L'IMPOSTAZIONE
COSTITUZIONALE VERSO IL TRAGUARDO COSTITUZIONALE
Così che è lecito avviarsi alla conclusione. Se, invece di
vaniloqui su confusioni - ideali, storiche, Politiche, che dimenticano il
sistema elettorale proporzionale - che sembrerebbe preferiscano formazioni
partigiane (con uose, gambali, giacche a vento, cappellacci borghesi, fasce al
braccio, fazzoletti dei più disparati colori) ad eserciti regolari, non importa
piccoli o grandi - i monarchici avvertiranno il loro compito soprattutto
storico - ma proprio perché storico, politico - nella lealtà legalitaria che
non si affermerà mai abbastanza, nella convinzione democratica, nell'amore
inesausto, e inesauribile, per la Libertà, di una impostazione costituzionale,
di battaglia sulla Costituzione, il popolo italiano dovrà essere chiamato a
tornare ad essere arbitro del suo destino costituzionale, sulle grandi vie
maestre tracciate da altri Paesi in recenti ore di storia: proprio come
Germania e Francia (questa per ben due volte chiamata a ratificare la sua
Costituzione).
Scrivevo all'inizio di questa trattazione - che soffre per la sua
sintesi - che il problema diverrà di restaurazione monarchica, oggi essendo di
legittimazione costituzionale repubblicana. Il popolo, indefinito nella sua
quantità, l'Italia che nemmeno aveva raggiunto i suoi limitati confini, il
corpo elettorale disperso sicuramente, il territorio nazionale privato delle provincie
di Tripoli, Derna, Bengasi, Misurata che pure erano giuridicamente acquisite al
territorio nazionale, molti elettori proscritti, assai più proscritti dalla
parola non ha deciso irreparabilmente e tantomeno eternamente. Si votò - anzi
non si votò - nel tolle tolle. Si
credette di votare contro il Sovrano del 28 ottobre, del 3 gennaio - e, se si
voglia, del 25 luglio, dell'8 settembre dimenticato il Sovrano di Peschiera, di
Vittorio Veneto, del regno intemerato, e si votò senza volerlo, senza saperlo,
contro la Monarchia del 1848, del 1859, del 1870, si votò dal popolo (non
quello di Trieste che vide sbarcare il Sovrano nell'incancellabile novembre
1918 e al quale venne, irridendolo, consentito di votare il poi che rimarrebbe
il mai) in una parola contro il tutto della Storia dell'Italia una che è la
Storia del Regno. Non si discusse, si insultò; i più innaturali connubi si
determinarono, e le alleanze mentite furono la sterilità conseguente. E la
Costituzione è di là da venire. Quando sarà fatta non sarà stata opera di
Costituente ma di Parlamenti rissosi, paralizzati e paralizzatori.
L'Italia
deve ritrovare se stessa e la Repubblica proprio anche la Repubblica - esige il
suo stato civile.
Non esami
di riparazione per il Re, non più di maggio ma di... ottobre. Valutazione di
tutto il coacervo delle norme che i Parlamenti avranno votato dopo la prima
stesura. della Costituzione "vedi mano" e "a domani". Sarà allora
o la Repubblica che avrà avuta la sua consacrazione, o sarà la risorgente
storia d'Italia!
così il
Partito Nazionale Monarchico - la unità monarchica nella battaglia politica nel
Paese per la sua voce nelle Assemblee - avrà la sua chiara individuazione anche
nella battaglia elettorale.
E'
chiaro, in relazione a tutto quanto precede, che il Partito -- proprio perché
tale - è sensibilissimo ai problemi di ogni giorno - si potrebbe scrivere di
ogni ora - e i suoi gruppi parlamentari prendono sempre posizione - anche
quando altri tergiversano - per le rivendicazioni della libertà e, quindi,
della libertà della privata iniziativa combattendo, con i suoi uomini, per le
sue idee chiaramente espresse in innumerevoli documenti.
Proprio
perché il Partito Nazionale Monarchico anela al Re di tutti, esso non è legato
ad interessi ristretti e a ristrette consorterie, ma è chiaro che esso è
partito conservatore per le riforme. Il partito che sente la vocazione
cattolica del Paese anche se non mescoli il sacro al profano. Ma non è profana
- perché è morale - la difesa della proprietà nella libera iniziativa. Potranno
dire di noi che siamo la Destra economica Abbiamo la fierezza di non arrossire
quando consentiamo con la Destra economica, ma non siamo «la Destra economica».
Certo siamo saldi contro gli atteggiamenti che sono abdicatari di principi
tradizionali nei quali profondamente crediamo; e non crediamo con le successive
rinunce - tra lo sbigottito e il demagogico - di rallentare la marcia verso
l'abisso del totalitarismo comunista che è, sostanzialmente, imperialismo russo
e rosso. Ma, proprio perché abbiamo fede nella libertà, vogliamo vincere - sul
terreno della libertà - la battaglia: e non pensiamo di sprovvedere dei diritti
di libertà anche coloro che ad un traguardo di libertà non credano. Noi
crediamo nella libertà mezzo per la giustizia fine, ma rifiuteremo sempre a
chiunque di uccidere la libertà nel timore dell'avvento di giustizie fasulle,
chiunque le affermi. Non crediamo nello Stato di polizia (delle diverse
antitetiche polizie delle diverse storture). Abbiamo fede nello Stato di
diritto: e lo Stato di diritto protegge la libertà, la personalità, la
proprietà, la pace.
Le
prossime ore vedranno il Partito Nazionale Monarchico schierato in battaglia
sotto il simbolo di “Stella e Corona”, avendo negli occhi e nel cuore vecchia
Bandiera.
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