Ma a questo punto qualcuno potrà domandarci se ignoriamo o
fingiamo di ignorare che l'unità monarchica, che noi abbiamo realizzato dopo il
2 giugno 1946 e che noi affermiamo idealmente viva tuttora, non lo è più
politicamente per quanto è accaduto in un altro 2 giugno: il 2 giugno del 1954.
Vorremmo vincere le intime ribellioni. Vorremmo soltanto
ripetere quello che abbiamo scritto all'inizio di queste pagine.
In Repubblica più che lusso è... lussuria un doppione di
partito monarchico. Soltanto si sarebbe potuto e si potrebbe concepire un
secondo partito monarchico in un Paese dove invece che un Re in esilio ci
fossero due pretendenti. Ancor più e ancor meglio si potrebbe concepire un
secondo partito monarchico che si proponesse non di restaurare una Monarchia
costituzionale come quella dei Savoia - nata dai plebisciti ma una Monarchia,
magari borbonica, assoluta.
Non pare, malgrado la suggestione... napoletana e per
costituzionale difetto di preparazione filosofico - politica (non vogliamo
riferirci alla intellettuale-culturale di cui ha certamente dovizia chi ha
molto navigato vivendo a suo tempo tra il mare e Dio), che la secessione del 2
giugno abbia impostato una diversa battaglia monarchica: nulla evidentemente di
caratteristica monarchica avendo la partecipazione agli utili o la
quattordicesima mensilità!
Che se la secessione familiare prima - con le successive
conquiste a stillicidio con impostazione di cifre elettorali (non trascurate
talune personali) e per piccoli cabotaggi deputatizi o senatoriali - è stata
ribellione morale contro un ritenuto non scardinabile Segretario Generale, il
dramma per il perduto Regno diverrebbe la farsa, anzi le farse,
dell'imprendibile Segretariato e delle compromesse medagliette.
Basterebbe a tranquillare ogni coscienza monarchica
osservare: chi non è stato capace di mandare via un Segretario Generale di
Partito; chi malgrado la spavalda convinzione dello strapotere dei miliardi non
si è sentito di rimanere nella propria formazione per «mandarlo via», come può
pensarsi capace di far ritornare il... Re?
Gli è che i romantici della concordia tra i monarchici sono
anche i romantici della più vasta confusione. Una specie di santa alleanza che
non si sa bene se volta contro i comunisti o contro i democratici cristiani o
contro entrambi. Se volta contro entrambi è chiaro che non sarebbe più contro
il solo comunismo. Segno sarebbe, per questo fatto stesso, che il
comunismo-babau diventa gioco di ragazzi se ci si permette il lusso di
prescindere, nella lotta contro di esso, da quel po' po' di milioni che sono i
democratici - cristiani, recte quelli che votano per la democrazia cristiana.
Che se invece il pericolo comunista essendo alle porte, si pensasse alla grande
armata per disperderlo, si dovrebbe pensare ad un 18 aprile rinforzato.
LA « TERZA FORZA »
Ma qualche tecnico dell'imbroglio confusionario sembrerebbe
riferirsi alla terza forza. Ora è bene anche a questo proposito essere chiari.
Prima occorrerebbe stabilire se la terza forza la si possa considerare ai fini
del « potere » della... terza forza o come condizionante una condotta politica
di altro Partito nella specie la Democrazia cristiana - contro le suggestioni
abdicatarie e demagogiche. E poiché è chiaro anche ai ciechi che mai si
potrebbe pensare ad una terza forza capace di assumere il potere in...
esclusiva, appare manifesto che la forza condizionante può anche essere
debolezza numerica, proprio cosi come fu la debolezza numerica dei partitini a
condizionare per anni la Democrazia cristiana.
Il che mentre deve indurre alla più serena fiducia a
respingere le suggestioni - idiote e malvagie del disfattismo e le suggestioni
ingenue nei confronti di disonoranti confusioni pseudo - monarchiche, deve
mettere in guardia da più vaste confusioni che ogni caratteristica potrebbero
assumere salvo la caratteristica monarchica!
LA « GRANDE DESTRA »
E qui cade il discorso sulla cosiddetta «grande destra».
Anche a questo proposito torna il rilievo. Possibile una destra indefinita? E’ possibile una «grande destra» ? A
rispondere al secondo interrogativo basterebbe il rilievo che, mancando alla
coalizione il Partito Liberale, manca indubbiamente una delle forze che possono
ritenersi, se non altro alla luce delle valutazioni storiche, forze di destra.
A rispondere al primo interrogativo, è possibile una destra
indefinita, basta l'aggettivo: per negarla più che per indubbiarla.
«La destra» ha avuto, nella Storia, il noto significato di
destra politica per la libertà, per la indipendenza, per la unità, per il Regno
dell'Italia. Fu una destra politicamente progressiva e sinanco sotto certi
profili rivoluzionaria.
«La destra» ha oggi, oltre che un nobilissimo significato di
rivendicazione di tradizioni, il significato di destra economica? E allora il
discorso diventa diverso e non del tutto facile vuoi perché qualche componente
di detta destra non è affatto nel solco della tradizione, vuoi perché essa non
divide affatto le valutazioni della cosiddetta destra economica, la quale, poi,
prevalentemente se non esclusivamente gravita nell'attuale Partito Liberale.
Ciò è tanto vero che il Partito Nazionale Monarchico, nel suo
nobile tentativo mediatore e unitario, non ha parlato della Destra economica ma
della Destra nazionale, richiamandosi per quanto lo riguardava alla Destra
risorgimentale ma con cautela in aggettivazione, proprio perché non era affatto
certo che altro elemento convergente nella Destra Nazionale convenisse nei
principi della Destra risorgimentale che fu tutta essenzialmente Monarchica!
Tutto questo sembra chiarissimo. Ma al sollecitatori di
grandi confusioni, sia pure nobilmente ispirate (dove sembrerebbe elemento
sufficiente un acceso nazionalismo che si illuderebbe di risolvere tutti i
problemi con l'invocazione: Italia! Italia! Patria! Patria!), occorre
sottoporre un altro interrogativo: Che cosa accadrebbe della impostazione monarchica,
fondamentale per il Partito Nazionale Monarchico, se alla grande confusione si
arrivasse: si badi nel partire (immaginiamoci quello che accadrebbe prima di
arrivare!) ?
E’ strano ma vero che gli illiberali, gli antiliberali (oh,
non soltanto nei confronti del Partito Liberale che non è la Libertà, ma nei
confronti della Libertà) quando sono chiamati a precisare la loro visione nei
confronti del problema istituzionale o si dichiarano repubblicani o rimettono
alle imprevedibili vie della Storia la risoluzione! Per il che questi ultimi,
che si rimettono alle imprevedibili vie della Storia, finiscono coll'aderire
alla impostazione del Partito Liberale se non dell'ormai rassegnato, del
vedremo poi, che è una specie di « ci han promesso la dimane - la dimane si
aspetta ancora » con la variazione che non si promette nemmeno la dimane, ma se
mai si accenna confusamente a possibili cataclismi - guerre o rivoluzioni che
non sono certamente nell'auspicio del Partito Nazionale Monarchico.
E’ bene, quindi, che il Partito Nazionale Monarchico ricordi
a tutti che, osservata la disciplina nazionale, non dimenticata la sua origine
e la sua destinazione, non intende rendersi complice di inutili confusioni, non
vantaggiose ad alcuno nell'immediato, perniciose per il suo decoro
intellettuale, per la lealtà politica nei confronti di tutte le parti
politiche, per la dignità della sua impostazione storica.
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