“Non
siamo monarchici: chi si accanisce con noi conosce poco la Storia”
Polemica sul raduno nazionale delle guardie d’onore delle reali tombe del
Pantheon: Vicoforte, Mondovì e la Provincia negano il patrocinio
di CHIARA VIGLIETTI
Ci stanno lavorando in gran segreto e sotto traccia: le grandi
manovre per riportare in Italia le ultime teste coronate di Casa Savoia, il re
Umberto II e la regina Maria Josè, sepolti in Alta Savoia potrebbero condurre,
presto, a una svolta.
«Solo così si chiuderà il cerchio di una storia indegnamente travisata»,
confermano Giovanni Seia e Riccardo Moia delle guardie d’onore delle reali
tombe del Pantheon, in questi giorni sono alle prese con i preparativi
del raduno nazionale del 16 novembre a Vicoforte.
Tenuta elegante scura, affusolati guanti bianchi, indossano il basco con sù
lo stemma di Casa Savoia e il labaro da 41 medaglie. Sono quelle d’oro - le
prime due le conquistò Garibaldi - dell’associazione nata nel 1878, in pieno
post Risorgimento, per vegliare sulla morte del primo re d’Italia. Sembrano
appartenere a una stagione lontana. Fuori dal nostro tempo.
Invece il loro raduno promette di non essere facile. Perché ha già
incassato il «no» al patrocinio di alcuni enti, come la Provincia e i Comuni di
Vicoforte e Mondovì. Mentre la Diocesi ha detto «no» alla richiesta degli
angeli custodi di Casa Savoia di vegliare sulle spoglie di Vittorio Emanuele
III e della regina Elena sepolti al Santuario. «Contro di noi un accanimento
ingiustificato», spiegano Seia e Moia. Amareggiati soprattutto dal
comportamento di quelle Amministrazioni, come Mondovì, che «a parole si sono
dichiarate entusiaste del raduno, poi ci hanno voltato le spalle». Il sindaco
Paolo Adriano: «Ci siamo confrontati sulla possibilità di concedere questo
patrocinio in due riunioni di maggioranza. Al termine del confronto, la
maggioranza non ha ritenuto opportuno concederlo. E questa è anche la mia
opinione personale».
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