di Tommaso Francavilla
Beppe Grillo ha certamente dimostrato onestà
intellettuale quando, candidando Antonio Di Pietro- niente meno che- alla
Presidenza della Repubblica, ha con un colpo fatto chiarezza sugli equivoci che
gli hanno consentito di raccogliere voti da tutte le parti.
Il primo a chiarirsi è stato quello della tanto conclamata equidistanza del grillismo rispetto alle malefatte della politica ovunque collocata, seguendo tale investitura di poche ore la conferma da fonte del tutto insospettabile di berlusconismo o similia, quale la trasmissione della pasionaria rossa Gabanelli, di quanto peraltro già ampiamente noto sulla gestione familistica dei fondi pubblici destinati all’IDV da parte del suo fondatore e sul suo sterminato patrimonio immobiliare contestualmente accumulato. Adesso sappiamo che per il comico genovese i suoi compagni possono permettersi qualsiasi malversazione senza dover rinunciare nemmeno alla più alta dellemete, a differenza dei suoi avv
Il primo a chiarirsi è stato quello della tanto conclamata equidistanza del grillismo rispetto alle malefatte della politica ovunque collocata, seguendo tale investitura di poche ore la conferma da fonte del tutto insospettabile di berlusconismo o similia, quale la trasmissione della pasionaria rossa Gabanelli, di quanto peraltro già ampiamente noto sulla gestione familistica dei fondi pubblici destinati all’IDV da parte del suo fondatore e sul suo sterminato patrimonio immobiliare contestualmente accumulato. Adesso sappiamo che per il comico genovese i suoi compagni possono permettersi qualsiasi malversazione senza dover rinunciare nemmeno alla più alta dellemete, a differenza dei suoi avv
ersari che sono invece ladri a priori.
Il secondo equivoco emerge dal fatto che, lungi dal contestargli i 56 immobili di cui sopra (d’altronde si può capire l’imbarazzo su queste questioni da parte di un signore che, avendo da almeno un decennio smesso di lavorare, pare continui a dichiarare un reddito di 4 milioni annui) Grillo imputa a Di Pietro non meglio definite “ambiguità” su tematiche come la TAV e il G8, rispetto alle quali evidentemente lo avrebbe voluto veder sfilare al fianco dei black blok ed alla testa dei “Centri Sociali”.Così gli elettori moderati e di destra che hanno votato o sono tentati di votare per Grillo sono avvisati, se non se ne fossero già accorti, su cosa li aspetta se il loro nuovo beniamino dovesse assurgere al ruolo politico pesantissimo che gli si profila.
Di qui ancor di più la necessità di una seria auto-critica da parte del sistema politico italiano nel suo complesso per le condizioni in cui il grillismo si sta gonfiando all’infinito. E non meraviglia, visto il clima di regime che si respira sempre più in questo Paese, che nessuno si sia domandato quanto a queste condizioni abbia contribuito e stia contribuendo il governo-Monti, che di fatto del grillismo sta diventando il più efficace dei brodi di coltura. Ciò sia per il senso di impotenza che sta fornendo la politica ufficiale in un commissariamento di fatto non privo di atteggiamenti sprezzanti o comunque supponenti nei suoi confronti, sia soprattutto per gli effetti deprimenti delle politiche ottusamente recessive in atto, grazie alle quali tutti i fondamentali dell’economia italiana- dal pil alla disoccupazione allo stesso debito pubblico- si sono pesantemente aggravati.
Con Monti che se ne gloria nei consessi internazionali in cui ci si occupa solo dei problemi dei banchieri, ma con i Partiti condannati a sostenerlo a pagarne il conto presso un Popolo giustamente esasperato anche perché privato di fatto della Sovranità che gli spetta e che nessuno aveva diritto a scippargli.
Il secondo equivoco emerge dal fatto che, lungi dal contestargli i 56 immobili di cui sopra (d’altronde si può capire l’imbarazzo su queste questioni da parte di un signore che, avendo da almeno un decennio smesso di lavorare, pare continui a dichiarare un reddito di 4 milioni annui) Grillo imputa a Di Pietro non meglio definite “ambiguità” su tematiche come la TAV e il G8, rispetto alle quali evidentemente lo avrebbe voluto veder sfilare al fianco dei black blok ed alla testa dei “Centri Sociali”.Così gli elettori moderati e di destra che hanno votato o sono tentati di votare per Grillo sono avvisati, se non se ne fossero già accorti, su cosa li aspetta se il loro nuovo beniamino dovesse assurgere al ruolo politico pesantissimo che gli si profila.
Di qui ancor di più la necessità di una seria auto-critica da parte del sistema politico italiano nel suo complesso per le condizioni in cui il grillismo si sta gonfiando all’infinito. E non meraviglia, visto il clima di regime che si respira sempre più in questo Paese, che nessuno si sia domandato quanto a queste condizioni abbia contribuito e stia contribuendo il governo-Monti, che di fatto del grillismo sta diventando il più efficace dei brodi di coltura. Ciò sia per il senso di impotenza che sta fornendo la politica ufficiale in un commissariamento di fatto non privo di atteggiamenti sprezzanti o comunque supponenti nei suoi confronti, sia soprattutto per gli effetti deprimenti delle politiche ottusamente recessive in atto, grazie alle quali tutti i fondamentali dell’economia italiana- dal pil alla disoccupazione allo stesso debito pubblico- si sono pesantemente aggravati.
Con Monti che se ne gloria nei consessi internazionali in cui ci si occupa solo dei problemi dei banchieri, ma con i Partiti condannati a sostenerlo a pagarne il conto presso un Popolo giustamente esasperato anche perché privato di fatto della Sovranità che gli spetta e che nessuno aveva diritto a scippargli.
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