Sul Corriere della Sera di
domenica 13 ottobre un lungo articolo è dedicato ad un convegno dei neo o
vetero borbonici in quel di Cosenza.
Ora, a prescindere da alcune inesattezze del
promotore del convegno riportate dal giornale, come quella della famosa prima
ferrovia, indicata del 1836, ma che è invece del 1839 ( questo potrebbe essere un
normale refuso tipografico), e collegante Napoli a Nocera, mentre invece era Napoli
- Portici,( e questo non questione di battitura), la cosa veramente offensiva e
scandalosa per la locale memoria storica, è avere scelto proprio Cosenza per
questa riunione.
Se c’è stata infatti nel regno delle Due Sicilie una regione apertamente
e risolutamente antiborbonica, insieme con la Sicilia, il cui Parlamento nel
1848 proclamò decaduta la dinastia “spergiura”, questa è stata proprio la
Calabria e Cosenza in particolare aveva dato prova ripetutamente di un
sentimento ribelle nei confronti di un governo dispotico e poliziesco.
Le continue
sollevazioni sanguinosamente represse risalgono agli anni ’20 del 1800, si
rinnovano nel 1837, hanno un ulteriore episodio, ancor più sanguinoso nel 1844 e
poi ancora nel 1847 e 1848 insieme con Reggio Calabria.
Ora recarsi a Cosenza o
è prova che questi “neo” non conoscono la storia,il che può anche essere,
oppure che abbiano volutamente punito la Calabria per questi “peccati” liberali,
come se nella Vandea oggi si tenesse un convegno su Marat e Robespierre!
E vicino
a Cosenza non vi è forse il vallone di Rovito dove furono fucilati due giovani ufficiali
della Marina Austriaca, figli di un ammiraglio della stessa marina, i fratelli
Bandiera, destinati ad una brillante carriera se non fossero stati conquistati
dalla passione unitaria, oltre tutto non sudditi borbonici, e con loro proprio
dei cosentini, tra cui Nicola Corigliano e Antonio Raho. Cosa hanno a che
vedere tutti questi morti con i neo o vetero borbonici ?
Domenico Giglio
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