L’emellino
E la porpora, come il
Fantaccino
Renduto in panni bigi,
sfanga nel fosso o va calzato
d’uosa
cercando nella cruda alpe
nevosa,
Dio vero, i tuoi prodigi.
Salva il Re che partisce il
Pane scuro
Col combattente e non
Isdegna il duro
Macigno alla sua sosta
Né pe’ suoi brevi sonni strame
O paglia….
Sospesi ai rossi orli della
battaglia
che sotterra è nascosta.
Proteggi il Re del sollecito
Amore
Che in casta forza il tremante
Dolore
Cangia con l’occhio fermo,
il Re che in fronte ha la ruvida
ruga
e pur si dolce esser può
quando asciuga
la tempia dell’ infermo.
Proteggi il Re della semplica
Vita
Chinato verso ogni bella ferita
Che è rosa del suo regno,
chinato verso il sorriso dei
morti,
verso il sorriso immortale dei
morti,
che è l’alba del suo regno.
Gabriele d’ Annunzio
- dalla
terza delle cinque
“preghiere dell’ avvento” composta
il 19 novembre
1915
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