NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

mercoledì 2 ottobre 2019

Il lungo Regno di Re Vittorio Emanuele III: un convegno a Vicoforte (8 ottobre 2019)


L'italia durante il regime fascista: gli anni del consenso (1922-1937)

Dopo aver esaminato l'età giolittiano-emanuelina (1921-1922), la Associazione Giolitti affronta gli “anni del consenso” (1922-1937). In un'Europa inquieta (affermazione del comunismo sovietico in Russia e del nazionalsocialismo in Germania e a fronte dell'impotenza della Società delle Nazioni, cui rimasero estranei gli USA) l'Italia passò da democrazia parlamentare a regime di partito unico. Al governo di unione costituzionale presieduto da Benito Mussolini (31 ottobre 1922), grazie alla legge Acerbo, fortemente maggioritaria, nel 1925 seguì un Esecutivo di soli fascisti. Il Parlamento approvò le leggi fascistissime, mettendo a tacere le opposizioni, che dal “delitto Matteotti” (10 giugno 1924) disertarono quasi al completo la Camera.

La legge elettorale Rocco (1928) conferì al Gran Consiglio del Fascismo la designazione dei deputati da approvare o respingere in blocco. Partiti e politici liberali, socialisti, cattolici, demo-radicali furono completamente spazzati via. Solo alcuni loro esponenti avevano o avrebbero trovato riparo in Senato. L'11 febbraio 1929 il Concordato Stato-Chiesa costituì corposo successo del regime, rafforzato negli anni seguenti con l'imposizione del giuramento di fedeltà al duce per tutti i pubblici impiegati (a eccezione dei Militari).

Il rilancio della stabilità monetaria (“quota 90”), della produzione cerealicola e di quella industriale, orchestrata dall'Istituto per la Ricostruzione Industriale, presieduto dal già socialista Alberto Beneduce, suscitò ampio consenso a Mussolini, forte di “pieni poteri”. Nel 1936 la lunga e costosa guerra contro l'Etiopia, sorretta da abili operazioni di propaganda (l'offerta di “oro alla Patria”, la lotta contro le “inique” e inefficaci sanzioni” deliberate dalla Società delle Nazioni) e l'intervento in Spagna a sostegno dei nazionalisti guidati da Francisco Franco contro la Repubblica rafforzarono il potere personale del Duce e la liquidazione delle residue opposizioni all'interno e all'estero.

Il Convegno, realizzato con il concorso di prestigiosi sodalizi e centri di studio, passa in rassegna aspetti poco noti del lungo “braccio di ferro” tra la Corona e il regime. Mussolini  si valse di formidabili strumenti per soggiogare l'opinione nazionale: lo sport, la cinematografia, la radio di stato e i maggiori quotidiani, allineati alle sue direttive anche tramite il Ministero per la Stampa e la Propaganda (1935), poi Cultura popolare. 

Il Re via via rimase isolato.

Il Convegno è promosso di concerto con il Rotary Club 1925 di Cuneo e si conclude con la presentazione del volume di Aldo A. Mola, Giolitti. Il senso dello Stato, nella conviviale seguente.
                                                                  
Associazione di Studi Storici Giovanni Giolitti (Cavour)



 

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