NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 18 marzo 2023

UMBERTO II UOMO DI FEDE

 



TESTIMONIANZA DEL NUNZIO MONS. HEIM

I miei primi contatti con Re Umberto coincisero con la mia Missione in Egitto nel 1970. Sua Maestà era preoccupata per la tomba di suo padre Re Vittorio Emanuele III che era morto ad Alessandria.

Il Re è sepolto nell'altare maggiore della Cattedrale Latina d'Alessandria, precisamente nella parte posteriore tra due scale che servono per salire ad accendere e spegnere le candele del monumentale altare. Solo una lastra di marmo bianco segnala il luogo dove riposa la salma; la lastra non porta che il nome VITTORIO EMANUELE III e le due cifre 1869/1947.

Ho visto per la prima volta questo umile monumento il 15 novembre 1969 e, dopo, lo ho visitato ogni volta che sono andato ad Alessandria. Ho riferito a Re Umberto che in quel tempo esaminava la possibilità di trovare un posto più degno e meno nascosto per la tomba.

Ho discusso la cosa con il Vescovo latino di Alessandria e ho disegnato un progetto per un monumento nella prima cappella laterale della Basilica. Ho parlato anche con il Governo Egiziano ed il Segretario di Stato mi ha detto: "dica al Re che non si preoccupi. Le piramidi sono la prova di quanto sono rispettate in Egitto le tombe dei monarchi."

Re Umberto ha poi abbandonato l'idea di far fare un altro sepolcro provvisorio per suo padre, perché pensava che la salma avrebbe dovuto essere portata al Pantheon, ma questo finora è stato ostacolato.

Personalmente ho incontrato Re Umberto per la prima volta nel settembre del 1973 quando, dopo la Messa Pontificale nella Chiesa Abbaziale di St. Maurice, mi ha rimesso la Gran Croce dell'Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Durante questa Messa sono rimasto impressionato dalla profonda religiosità del Re.

Un mio amico svedese domiciliato a Londra, che all’età di vent'anni da protestante luterano è diventato cattolico, mi ha scritto: "quando per la prima volta sono stato ricevuto dal Re nell'Hyde Park Hotel di Londra il Conte Olivieri mi ha introdotto nel salotto. Il Re si è mostrato gentilmente affabile e amichevole. Ad un certo momento ha guardato l'orologio dicendo - mi scusi, sono le sei, Le dispiace se diciamo l'Angelus insieme? - si è alzato ed ha recitato l'Angelus in latino facendomi segno di unirmi a lui. Ero molto impressionato dal sentimento religioso del Re che, anche in mezzo ad una conversazione non voleva rinunciare a questa sua abituale devozione. Dopo ha detto - mi perdoni di averla interrotto, ora continuiamo.

Questo mio amico avendo da tempo gravi problemi di salute ha bisogno di speciali trattamenti in ospedale. Quando Re Umberto ha sentito che si trovava di nuovo ricoverato ha fatto telefonare dal suo aiutante per sapere se era in difficoltà finanziarie e per far dire che in tal caso sarebbe stato 'ansioso di aiutarlo.

Un'altra volta ha fatto telefonare persino da una delle sue figlie Principesse per sapere se in aggiunta alla fragile salute avesse forse anche problemi materiali. Il mio amico non aveva bisogno di aiuto, ma fu profondamente impressionato dal delicato e generoso pensiero di Sua Maestà.

Abbiamo pure saputo che una volta, a Londra, ha invitato una famiglia di emigrati italiani che era in gravi difficoltà economiche. Non voleva imbarazzarli, ma quando stavano lasciando l'Hotel il Conte Olivieri dovette rimettere loro una busta con un generoso assegno.

Una volta, passeggiando con quello stesso mio amico, passando davanti ad una bottega di falegname il Re disse: "che nobile mestiere quello del falegname, pensando che il Figlio di Dio fu chiamato, ed era in un modo, figlio del falegname." Infatti Dio, Gesù Cristo e la Madonna erano sempre nella mente di Re Um­berto.

A Londra, quando una volta la macchina fu bloccata dal traffico l'autista si scusò per il ritardo, ma il Re disse: "fa niente; qualche volta è bene essere costretto ad aspettare, ci dà un'occasione inaspettata di pregare."

A momenti Re Umberto sembrava triste, ma mai mostrava rancore. Uscendo da una Chiesa si fermò davanti ad un grande Crocifisso e disse: "Cristo ha accettato il tradimento di amici che sembravano fidati, perché' allora noi dovremmo essere amareggiati?" Soffrire invece di dover stare lontano dalla patria, ma era rassegnato pur sapendo, come noi, con quanti trucchi e irregolarità si arrivò al risultato di quel referendum.

Ogni volta che Sua Maestà era a Londra mi faceva l'onore di accettare un mio invito. Nel 1982 poi ho potuto visitarlo più volte nella London Clinic. Mi ha pregato di portargli la S. Comunione in occasione di future visite e l'ha sempre ricevuta con edificante devozione.

All'amico svedese ha detto: "preghi per me", e lui ha risposto: "sicuro Sire, Lei ha molti amici dappertutto che pregano per Lei". Il Re sorri­deva dicendo: "crede veramente? Con la pre­ghiera si ottiene molto!"

Quando ho visitato Sua Maestà nella Lon­don Clinic il 21 dicembre 1982 ha detto: "a Natale vorrei venire a Messa in Nunziatura." Era il suo ultimo Natale. Soffriva molto, ma era molto raccolto ed ha ricevuto la comunione con grande devozione. Questa ultima uscita dalla clinica gli è costata un grande sforzo, ma ha pure accettato una leggera colazione.

L'ultima volta ho visitato il Re alla London Clinic il 7 febbraio 1983. Si era completamente arreso alla volontà di Dio e mi ha detto che avrebbe voluto farsi portare a Ginevra per morire più vicino all'Italia. Uscendo dall'in­fermeria ho incontrato la Regina; ero afflitto ed ho sentito tragico il fatto che il più pio e cordia­le dei Re Sabaudi, a causa delle macchinazioni di fanatici antimonarchici, doveva essere l'ul­timo.

Nessun Presidente della Repubblica ha po­tuto far meglio di quanto avrebbe potuto fare Re Umberto II che è stato esiliato prima di essere veramente conosciuto.

+ Bruno B. Heim N.A.


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