... non sono monarchico.
di Roberto Di Caro
[...]
E quell'altro comunista, "Berlinguer chi, il padre della giornalista?", che oggi nessuno nomina più?
«Io lo cito senza alcun imbarazzo, per la sua visione di cosa può essere anche oggi la sinistra».
Vivaddio! Ci voleva uno come lei, di formazione monarchica...
«Un momento. Che i miei genitori si siano conosciuti all'Umi, Unione monarchica italiana, è un fatto. Che il mio nome, Umberto, venga dal senso dato alle circostanze di quell'incontro, anche. Ma io non ho mai militato in formazioni politiche monarchiche. E' un modello istituzionale che reputo anacronistico».
«Io lo cito senza alcun imbarazzo, per la sua visione di cosa può essere anche oggi la sinistra».
Vivaddio! Ci voleva uno come lei, di formazione monarchica...
«Un momento. Che i miei genitori si siano conosciuti all'Umi, Unione monarchica italiana, è un fatto. Che il mio nome, Umberto, venga dal senso dato alle circostanze di quell'incontro, anche. Ma io non ho mai militato in formazioni politiche monarchiche. E' un modello istituzionale che reputo anacronistico».
Ho letto che da ragazzo frequentava la sede milanese di via Donizetti.
«Non rammento di esserci mai stato. E' vero invece che a 14 anni, nel rispetto della memoria di mio padre, ho fatto parte di una associazione non politica ma di conservazione della tradizione. E in seguito di un ordine cavalleresco intitolato, se non ricordo male, ai santi Maurizio e Lazzaro. Facevamo beneficenza. Mi ci portò l'avvocato Lodovico Isolabella (sponsor di Pisapia sindaco di Milano, già leader dei monarchici milanesi, tuttora dominus dello studio professionale dove Ambrosoli esercita, ndr.), delegato degli Ordini cavallereschi lombardi. Lasciai dopo l'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia nell'inchiesta di Potenza: il riferimento storico di quegli Ordini era comunque la real casa, e quella vicenda ne aveva definitivamente tradito il significato».
«Non rammento di esserci mai stato. E' vero invece che a 14 anni, nel rispetto della memoria di mio padre, ho fatto parte di una associazione non politica ma di conservazione della tradizione. E in seguito di un ordine cavalleresco intitolato, se non ricordo male, ai santi Maurizio e Lazzaro. Facevamo beneficenza. Mi ci portò l'avvocato Lodovico Isolabella (sponsor di Pisapia sindaco di Milano, già leader dei monarchici milanesi, tuttora dominus dello studio professionale dove Ambrosoli esercita, ndr.), delegato degli Ordini cavallereschi lombardi. Lasciai dopo l'arresto di Vittorio Emanuele di Savoia nell'inchiesta di Potenza: il riferimento storico di quegli Ordini era comunque la real casa, e quella vicenda ne aveva definitivamente tradito il significato».
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http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ambrosoli-non-sono-di-destra/2195886/24
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