PER PIU' LARGO RAGGIO
Ma se l'azione parlamentare del Partito Nazionale Monarchico alla luce di queste pacate ed irrefutabili considerazioni e documentazioni appare chiara, coerente, costante, l'azione politica del Partito si è svolta per piú largo raggio.
Molto si è disputato dalla stampa così detta indipendente, che è certamente indipendente dalle notizie: il silenzio è l'arma... polemica preferita in questi tempi di cosiddetta e quanto conclamata! libertà di stampa. Cosi intorno al Partito Nazionale Monarchico si alternano i vasti silenzi ai canards quando non sono le menzogne. I monarchici sono ad un tempo inesistenti o vitandi; sono ad un tempo consorterie privilegiate e sottoproletariato. Sono il tutto per il sospetto, il nulla per la consistenza ideale e intellettuale. L'Italia che, per l'avvento della Unità e dopo la sua unità, fu i Savoia e il Regno, sembrerebbe non aver mai conosciuto il Regno o, per la denigrazione, sembrerebbe essere stata Monarchia dal 28 ottobre 1922 a data non meglio identificata; preferibilmente dai suoi "becchini" non identificata nel 25 luglio 1943 che nessun Presidente di Repubblica avrebbe saputo determinare: cosi come nessun Presidente di Repubblica in Italia avrebbe saputo impedire il 28 ottobre, senza l'avvento in proprio e in toto di Benito Mussolini.
La verità è questa: che anche nei confronti dei partiti politici del Paese, il Partito Monarchico assunse un coraggioso, chiarissimo comportamento, sempre consapevole della natura dell'Istituto e osservante del precetto del Sovrano. Consapevole della natura dell'Istituto unitario, mediatore, moderatore. Osservante del precetto del Sovrano che antepose la Patria al Trono.
Parve a molti, che avevano da farsi perdonare abdicazioni - che resero vantaggi - nel ventennio, che fosse mostruosa la convergenza del Partito Nazionale Monarchico col Movimento Sociale. A molti - perlomeno a parecchi di costoro - ai quali, se la economia del lavoro lo consentisse, potrebbe essere servita tavola sinottica delle loro sempre calcolate (per loro sperate o verificatesi utilità) "variazioni", che furono anche capovolgimenti (e se scelsero nell'ultimo periodo determinazioni estreme fu per suggerimento di petali di... margherite); parve a molti della Italia della omertà o dei malati nella memoria che fosse scandalosa la convergenza - oh, non quella che molti di essi attuarono col Fascismo in fortuna e protervo, insultante il Parlamento, ma con una formazione politica entrata in Parlamento e, se non rinnegante il passato del ventennio, certo consenziente nel ritenere superato un esperimento che solo dal perpetuo successo avrebbe, potuto trarre giustificazione. Chiaro è infatti che il Dittatore - persona difficilmente sostituibile con altro Dittatore - o ha la forza di vincere sempre o se si riduce a mendicare giustificazione al suo fallimento dalle colpe (o anche dai delitti) di quanti gli sì sono contrapposti, diventa un uomo comune che non può giustificare la eccezionalità dei suo potere con la pretesa della sua personale eccezionalità.
E' accaduto cosi che i monarchici, proprio perché tali, vistasi negata la possibilità di positive influenze su altre parti politiche convinti da sempre degli errori della politica ciellenistica persecutrice e confusionaria anche nelle determinazioni attenuatrici di un diritto... rivoluzionario rivoluzione contro il diritto (dalle Corti di Assise speciali a tacere dei Tribunali del popolo - alle leggi penali retroattive e a quelle epurative attuate contro gli "stracci" o prevalentemente contro gli "stracci"), si assumessero il compito di superare furori e rancori e, cogliendo attualità di concordi valutazioni, elevassero il tono la linea della loro condotta ideale alle altezze di una operosa pacificazione per positive influenze politiche nel Parlamento e nel Paese.
Si aggiunga che il documento - che precisava le ragioni e i limiti dell'accordo - dava al Partito Nazionale Monarchico leale atto di una condizione costituzionale non definita. Il che da tutti pensato non è da alcuna parte politica riconosciuto per quella che non chiameremo viltà civile (non superata il 25 aprile) ma timidità: per le preoccupazioni che la verità suscita sempre quando non giovi nell'immediato.
Quali siano stati i vantaggi concreti di un tentativo nobilmente ispirato non è il caso qui di stabilire. Per lisi, non per crisi, si risolvono i conflitti tra,le speranze che arrisero e le realtà che deludono.
Basti qui affermare che la convergenza non volle mai rinnegare i dissensi - se si voglia, gli abissi della valutazione storica, ma rifiutò di considerare la storia immobile e gli odi eterni o le asprezze insuperabili.
Si possono e si debbono conquistare le coscienze: questa è la dialettica della libertà e della democrazia. E soltanto la partitocrazia che monta la guardia alla fazione per esaltarla, per esasperarla.
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