da Alberto Lancia
Gli italiani esistono da 21 secoli, solo
che spesso se lo dimenticano. E si fanno raccontare i casi loro dagli altri.
Così fra eclissi (temporanea…) degli Stati-nazione, narrazioni interessate
degli stranieri e autolesionismo tutto nostrano, spesso l’identità italiana
viene dimenticata dai suoi stessi portatori. Il numero di “Storia in Rete” in edicola in questi giorni apre
al dibattito sull'identità italiana: multiforme, sfuggente, sicuramente
contraddittoria. Ma innegabile.
Nell’era in cui secondo certi politici basta il tifo calcistico a fare
un italiano, la lettura di questo numero della rivista
diretta da Fabio Andriola è una boccata
d’aria fresca e una stella polare per orientarsi dopo anni di mistificazioni e
destrutturazione della nostra autocoscienza nazionale. Scopriamo, per esempio,
che è una balla che l’italiano come lingua sia un’invenzione post-unitaria, e
che un piemontese e un pugliese non riuscissero a comunicare fra di loro prima
del Risorgimento o – addirittura – della Grande Guerra.
[…]
Poi, tre salti nel dopoguerra. Il
primo con un estratto da un saggio di Giulio Vignoli sul lento declino della Monarchia
in Italia durante il dignitoso ma sterile politicamente esilio di Umberto II.
Aldo Ricci racconta l’attentato a Togliatti di settant’anni fa e il “niet” di
Stalin a una seconda guerra civile in Italia (ma la base non lo sapeva…).
[...]
Come già altre volte segnaliamo senza per questo condividere in toto.
Buona, eventuale, lettura.
Buona, eventuale, lettura.
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