NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 11 marzo 2023

Commemorazione di Re Umberto II

 A cura del Comitato Torinese per il decennale della scomparsa di S.M. Re Umberto II




Iniziamo la nostra commemorazione online riportando i testi della commemorazione del 1993. Si tratta di tre aspetti della vita del Sovrano: il Soldato, il Re e amico (della MOVM Edgardo Sogno del Vallino), l'uomo di Fede.

A 40 anni dalla Morte in esilio del Re Il senso della crudeltà e dell'ingiustizia subita da Lui e da tutti noi che lo amiamo rimane immutato.

L'opuscolo è stato condiviso con noi dal Cav. Marco Lovison.



UMBERTO DI SAVOIASOLDATO E COMBATTENTE


La localizzazione geografica degli antichi Stati Sabaudi, posti tra potenti e prepotenti vicini, determinarono nel tempo la permanente necessità della salvaguardia dell'indipendenza, sofferta e perduta, combattuta e riacquistata. Sicché dal popolo ai principi il vestire l'uniforme militare non fu mero fatto di costume o di orgoglio dinastico o di ambizione di parata, ma necessità di tutela del territorio.
Questo secolare costume non poteva non influire sul tipo di educazione dei Principi e soprattutto dell'Erede al Trono e così fu per il Principe di Piemonte Umberto, figlio di Vittorio Emanuele III.
Egli conobbe, ancora fanciullo, i fanti che si battevano ai confini per unire alla Patria le province dette irredente. La Sua vita pubblica in Patria s'iniziò quindi da bimbo tra le trincee e si compì nel secondo conflitto mondiale, in una guerra tragicamente pregiudizievole per l'Italia e per la Sua Casa. A quattordici anni, nel 1918, entra nel Collegio Militare di Roma, nel 1921 si arruola, volontario, nell'Esercito quale Granatiere del Primo Reggimento Granatieri di Sardegna, mentre gli vengono impartiti gli insegnamenti dei programmi dell'Accademia Militare di Modena. Caporale e poi Sottufficiale, è nominato Sottotenente e presta il giuramento militare a Roma il 21 novembre 1922. In quell'occasione gli Ufficiali del Suo Reggimento siedono al Quirinale alla mensa del Re.
Nel 1925 supera gli esami finali dell'Accademia Militare di Modena e viene promosso Tenente in Servizio Attivo.
La Sua vita militare prosegue nei diversi gradi e da Maggiore a Colonnello risiede a Torino, assumendo ivi il comando del Novantaduesimo Fanteria nel 1929. La guarnigione torinese rappresenta il periodo forse più felice e brillante del Principe. Nonostante gli impegni dinastici e mondani adempie con estrema serie- 
ta' ai suoi compiti militari.
Con il Suo trasferimento da Torino a Napoli, avviandosi ai più alti gradi, s'inizia in qualche modo il tempo delle Sue maggiori responsabilità e per altro verso della sua messa da parte dal Fascismo, che ne nota la tiepidezza nei confronti del Regime, che si accentua mano a mano che l'Italia va legandosi alla Germania. Quando la guerra divampa i Comandi che ricopre sono più nominali che effettivi. La Germania diffida di Lui. Si direbbe che per un lato la Monarchia non voglia impegnare il nome del suo erede in una guerra dissennata e per altro aspetto che il dittatore diffidi di un principe non allineato, che diventa critico.
Alla crisi dell'8 settembre vuole restare a Roma, ma l'obbedienza Lo obbliga a seguire il Re, perché il Re rappresenta la continuità dello Stato.
Si adopera per la rinascita dell'Esercito. Appena può raggiunge i reparti italiani che combattono. Egli stesso si batte con onore ed è tra i primi ad entrare in molte Città liberate.
Poi la Luogotenenza e l'ascesa al trono. Poi il referendum istituzionale e l'esilio dalla Patria.
Ma prima di lasciarla compie l'ultimo gesto del Suo comando militare liberando dal giuramento alla Sua Persona, non da quello all'Italia, i militari che lo avevano prestato.
Poi nell'esilio di Cascais riceve tutti, anche quelli che L'avevano tradito.
La Sua vita e' stata tutta un'attesa. Il motto di Re Carlo Alberto: "J'attend mon astre", è il Suo. Ed il Suo astro ha brillato tanto più quando il fulgore della Corona è restato un ricordo e Lui, Umberto, ha accettato, ha assunto una corona di spine. Chiniamo il capo e presentiamo le armi.

Alessandro Cavalchini Garofoli

Nessun commento:

Posta un commento