A 150 anni dalla nascita, il ritratto di Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta. Il nipote: “Fu lui a sospendere i tribunali d’emergenza che giudicavano i sospetti disertori in trincea”
La tesa
dell’elmetto Adrian proietta la sua ombra su un volto fine e signorile che
contrasta col panneggio pesante e roccioso del pastrano militare. E’ il
monumento al duca Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta di cui quest’anno
ricorrono i 150 anni dalla nascita. Sorge in piazza Castello a Torino e,
realizzato dagli scultori Eugenio Baroni e Publio Morbiducci, fu inaugurato nel
1937 insieme ad altre sculture che raffigurano i soldati in quattro momenti
topici: in attesa, prima, durante e dopo il compimento del proprio dovere.
Cugino primo e coetaneo del re Vittorio Emanuele III, il duca d’Aosta ne
costituiva l’antitesi, sia per la figura fisica - era alto e atletico - sia per
il temperamento socievole e aperto. È stato uno dei più grandi generali
italiani della Grande Guerra, e meritò l’appellativo di “Duca Invitto”, perché
la III Armata che lui comandò non conobbe mai la sconfitta. Pur non essendo uno
stratega o un tattico di capacità straordinarie, aveva un carisma antico che
rese la sua armata una disciplinata e motivata macchina da guerra.
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