Gioacchino
Volpe nacque nel 1876 a Paganica (L’Aquila ), e morì nel 1971 a Santarcangelo
di Romagna.
Fu uno
dei più grandi storici che l’Italia abbia mai avuto. Uno studioso che dedicò
con entusiasmo il suo tempo alle patrie istituzioni, all’insegnamento e
all’educazione dei giovani.
Mi è
difficile pensare che molti studenti si interessino a questo grande
personaggio. Dopo la morte di uno scrittore inizia per lui una nuova vita,
fatta spesso di silenzi. E gli studenti d’oggi non sono motivati nello studiare
i segni che uno scrittore lascia nel suo percorso umano. Questi segni sono gli
articoli, i libri, le pubblicazioni, che ha lasciato.
Non è
stato possibile pubblicare il tanto materiale che ha scritto questo studioso.
Le sue tante ricerche riguardano l’età medievale, e in modo particolare la
civiltà dei Comuni.
E’
doveroso, anche, ricordare che Gioacchino Volpe indossò l’uniforme del Regio
Esercito nella Grande Guerra, meritandosi la medaglia d’argento a dimostrazione
che il suo cuore di soldato non si sottrasse al pericolo per difendere la sua
Patria. Il sentimento di patriottismo era molto forte allora, debolissimo
adesso.
Un
breve cenno sulla sua vita: “Dal 1906 professore di storia moderna alla Regia
Accademia scientifico-letteraria di Milano; dal 1924 alla Facoltà di
scienze politiche presso la Regia Università di Roma. Combattente decorato
nella guerra italo-austriaca (1915-1918). Deputato al Parlamento dal
1924-1929. “ Dal 1929, Accademico d’Italia.
L’Accademia voluta da Mussolini includeva le persone più valide del mondo
culturale italiano. In lui Mussolini trovò un validissimo storico che onorò
quella nomina con grande tenacia e fu tra i fondatori della Enciclopedia
Treccani. Un tempo era un grande lusso possedere questa opera monumentale, solo
nelle Università e nelle grandi famiglie si poteva trovare.
Quanti
studenti si sono formati, studiando e consultando quella enciclopedia. Credo
sia difficile elencare tutta la sua produzione, ci servirebbero delle pagine
intere, come credo sia difficile pensare che qualcuno abbia raccolto i suoi
scritti, ci vorrebbe una biblioteca per contenerli.
In un
articolo pubblicato nella rivista Bibliografia Fascista del marzo 1941, Adelmo
Cicogna scrive: “ Gioacchino Volpe scrisse per un’enciclopedia, ed ora ha
raccolto in volume ampliando il testo d’una appendice documentaria, un bel
saggio sul regno di Vittorio Emanuele III, sintetizzando, con quella attitudine
che è in lui singolare, la vicenda lunga e varia del quarantennio di
regno. Ma alla vicenda del regno, ha, opportunamente, premesso
alcuni capitoli, tra i migliori del libro, in cui si ricorda succintamente la
situazione politica, sociale, economica, morale e culturale, dell’Italia, di
fresco uscita dalle lotte per l’unità e tuttora affaticata a risolvere i più
gravi problemi dell’assestamento unitario, sul finire dell’Ottocento; si
espongono i ricordi della giovinezza studiosa, ma anche ricca di un’eredità
guerriera, del futuro re; si mostrano mentre questa giovinezza ancor è nel suo
fiore, il rinnovarsi, per effetto dello slargarsi del suffragio e
per il primo farsi avanti della “Sinistra”, come per contingenze diverse. Il
rinnovarsi della politica italiana, sia interna, come estera. Fondamento
essenziale per la costruzione del nuovo Stato, ed anche quando sarà iniziato
per il nuovo regno”.
Nel
libro Vittorio Emanuele III, scritto da Volpe nel
1939, uscito in una pregevole edizione, e fu capace di dare
all’italiano la vera ed intima dimensione del Re. La sua analisi parte proprio
dal momento in cui il sovrano sale al trono. Era uno dei momenti più
difficili dell’Italia, dopo l’uccisione del Re Umberto I, da parte
dell’anarchico Bresci. Il principe Vittorio Emanuele III si trovava con la
principessa, sua consorte, in crociera, e venne avvertito dell’uccisione del
padre. Immagino la tristezza che accompagnò tale notizia, e il senso
di paura che sentì in quel momento. Fortunatamente gli era accanto
l’amata Elena, una futura regina che avrebbe sempre trovato la forza per affrontare
qualsiasi difficoltà, rimanendogli accanto con una fedeltà assoluta. Li univa
anche la fede nel buon Dio. Gli avversari del re furono pronti a buttargli
addosso del fango, con il risultato che il fango inzacchera chi lo butta, non
chi lo riceve. Gioacchino Volpe fu uno studioso coraggioso e vero che non venne
mai meno ai suoi principi ed il libro su Vittorio Emanuele ne è testimonianza.
