...figura di spicco del MSI
Il Secolo d'Italia ricorda Giovanni Artieri, grande figura di storico monarchico, più per la sue legislature di parlamentare missino che per la lunga militanza monarchica e per la notevole stima che riscuoteva presso il Sovrano in Esilio. Ha fatto bene il Secolo a ricordarlo. Noi non lo avevamo né lo avremmo fatto. Avremmo calcato di più la mano sulla sua vita dedicata alla Monarchia più che al MSI. Sicuramente onorò le organizzazioni di cui fece parte.
di ANTONIO PANNULLO
Vent’anni fa, il 12 febbraio 1995,
moriva a Santa Marinella,
all’età di 91 anni, il conte Giovanni
Artieri, giornalista,scrittore, storico, senatore nelle file
del Msi. Artieri,
nato nel 1904 a Napoli,
fu senza dubbio una delle figure culturalmente più valide del Movimento Sociale
Italiano, al quale approdò dopo una lunga militanza
monarchica.
Fu eletto senatore nella VI e nella VII legislatura, nel corso
della quale passò a Democrazia
Nazionale; era il febbraio del 1977. Le ragioni della sua
scelta vanno ricercato probabilmente nel suo essere un liberale a tutto tondo e
nella sua amicizia con Mario
Tedeschi, direttore di Il
Borghese, anch’egli monarchico.
Nel 1971 Artieri era stato eletto
consigliere comunale a Roma, dove si distinse per le battaglie in favore dei
lavoratori della Cisnal, sostenendo anche in piazza le loro rivendicazioni.
Artieri iniziò giovanissimo la sua carriera di cronista nel quotidiano di
Napoli Il Mezzogiorno,
fondato da Matilde Serao,
per poi passare a Il Mattino di Luigi Barzini senior.
Nel 1926,
con Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, partecipò al
dibattito letterario italiano dando vita alla rivista Novecento e al movimento
culturaleStracittà,
frequentando i circoli liberali legati a Benedetto Croce. Successivamente, e per venti anni, fu
inviato speciale della Stampa,
per conto della quale seguì tutti i fatti più importanti degli anni Trenta e
Quaranta, dalla guerra di Spagna a
quell’Etiopia a
quella della Finlandia,
scrivendo reportage che sono entrati nella storia dei giornalismo di guerra.
Nel 1953 effettuò poi un “giro del mondo” durato undici mesi.
Intanto nel 1944,
insieme con Renato Angiolillo,
fondò Il Tempo di
Roma.
Lavorò con Leo Longanesi al
Borghese e nel contempo scrisse una trentina di libri, molti legati alla sua
città, Napoli, e altri di storia. Celebre e importante la sua trilogia
partenopea: Napoli nobilissima, Funiculì funiculà e La quinta Napoli. Altre opere
riguardano Mussolini,
la Repubblica Sociale Italiana,
la guerra d’Africa, la storia della monarchia.
La sua ultima fatica fu il
volume, del 1995, anno della sua morte, Le
guerre dimenticate di Mussolini: Etiopia e Spagna. E a proposito
della monarchia, Artieri fu tra gli storici che parlarono dei gravissimi quanto
dimenticati incidenti di Napoli all’indomani dei risultati del referendum tra
monarchia e repubblica del giugno 1946. Come si ricorderà, Napoli dette alla
monarchia l’83 per cento dei voti; quando si sparsero le voci sui brogli per
far vincere la repubblica, Napoli – ma anche altre città – insorse. Vi furono
scontri cruenti, il più grave dei quali è quello cosiddetto della strage di via Medina,
quando le forze dell’ordine del ministero dell’Interno spararono sulla folla di
dimostranti monarchici causando ufficialmente 9 morti e 150 feriti.
Artieri
parla però di un totale di 47 morti. Anche queste repressioni sono state taciute
sia dai mass media sia dalla storia, ma rimasero vive per molti anni nel cuore
dei napoletani.
[...]
Giovanni
Artieri fu uno degli uomini che onorarono la Fiamma tricolore.
Ci giunge questa nota, che doverosamente pubblichiamo:
Sintetizzare Artieri in "figura di spicco del MSI" è disonesto, stupido e ridicolo.
Fu nel MSI-DN (non solo MSI) con i covelliani e laurini nel contesto della (velleitaria) "Costituente di destra" e poi se andò nella inutile D.N. sempre insieme ai covelliani e laurini e con - loro si - esponenti di spicco, da sempre, del MSI come De Marzio, Nencioni, Roberti, Delfino,Turchi, Menicacci, ecc..
Infine, la faziosità e scorrettezza del "giornalista" che cita titoli di libri (ottimi) dedicati al fascismo e al suo capo e ignora quelli ben più importanti dedicati alla Monarchia come, tra i molti, "Cronaca del Regno d'Italia" e "Umberto II e la crisi della Monarchia".
E' per questo, aggiungiamo noi, che sarebbe utile aumentare la nostra "potenza di fuoco" andandoci a riprendere una per una tutte le figure eccelse che il mondo monarchico ha offerto alla Patria, anche repubblicana. Persone di immensa cultura, grandi militari, uomini di Stato cui gli attuali non sarebbe degni di lucidare le scarpe.
Riaffermare che le loro opere furono dettate anche dalla fedeltà al Re è tutt'altro che secondario.
Riaffermare che le loro opere furono dettate anche dalla fedeltà al Re è tutt'altro che secondario.
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