di Domenico Giglio
Tra le tristi conseguenze della
battaglia d’Adua del 1 marzo 1896 vi furono le migliaia di soldati italiani prigionieri
degli abissini ed i commenti sfavorevoli nei loro confronti della stampa
straniera, specie francese forse dimentica dei rovesci subiti in altre
battaglie da truppe francesi ed inglesi in Africa. Uno dei commenti meno nobili
fu scritto dal principe Enrico d’Orleans e pubblicato dall'importante
quotidiano francese “Figaro”, il 21 aprile 1897. Ora non poteva rimanere senza
risposta questa ignobile offesa ai soldati italiani e fu un principe di Casa Savoia
(dinastia la peggiore in Europa come decenni dopo ebbe la sfrontatezza di
scrivere un certo Romita!), Vittorio Emanuele, Conte di Torino, nipote del Re Umberto,
in quanto figlio del fratello, Amedeo, Duca d’Aosta, ad esigere la riparazione,
sfidando a duello, era l’uso dell’epoca, il principe francese. Dopo tutti i
preliminari, secondo le regole cavalleresche, magistralmente riportati, dagli
originali manoscritti nel volume fuori commercio, edito da Mondadori (senza
data) grazie al contributo di Lucio Zanon di Valgiurata, dopo avere avuto l’autorizzazione
alla pubblicazione da parte del Re, la mattina alle 5 del 14 agosto 1897, nel
“Bois des Marechaux”, località vicino Parigi, avvenne lo scontro alla spada tra
i due Principi. Dopo una scalfittura per parte al quinto assalto, la spada del Conte
di Torino procurò unna ferita, non mortale, all’addome del principe francese,
subito soccorso dai medici presenti, come riportato nel verbale “ayant reçu dans
la parti inferieur droit de l’adomen un coup d’epeè”. Così con la vittoria del
Principe Sabaudo terminò il duello che ebbe ampio risalto sulla stampa estera e
nazionale, restituendo così onore al soldato italiano e prestigio al Regno d’Italia
ed alla Casa Regnante, “lezione di onore di italianità, data da un Savoia”..
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