di Emilio Del Bel Belluz
Il mese di maggio è finito e come ogni anno mi fa pensare alla sofferenza
dell’ultimo Re che lasciò l’Italia nel 1946 per andare a morire in una terra
che non era la sua. Per quelli che l’hanno amato e sono tanti è sempre stato
chiamato il Re di maggio, perché regnò solo quel mese. Il Re era un fervente
cattolico, andava a messa e a comunione tutti i giorni. Fu amato da tanti per
la sua umanità, per quella vita vissuta nel silenzio, nella tempestosa
solitudine e nell’accettazione.
Anche se l’ingiustizia è entrata nella
sua vita, ha preferito sempre la lealtà del comportamento, e ogni sua azione è
stata una manifestazione di lealtà alla patria.
Il Re, settantatré anni fa,
lasciava la sua Italia per andare in esilio. Ripensavo in questi giorni, mentre
esponevo il tricolore con lo stemma sabaudo fuori dalla mia finestra, al
Sovrano che partì con l’animo lacerato dagli episodi di protesta contro il
risultato del referendum tra monarchia e repubblica, di via Medina, a Napoli,
del 12 giugno 1946. In una rivista monarchica ho visto la foto di una delle
undici vittime, il marinaio della Regia Marina, Mario Fioretti. Nell’immagine
lo si vede morto con la bandiera sabauda vicina, e sul petto la croce di
Cristo, accanto a dei fiori bianchi. Questo giovane monarchico aveva lasciato
la vita nel tentativo di togliere il tricolore con l’effige di una donna
turrita nel campo bianco, dal balcone della federazione comunista. La sua morte
da eroe è descritta in un articolo comparso nella rivista Monarchia oggi del
maggio 1981. “Centinaia di Bandiere recanti tutte lo stemma Sabaudo,
sventolano sulla folla e dai balconi e finestre: centinaia di cartelli
ammoniscono: ”Fuori i venduti russi dall’Italia”- Fuori le vergogne comuniste
“ -“Non vogliamo la repubblica nata nel sangue dei nostri giovani”- “
Che fine hanno fatto prigionieri italiani in Russia?”. Carrozze di tram
rovesciate ed altri ostacoli improvvisati chiudono gli accessi della via alle
camionette ed autoblinde della celere. Il portone della federazione rossa è
stato chiuso e barricato dall’interno dai compagni impauriti senza però che sia
ritirata quella bandiera provocatrice dal balcone.
Un giovane marinaio Mario
Fioretti unitamente ad altri giovani, inizia la scalata dell’edificio
aggrappandosi ai tubi esterni, per giungere al terzo piano e strappare lo
straccio del disonore e della vergogna. E’ quasi giunto al balcone, già la sua
mano si allunga verso il drappo repubblicano, quando una mano armata di
pistola è vista protendersi dall’interno della sede bolscevica e far fuoco
sull’audace marinaio.
Un grido unanime e un volo pauroso e la Regia Marina può
contare su un eroe in più” . Questo é uno dei nove eroi che morirono in via
Medina, assieme a due Carabinieri Reali. Queste giovani vite non hanno nessun
valore per la nostra cara e martoriata patria, nessun cenno in questi giorni a
questi martiri. La storia è appannaggio dei vincitori, ma allora metà degli
italiani era monarchica e aveva votato per il Re. La percentuale a Napoli si
aggirava all’ottanta per cento. Non so se a questi giovani Mario Fioretti
(21 anni), Ida Cavalieri (19 anni) , Michele Pappalardo ( 22 anni),
Felice Chirico, Francesco D’Arazzo (21 anni ), Vincenzo Di Guida (20
anni), Guido Beninato, Gaetano D’Alessandro, Carlo Russo, Ciro Martino , a
distanza di settantatrè anni dalla loro morte, qualcuno avrà messo un fiore
sulle loro tombe, sempre se hanno ancora una tomba. Questi giovani che
rappresentavano la miglior gioventù mi sono rimasti nel cuore, ho pregato per
loro. Nel mi è rimasta dentro anche la morte della giovane Ida Cavalieri,
che nel giornale si descrive con molta dolcezza:” Intanto le autoblinde della
celere hanno avuto ragione delle improvvisate barricate irrompendo con furore
sulla folla.
E’ qui che la giovane studentessa milanese Ida Cavalieri, alla
testa di un centinaio di studenti, per fermare la corsa, si erige diritta, con
la bandiera che le copre il petto, contro le autoblinde avanzanti,
rimanendo schiacciata senza pietà. Trasportata all’ospedale dei pellegrini,
dopo aver avuto gli arti amputati, spira tra le braccia della madre
serenamente. E non è l’ultima vittima, perché in quel giorno trovano la morte
anche due Carabinieri Reali che avevano partecipato alla dimostrazione
monarchica e si erano distinti contro gli ausiliari. Innumerevoli sono i feriti
oggi quasi tutti ai Movimenti Monarchici.” Nessuno potrà mai cancellare
l’eroismo di chi muore per il proprio ideale. Re Umberto II, non li
dimenticò mai.
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