NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 23 febbraio 2019

Così i Savoia vissero in Egitto


La coabitazione a casa Ambron

Quello di casa Ambron (e non Zambron, Hàbon, com'è stato detto) fu veramente per Vittorio e per Elena un approdo di fortuna. In quattro e quattr'otto essi dovettero lasciare la sontuosa fiorita dimora di Antoniadus, offerta loro da Faruk il giorno stesso dello sbarco in Egitto, perché la commissione britannica sbarcata ad Alessandria la volle per sé, subito, disinvoltamente osservando di non capire come un asilo diverso, uno dei varii messi dal governo del Cairo a sua disposizione, sul mare, nel retroterra, con giardino e senza, non potesse ugualmente servire per la famiglia Savoia che (bisognava tener conto anche di questo), era ormai ridotta a cinque o sei persone, seguito e servitù inclusi. 
Faruk ne rimase molto contrariato, ma Vittorio lo tolse rapidamente di pena e d'impaccio facendo sapere al suo giovane amico che non c'era poi nulla di troppo grave in quel che stava accadendo e che, ormai, ai rapidi trasferimenti aveva fatto l'abitudine. Egli si reputava, ed era,un cittadino privato, e di questa improvvisa qualità cominciava a capire, e a rivendicare, i più elementari e preziosi vantaggi: primo, quello d'abitare una casa propria, senza intorno contese o discussioni.
Gino Olivieri, una specie di nostromo di Casa Reale, trovò la casa d'un ricco italiano, da molti anni  residente in Egitto, nel quartiere Moharrem Bey a circa tre chilometri dal centro della città, verso la marina. Casa Ambron, un nome circondato della maggiore stima e della più grande simpatia in tutto l'Egitto.
[...]





Nessun commento:

Posta un commento