Il quattro ottobre di
quest’anno, Trieste, una delle città più belle d’Italia è stata colpita al
cuore, due giovani poliziotti, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, sono stati
uccisi nell’adempimento del loro dovere. La notizia ha sconvolto i cittadini
italiani.
A uccidere questi agenti di polizia è stato un giovane dominicano
che viveva con la madre e il fratello a Trieste.
Qualcuno un giorno scrisse che chi muore a vent’anni, ha
sempre vent’anni. Questi due cari ragazzi avevano trent’anni, una vita ancora
tutta davanti. Erano orgogliosi di indossare la loro divisa, come fieri erano
le loro fidanzate e i loro familiari. Nel cuore di questi giovani, di questi
figli d’Italia, c’era la volontà di sposarsi, di avere dei figli, cosa che ora
li è stata strappata con il sangue, in una bella giornata a Trieste, la città
che amavano. Un caro amico militare stamattina mi ha detto che questi
poliziotti avevano riferito alle loro famiglie che erano felici di lavorare a
Trieste.
Quando un dramma ci coglie, quando il sangue di questi eroi
ha bagnato la terra, si pensa al cielo degli eroi che è ancora più luminoso,
perché ci sono aggiunte altre due
stelle. Nel cuore di una madre e di un padre, si crea una ferita, che non
guarirà mai.
Questo dolore non avrà consolazione, perché non si troverà mai una
motivazione a questo crimine efferato.
Quando penso a loro, e a tutti i caduti tra le forze
dell’ordine per il bene del Paese, mi auguro che non siano mai
dimenticati.
La notte del 4 ottobre,
nella tristezza per il tribolato evento di sangue, ho guardato la volta del
cielo stellato e mi sono venute in mente le parole che scrisse Giovannino
Guareschi, noto scrittore italiano: “Ai nostri caduti“. Quando un soldato muore, il suo corpo rimane
aggrappato alla terra, ma le stellette
della sua giubba si staccano e
salgono in cielo ad aumentare di due piccole gemme il firmamento. Per questo,
forse, il nostro cielo è il più stellato del mondo. “Le stellette che noi
portiamo“ non rappresentano soltanto “la disciplina di noi soldà ”, ma
rappresentano le sofferenze e i dolori miei, di mio padre, dei miei figli e dei
miei fratelli. Per questo le amo come parte di me stesso, e con esse voglio
ritornare alla mia terra e al mio cielo”.
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