere
aderenti alla, concreta realtà morale e psicologica, politica e sociale della
vita nazionale. Democratici, perchè intendiamo accettare con assoluta lealtà la
soluzione che tutto il popolo italiano avrà preso. Noi dunque non poniamo, ma
nemmeno accettiamo, pregiudiziali rigide, dilemmi ricattatori Non si tratta di
salvare la Monarchia o una Dinastia. Si tratta
dell'avvenire del Paese. E in questo problema bisogna essere soprattutto onesti
ed obiettivi. Noi pertanto, sentiamo un solo dovere: quello di illuminare il
popolo sui vari aspetti di questo problema. Problema imposto, forse. dai
partiti interessati a distogliere soprattutto la pubblica opinione. da quegli
altri problemi gravi ed impellenti che essi sanno di non poter risolvere,
nonostante le. mille affermazioni ideologiche particolari.
Ma obiettivamente il
problema esiste ed è aperto. E non è certo per negarlo od eluderlo che abbiamo
insistito che, fino a decisione. contraria o diversa del popolo, sia rispettata
la continuità costituzionale. Come abbiamo dichiarato, esso è legato al
problema della struttura dello Stato che deve essere riveduta. Abbiamo invece
insistito sulla continuità perchè non manchino all'individuo in questo periodo
di eccezione quelle garanzie che, comunque, gli derivano dall'ordine
statutario. Ed anche perchè tale continuità implica impegni di carattere,
internazionale che non possiamo compromettere, perchè rappresentano l'unico
filo che ci lega alle Nazioni libere e democratiche e che ci riporta nel
circolo della vita internazionale. Perchè, infine, tale continuità consente
l'utilizzazione al servizio dell'Italia di grandi forze morali P. tecniche
nella nostra guerra di liberazione,
Monarchia e fascismo
La corresponsabilità
morale e politica del Sovrano nella dittatura fascista esiste. Si può opporre
che essa è diffusa e distribuita in tutta la classe politica dirigente del
tempo, e che il colpo di Stato del 25 luglio, atto che implicava una decisione,
una volontà ed un rischio, ha dato all'Italia l'iniziativa della sua
liberazione, per quanto sollecitato e favorito dalla pressione di forze che nel
Paese avevano già corroso e minato il regime fascista. Si può, cioè, sostenere
che sul piano dei formalismo giuridico, le responsabilità del Sovrano possono
essere contestate. Ma sul piano politico e morale, ciò non è possibile.
Il problema della
collusione Monarchia - fascismo deve avere una sua soluzione.
Faccio presente a
chiunque in questa materia che in politica bisogna essere prima di tutto onesti
e obiettivi.
Noi non poniamo nessun
limite alla ricerca ed alla contestazione di responsabilità. Diciamo solo che
questa dovrà essere esplicitamente determinata dalla volontà del popolo
chiaramente espressa e dovrà coinvolgere effettivamente tutti i responsabili,
diretti e indiretti, attivi e passivi, dello, crisi della libertà italiana.
La drammaticità delle
esperienze fatte e la tempesta passionale sollevata possono spiegare, ma non
giustificano l'estensione all'istituto monarchico delle colpe fatte al Sovrano.
Poiché, per sbarazzarsi della Monarchia, non basta fare il processo a Vittorio
Emanuele III. Bisogna fare il processo a Vittorio Emanuele II e al Conte di
Cavour. Bisogna, cioè, mettere in discussione la nostra indipendenza e la
nostra Unità. Ora, quel che interessa invece è di riflettere sul modo come
queste furono attuate. Non si può, cioè, negare il dato storico che lo Stato
burocratico e accentratore ha avuto in Italia una cornice monarchica. Ma il
nesso storico non è un nesso logico. Ed è proprio per questo che noi vogliamo la Costituente ; quella
Costituente che non fu convocata 85 anni fa. E fu forse un male. Poiché una
revisione profonda della struttura stessa dello Stato in Italia è necessaria ed
indispensabile, ed un ritorno puro e semplice allo Statuto o una sua revisione
con qualche ritocco, è impossibile. Lo Statuto, concesso e non pattuito,
sebbene con esso raggiungemmo l'unità nazionale, è un'esperienza ormai
esaurita.
