Il silenzio sulle elezioni del
18 aprile 1948, di cui pure ricorreva il settantesimo anniversario mi spinge ad
alcune considerazioni su tale data, quasi dimenticata anche perché in questa
ricorrenza ben poche voci si sono levate a ricordare questo evento fondamentale
per la nostra libertà, per la scelta occidentale e per la conferma delle istituzioni
democratiche e parlamentari.
Ripartiamo dal 2 giugno 1946
ed ai risultati elettorali dei partiti per la Costituente : primo partito la Democrazia
Cristiana,( voti 8.101.004 – 35,21% -seggi 207), secondo partito il Partito Socialista
di Unità Proletaria,( voti 4.758.129 -20,68%- seggi 115), terzo partito il Partito
Comunista Italiano,( voti 4.356.686 -18,93%- seggi 194), seguiti poi dall’Unione
Democratica Nazionale ( Liberali e demo laburisti), Uomo Qualunque, Partito Repubblicano,
Blocco Nazionale della Libertà ( monarchici) e Partito d’Azione. Come si vede la
somma dei voti dei due partiti di sinistra, pari a 9.114.815, sopravanzava di oltre
un milione la Democrazia Cristiana, e l’organizzazione del PCI, ed il suo numero
di iscritti era superiore a quello di qualsiasi altro partito. Perciò essendo uniti
PCI e PSIUP da un patto d’unità d’azione la possibilità di una conquista democratica
del potere non era da escludersi. Inoltre Togliatti, aveva ben presente il successo
dei Fronti Popolari di cui avevano fatto parte i partiti comunisti, avvenuto in
Francia e Spagna prima della guerra, politica impostata da Stalin per
raggiungere il potere, per cui per il 18 aprile lanciò anche in Italia questa formula,
con un simbolo non partitico, ma di grande effetto propagandistico, cioè il
ritratto di Garibaldi. Credo sia qui inutile spiegare il fascino del nome, che oltre
al suo significato storico risorgimentale e popolare, si ricollegava ai ben più
recenti eventi della Resistenza, dove alle formazioni militari organizzate dal partito
comunista,era stato dato appunto il nome di “Garibaldi”.
Vi era stata però una scissione
nel PSIUP, perché un gruppo minoritario, ma rispettabile per il nome ed il
prestigio del suo leader, Saragat, aveva abbandonato il vecchio partito creandone
uno nuovo, per cui i voti socialisti sarebbero fatalmente diminuiti, cosa che in
effetti avvenne. Per rimpolpare i possibili elettori del Fronte Democratico Popolare,
Togliatti, inventò gli “indipendenti di sinistra”, razza estintasi solo recentemente,
cioè personalità genericamente di sinistra,anche e specie del periodo prefascista,
alle quali il PCI assicurava il seggio, senza chiedere l’iscrizione, veri “specchietti
per le allodole”, ovvero per gli elettori.
Una serena valutazione del voto
del 1946 avrebbe dovuto dare una certa tranquillità all’elettorato non comunista,
in quanto PSIUP e PCI erano sotto il 40% dei votanti,ma il frazionamento elettorale
del centrodestra, nonché dall’altra parte la capacità propagandistica capillare
degli “agit prop” del PCI,spaventò il predetto elettorato, facendo affluire il
voto della stragrande maggioranza dei non comunisti ed anticomunisti sulla Democrazia
Cristiana, alle cui mancanze organizzative supplirono i Comitati Civici con
Luigi Gedda, nonché anche Sacerdoti, come Padre Lombardi, definito “microfono di
Dio “ ! Vi furono anche lettere di italiani all’estero che scrivevano ad amici e
parenti perché non si facessero ingannare dal viso di Garibaldi, ed un giornalista,
Guareschi, con il settimanale “Il Candido”, che coniò gli slogan anticomunisti più
felici, ripresi nei manifesti affissi in tutta Italia, tipo “nel segreto dell’urna
Dio ti vede, Stalin no”, personaggio il Guareschi, difficilmente contestabile da
parte comunista, in quanto era stato uno dei 600.000 soldati italiani,
rinchiusi nei lager nazisti, dopo l’8 settembre 1943,per non aver voluto rinnegare
il giuramento di fedeltà fatto al Re.
I risultati elettorali furono
superiori alle stesse aspettative, ed evento non più ripetuto vigendo il
sistema elettorale proporzionale, la Democrazia Cristiana, con il 48,5% dei voti
popolari, pari 12.740.042, raggiunse da sola, con 305 seggi su 574, la maggioranza
nella Camera dei Deputati, mentre il Fronte Democratico Popolare, si fermò al 30,98%
pari a 8.136.637 voti e 183 seggi,per cui De Gasperi continuò a governare fino al
7 giugno 1953, quando invece la DC ebbe un forte salasso di votanti, che affluirono
ai partiti di destra, particolarmente al Partito Nazionale Monarchico,i cui elettori
avevano il precedente 18 aprile, accantonato le proprie idealità e le giuste rivendicazioni
referendarie per convergere sulla DC, ritenendola il solo argine al comunismo, argine
che poi si rivelò molto poco solido.
Il confronto di questi dati numerici
dei voti avuti dalla Democrazia Cristiana e dal Fronte social comunisti, con
quelli due anni prima, 2 giugno 1946, relativi al referendum istituzionale tra Monarchia
e Repubblica, dimostrano che la scelta democratica ed occidentale dell’Italia è
avvenuta grazie ai voti di coloro che avevano votato per la Monarchia, mentre la
quasi totalità dei voti dati al Fronte appartengono ai sostenitori della scelta
repubblicana, che se il Fronte avesse prevalso,avrebbero portato gli italiani
nel blocco sovietico, come Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria,
Romania, Bulgaria,Jugoslavia, con tutte le relative conseguenze e per cinquant’anni,
fino alla caduta del “muro” di Berlino, sarebbero stati soggetti a regimi polizieschi,
nemici della libertà, dispotici, violenti ed oppressivi.La scelta del 18 aprile
1948, anche dopo 70 anni, deve rimanere una scelta irreversibile.
Domenico Giglio
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