NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 11 dicembre 2012

Il Partito Nazionale Monarchico- XII parte


L'IMPOSTAZIONE COSTITUZIONALE VERSO IL TRAGUARDO COSTITUZIONALE



Così che è lecito avviarsi alla conclusione. Se, invece di vaniloqui su confusioni - ideali, storiche, Politiche, che dimenticano il sistema elettorale proporzionale - che sembrerebbe preferiscano formazioni partigiane (con uose, gambali, giacche a vento, cappellacci borghesi, fasce al braccio, fazzoletti dei più disparati colori) ad eserciti regolari, non importa piccoli o grandi - i monarchici avvertiranno il loro compito soprattutto storico - ma proprio perché storico, politico - nella lealtà legalitaria che non si affermerà mai abbastanza, nella convinzione democratica, nell'amore inesausto, e inesauribile, per la Libertà, di una impostazione costituzionale, di battaglia sulla Costituzione, il popolo italiano dovrà essere chiamato a tornare ad essere arbitro del suo destino costituzionale, sulle grandi vie maestre tracciate da altri Paesi in recenti ore di storia: proprio come Germania e Francia (questa per ben due volte chiamata a ratificare la sua Costituzione).

Scrivevo all'inizio di questa trattazione - che soffre per la sua sintesi - che il problema diverrà di restaurazione monarchica, oggi essendo di legittimazione costituzionale repubblicana. Il popolo, indefinito nella sua quantità, l'Italia che nemmeno aveva raggiunto i suoi limitati confini, il corpo elettorale disperso sicuramente, il territorio nazionale privato delle provincie di Tripoli, Derna, Bengasi, Misurata che pure erano giuridicamente acquisite al territorio nazionale, molti elettori proscritti, assai più proscritti dalla parola non ha deciso irreparabilmente e tantomeno eternamente. Si votò - anzi non si votò - nel tolle tolle. Si credette di votare contro il Sovrano del 28 ottobre, del 3 gennaio - e, se si voglia, del 25 luglio, dell'8 settembre dimenticato il Sovrano di Peschiera, di Vittorio Veneto, del regno intemerato, e si votò senza volerlo, senza saperlo, contro la Monarchia del 1848, del 1859, del 1870, si votò dal popolo (non quello di Trieste che vide sbarcare il Sovrano nell'incancellabile novembre 1918 e al quale venne, irridendolo, consentito di votare il poi che rimarrebbe il mai) in una parola contro il tutto della Storia dell'Italia una che è la Storia del Regno. Non si discusse, si insultò; i più innaturali connubi si determinarono, e le alleanze mentite furono la sterilità conseguente. E la Costituzione è di là da venire. Quando sarà fatta non sarà stata opera di Costituente ma di Parlamenti rissosi, paralizzati e paralizzatori.

L'Italia deve ritrovare se stessa e la Repubblica proprio anche la Repubblica - esige il suo stato civile.

Non esami di riparazione per il Re, non più di maggio ma di... ottobre. Valutazione di tutto il coacervo delle norme che i Parlamenti avranno votato dopo la prima stesura. della Costituzione "vedi mano" e "a domani". Sarà allora o la Repubblica che avrà avuta la sua consacrazione, o sarà la risorgente storia d'Italia!

così il Partito Nazionale Monarchico - la unità monarchica nella battaglia politica nel Paese per la sua voce nelle Assemblee - avrà la sua chiara individuazione anche nella battaglia elettorale.

E' chiaro, in relazione a tutto quanto precede, che il Partito -- proprio perché tale - è sensibilissimo ai problemi di ogni giorno - si potrebbe scrivere di ogni ora - e i suoi gruppi parlamentari prendono sempre posizione - anche quando altri tergiversano - per le rivendicazioni della libertà e, quindi, della libertà della privata iniziativa combattendo, con i suoi uomini, per le sue idee chiaramente espresse in innumerevoli documenti.

Proprio perché il Partito Nazionale Monarchico anela al Re di tutti, esso non è legato ad interessi ristretti e a ristrette consorterie, ma è chiaro che esso è partito conservatore per le riforme. Il partito che sente la vocazione cattolica del Paese anche se non mescoli il sacro al profano. Ma non è profana - perché è morale - la difesa della proprietà nella libera iniziativa. Potranno dire di noi che siamo la Destra economica Abbiamo la fierezza di non arrossire quando consentiamo con la Destra economica, ma non siamo «la Destra economica». Certo siamo saldi contro gli atteggiamenti che sono abdicatari di principi tradizionali nei quali profondamente crediamo; e non crediamo con le successive rinunce - tra lo sbigottito e il demagogico - di rallentare la marcia verso l'abisso del totalitarismo comunista che è, sostanzialmente, imperialismo russo e rosso. Ma, proprio perché abbiamo fede nella libertà, vogliamo vincere - sul terreno della libertà - la battaglia: e non pensiamo di sprovvedere dei diritti di libertà anche coloro che ad un traguardo di libertà non credano. Noi crediamo nella libertà mezzo per la giustizia fine, ma rifiuteremo sempre a chiunque di uccidere la libertà nel timore dell'avvento di giustizie fasulle, chiunque le affermi. Non crediamo nello Stato di polizia (delle diverse antitetiche polizie delle diverse storture). Abbiamo fede nello Stato di diritto: e lo Stato di diritto protegge la libertà, la personalità, la proprietà, la pace.

Le prossime ore vedranno il Partito Nazionale Monarchico schierato in battaglia sotto il simbolo di “Stella e Corona”, avendo negli occhi e nel cuore vecchia Bandiera.


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