Monarchia o Repubblica
Il popolo dunque è posto
di fronte al problema della scelta tra una Monarchia nuova, che nasca dal
travaglio di questa crisi, consapevole dei termini di questa crisi e pronta ad
assolvere quelle funzioni che il popolo italiano sovranamente le potrà affidare
ed una repubblica che teoricamente è istituto perfetto. Ma quale repubblica?
Poiché vi sono forme non solo diverse di repubbliche, ma sostanzialmente
opposte ed antitetiche. Oggi molte voci discordi rispondono alla parola
repubblica. Esse vengono da alcuni partiti, da parti notevoli di altri, e da
parte, dei Partito Repubblicano Italiano, il più coerente, perchè l'unico che
concepisce una repubblica, democratica secondo la suggestiva tradizione
mazziniana. Fra questa ridda di repubbliche è infatti teoricamente possibile, e
di fatto molto probabile, che venga fuori una repubblica che non sia
democratica Pietro Nenni ha detto che la repubblica dovrà essere socialista. Ma
essa potrà essere anche comunista, o altro; vedi l'esempio fascista. E in tal
caso non sarà democratica e la libertà non sarà né difesa, né garantita. E'
ovvio infatti che qualsiasi tesi a favore, di una monarchia o di una repubblica
democratica cadono e non hanno presa di fronte ad una tesi politica, come
quella della rivoluzione sociale, intesa nei termini del marxismo come lotta di
classi e dittatura del proletariato. Per un tale programma, sia visto in
generale, sia visto nella concreta situazione Italiana, tanto una monarchia,
tanto una repubblica democratica costituiscono un ostacolo poiché, malgrado
ogni sofisma o abilità verbale, ogni qualvolta si stabilisce un totalitarismo
economico si esce dalla democrazia: in quanto vengono a mancare le sue condizioni
essenziali, e cioè il metodo e la dialettica della libertà.
La concreta ed attuale
situazione italiana dimostra che, almeno per un certo tempo- ancora,
difficilmente un Presidente della repubblica potrebbe rispondere alla necessità
di garantire e difendere la libertà. Se un Presidente avesse un grande potere
personale o legale, ingoierebbe fatalmente il Governo e si identificherebbe
fatalmente con esso. Se non avesse questo potere, si vanificherebbe, come nella
Terza Repubblica francese, ed il Governo sarebbe tutto.
E' questa un'ipotesi
tutt'altro che teorica in una Italia il cui potere soverchiante dell'Esecutivo
ed il suo accentramento sono stati una infausta tradizione, anche pel periodo
cosiddetto democratico prefascista. Un Sovrano, invece, potrebbe avere dei
poteri limitati, ma precisi, e delle responsabilità effettive; e, quindi
potrebbe difendersi dalle attrazioni degli altri poteri.
In sostanza, l'istituto
monarchico, che si ripresenta oggi con tutti i lati negativi e il suo passivo,
si contrappone ad un istituto repubblicano che non si sa quale, possa essere, e
che rappresenta, in definitiva, un salto nel buio.
Ma in ogni caso
l'istituto monarchico dovrà rompere con tutto il suo più recente passato
attraverso un rigoroso ed aspro processo di autocritica, dovrà
spiemontesizzarsi e smilitarizzarsi e dovrà sentire le esigenze dei tempo e la
voce della Nazione. Ecco i termini del. problema con il pro e il contro dei due
istituti. Il popolo deve porsi questi problemi e decidere ìn base ad essi per
l'istituto che realmente gli assicuri Il normale ed !effettivo esercizio dei
diritti democratici.
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