NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 28 giugno 2019

Il mese della tristezza


 di Emilio Del Bel Belluz 

Il mese di maggio è finito e come ogni anno mi fa pensare alla sofferenza dell’ultimo Re che lasciò l’Italia nel 1946 per andare a morire in una terra che non era la sua. Per quelli che l’hanno amato e sono tanti è sempre stato chiamato il Re di maggio, perché regnò solo quel mese. Il Re era un fervente cattolico, andava a messa e a comunione tutti i giorni. Fu amato da tanti per la sua umanità, per quella vita vissuta nel silenzio, nella tempestosa solitudine e nell’accettazione.  
Anche se l’ingiustizia è entrata nella sua vita, ha preferito sempre la lealtà del comportamento, e ogni sua azione è stata una manifestazione di lealtà alla patria. 
Il Re, settantatré anni fa, lasciava la sua Italia per andare in esilio. Ripensavo in questi giorni, mentre esponevo il tricolore con lo stemma sabaudo fuori dalla mia finestra, al Sovrano che partì con l’animo lacerato dagli episodi di protesta contro il risultato del referendum tra monarchia e repubblica, di via Medina, a Napoli, del 12 giugno 1946. In una rivista monarchica ho visto la foto di una delle undici vittime, il marinaio della Regia Marina, Mario Fioretti. Nell’immagine lo si vede morto con la bandiera sabauda vicina, e sul petto la croce di Cristo, accanto a dei fiori bianchi. Questo giovane monarchico aveva lasciato la vita nel tentativo di togliere il tricolore con l’effige di una donna turrita nel campo bianco, dal balcone della federazione comunista. La sua morte da eroe è descritta in un articolo comparso nella rivista Monarchia oggi del maggio 1981. “Centinaia di Bandiere recanti tutte lo stemma  Sabaudo, sventolano sulla folla e dai balconi e finestre: centinaia di cartelli ammoniscono: ”Fuori i venduti russi dall’Italia”- Fuori le vergogne comuniste “ -“Non vogliamo la  repubblica nata nel sangue dei nostri giovani”- “ Che fine hanno fatto prigionieri italiani in Russia?”. Carrozze di tram rovesciate ed altri ostacoli improvvisati chiudono gli accessi della via alle camionette ed autoblinde della celere. Il portone della federazione rossa è stato chiuso e barricato dall’interno dai compagni impauriti senza però che sia ritirata quella bandiera provocatrice dal balcone. 
Un giovane marinaio Mario Fioretti unitamente ad altri giovani, inizia la scalata dell’edificio aggrappandosi ai tubi esterni, per giungere al terzo piano e strappare lo straccio del disonore e della vergogna. E’ quasi giunto al balcone, già la sua mano si allunga verso il drappo repubblicano, quando  una mano armata di pistola è vista protendersi dall’interno della sede bolscevica e far fuoco sull’audace marinaio. 
Un grido unanime e un volo pauroso e la Regia Marina può contare su un eroe in più” . Questo é uno dei nove eroi che morirono in via Medina, assieme a due Carabinieri Reali. Queste giovani vite non hanno nessun valore per la nostra cara e martoriata patria, nessun cenno in questi giorni a questi martiri. La storia è appannaggio dei vincitori, ma allora metà degli italiani era monarchica e aveva votato per il Re. La percentuale a Napoli si aggirava all’ottanta per cento.  Non so se a questi giovani Mario Fioretti (21 anni), Ida Cavalieri (19 anni) , Michele Pappalardo ( 22 anni),  Felice Chirico, Francesco D’Arazzo (21 anni ), Vincenzo Di Guida (20 anni), Guido Beninato, Gaetano D’Alessandro, Carlo Russo, Ciro Martino , a distanza di settantatrè anni dalla loro morte, qualcuno avrà messo un fiore sulle loro tombe, sempre se hanno ancora una tomba. Questi giovani che rappresentavano la miglior gioventù mi sono rimasti nel cuore, ho pregato per loro. Nel mi è rimasta  dentro anche la morte della giovane Ida Cavalieri, che nel giornale si descrive con molta dolcezza:” Intanto le autoblinde della celere hanno avuto ragione delle improvvisate barricate irrompendo con furore sulla folla. 
E’ qui che la giovane studentessa milanese Ida Cavalieri, alla testa di un centinaio di studenti, per fermare la corsa, si erige diritta, con la bandiera che le copre il petto, contro le autoblinde  avanzanti, rimanendo  schiacciata senza pietà. Trasportata all’ospedale dei pellegrini, dopo aver avuto gli arti amputati, spira tra le braccia della madre serenamente. E non è l’ultima vittima, perché in quel giorno trovano la morte anche due Carabinieri Reali che avevano partecipato alla dimostrazione monarchica e si erano distinti contro gli ausiliari. Innumerevoli sono i feriti oggi quasi tutti ai Movimenti Monarchici.” Nessuno potrà mai cancellare l’eroismo di chi muore per il proprio ideale. Re  Umberto II, non li dimenticò mai.

Nessun commento:

Posta un commento