A nulla valgono i giudizi sommari e lapidari di quelli che sanno solo giudicare
con disprezzo.
Nel
libro Vittorio Emanuele III si dice: “Bellissima pagina nella vita del Re,
questa sua partecipazione alla guerra. Aveva animo di mettersi, a modo antico,
alla testa dell’esercito e andare avanti. Volle invece che il comando supremo
fosse affidato al Capo di Stato Maggiore, generale Cadorna. Ma per quattro
anni, Vittorio Emanuele svolse opera assiduissima di vigilanza, di controllo,
di consiglio, di eccitamento delle forze morali.
Fu
sempre presente fra i combattenti, in trincea o nei posti di osservazione,
durante la battaglia o negli ospedali, ad animare, premiare, consolare, dare
quotidiano esempio di coraggio e di tolleranza dei disagi, mettendo a profitto
quella robustezza fisica, quella sobrietà, quelle buone doti di montanaro che
erano suo patrimonio. La sua mensa era sempre di una frugalità spartana,
chiunque vi partecipasse, e modestissima quella Villa Italia, immutata nel
nome, anche se mutò il luogo e l’edificio, dove Egli
alloggiava”. Qualcuno potrà chiedersi cosa abbia rappresentato
Gioacchino Volpe per la destra italiana, quella destra coraggiosa di
un tempo, nata grazie a quelli che non si sono arresi. Penso a Giorgio
Almirante e a Pino Romualdi, uomini capaci di
costruire una barriera al comunismo, in momenti molto difficili come
quelli del dopoguerra. Questi uomini si sono sacrificati per un
grande ideale, che in questi anni qualcuno ha calpestato. In quel tempo gli
intellettuali erano vicini anche a Gioacchino Volpe, che anche se aveva aderito
al partito monarchico, si era mosso nel campo della cultura, fondando le
Edizioni Volpe. Un tentativo di far conoscere la cultura di destra e far
riemergere degli autori conservatori che sarebbero rimasti sconosciuti. I libri
delle Edizioni Volpe erano molto eleganti, dei piccoli tesori.
Qualcuno
scrisse: “ I libri hanno valore solo se guidano alla vita, se sanno servirla e
giovarle. E’sprecata ogni ora di lettura se da essa non scaturisce
per il lettore una scintilla di energia, un senso di rinnovamento, un alito di
nuova freschezza”. (Gianfranco Ravasi - L’Avvenire)
Uno
storico inglese altresì diceva che esistono i libri di ora e i libri di sempre.
Quelle meravigliose Edizioni di Gioacchino Volpe sono i libri di sempre, sia
quelli che ha scritto, sia quelli che ha pubblicato nella sua casa Editrice.
Una delle riviste più importanti per quelli della mia generazione fu
Intervento. Purtroppo una delle tante riviste di destra che hanno finito il
loro percorso lasciando una voragine, uno spazio vuoto. Gioacchino Volpe aveva
capito l’importanza che hanno i letterati, quella di lasciare una scia per
molti intellettuali. Infatti, ancora oggi lo rimpiangono
a quasi cinquant’anni dalla sua morte. Trascrivo una delle frasi
di Machiavelli che Volpe citava: “Regolarsi su tutto ciò che gli
altri fanno e da questo trarne lumi sui ciò che dobbiamo fare noi”.
E’
importante ricordare ciò che Gianluigi Chiaserotti scriveva: ”Il Re Umberto II
(1904-1983) insignì Gioacchino Volpe dell'Ordine Civile di Savoia il
15 settembre 1961, e lo creò conte il 16 febbraio 1967. In occasione del
novantesimo compleanno (16 febbraio 1966), il Re, tramite il Ministro Falcone
Lucifero (1898-1997), gli inviò il seguente telegramma: “Sovrano desidera Le
giungano vive felicitazioni particolarmente affettuose ricorrenza Suo
novantesimo genetliaco ricordando eminenti servigi resi da Vostra Eccellenza
alla patria in una nobile vita di studio e di lavoro et formula fervidi voti
perché Ella continui per lunghi anni ancora a servire et onorare l’Italia.”. Il
nostro fu anche membro della Consulta dei Senatori del Regno dal 12 maggio 1960
e Presidente Onorario del Circolo di Cultura e di Educazione Politica Rex dal
novembre 1968 fino alla morte, circolo dove fu un ricercato conferenziere su
svariati argomenti. Gioacchino Volpe fu, senza dubbio, uno storico di ampi
interessi e di tempra notevolissima. Qualità codeste che fanno di lui uno dei
maggiori rappresentanti della cultura italiana del secolo XX.“
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