NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 8 settembre 2017

Lettere al direttore sull'8 Settembre

 Re Vittorio Emanuele III a Brindisi
Caro Direttore,
nell'articolo  sull'8 settembre  in  merito  al  trasferimento  del  Re  viene  giustamente  citato  un  vero  storico, il Prof. Lucio  Villari, che non mi risulta essere monarchico, il quale spiega  pacatamente l'assoluta  necessità, ai  fini  della continuità dello Stato, dell'allontanamento da Roma del Capo dello Stato stesso, il Re, unica  fonte all'epoca  di  legittimità istituzionale.
L'evitare di essere preso prigioniero per un Capo di Stato è una  necessità  storica: Churchill  disse che, se  i  tedeschi  fossero  sbarcati nelle isole  britanniche, si  sarebbe  trasferito  con  il  Re  in  Canada; il  Presidente  della  Repubblica  francese nel 1940  si  trasferì da Parigi a  Bordeaux; la  Regina d'Olanda  lasciò  il  paese per il Canada; il  Re del  Belgio  Leopoldo  III,  invece, rimase  e  fu  in  pratica  prigioniero dei tedeschi, il che gli fu poi rinfacciato nel  dopoguerra: Stalin  stesso, avvicinandosi i tedeschi a Mosca, preferì allontanarsi giustamente dalla Capitale.
Nel  XIX secolo, guerra franco-prussiana del 1870, Napoleone III, invece, fu fatto prigioniero dai  prussiani con le conseguenze a  Parigi e nella  Francia che ben conosciamo.
In conclusione, l'allontanamento da Roma, che non poteva  trasformarsi in una Stalingrado, essendo inoltre la  sede del  Capo  della Chiesa Cattolica, fu per Vittorio  Emanuele III un'amara  necessità  ed  essersi  diretto  verso l'unica parte  dell'Italia, Brindisi, che non fosse in mano né dei  tedeschi  né  degli  anglo-americani, consentì quella  continuità legale e istituzionale necessaria  per  gli  adempimenti  dell'armistizio.
Quanto poi alla morte della Patria, molto ci  sarebbe  da  discutere  perché l'esempio di fedeltà dato dalla Regia Marina, dalla  poca  Regia  Aviazione rimasta, dalle  divisioni  italiane  in  Sardegna  ed  in Corsica, che riuscirono  ad allontanare i  tedeschi, per  non  parlare di Cefalonia, Corfù, Rodi, Lero dimostrano  che  la  frase  finale  del  messaggio  di  Badoglio  di  accettazione  dell'armistizio  con  gli  anglo-americani, sul dovere di reagire  ad  attacchi  provenienti  da qualunque altra parte, era  il  massimo  di  ordine  che  potesse darsi  per chi voleva capire ed agire  di  conseguenza.
Sempre per la storia, si era anche ipotizzato un  trasferimento  via  mare, del  Re  e del Governo, in Sardegna ma  l'annuncio, dato  l'8 settembre - una  data  eccessivamente  vicina  alla  data  della firma  dell'armistizio avvenuta a Cassibile  il 3 settembre -  rese  la  stessa  impossibile.
Molto altro ci sarebbe da dire per cui consiglio di leggere  "Il  Regno  del Sud", di  Agostino  degli  Espinosa, testimone oculare, scritto subito dopo i fatti ed uscito nel 1946, nella sua  prima  edizione, e  successivamente  ristampato, sul  lavoro  improbo  di  ricostruzione, comprese le Forze Armate che  già  a  dicembre  1943 combatterono valorosamente a Montelungo contro l'esercito tedesco.
Domenico  Giglio 

Caro Direttore,
non ho mai pensato né preteso di vedere  pubblicato le mia  lettera ma il silenzio e l''oblio  riguardante  l'opera delle  Forze  Armate del  Regno d'Italia, dopo  l’8  settembre 1943, mi riempie di amarezza se non  di sdegno.
Oltre alla Regia Marina che compì centinaia di missioni, con le  proprie navi e con la propria  Bandiera, per  l'Esercito  si  tratta  di  oltre 400.000 uomini, impiegati ed impegnati sia nella prime  linee  sia nelle retrovie, con 22.385  ufficiali e 396.630  soldati.
Essi diedero un  contributo effettivo, notevole e documentato alla  liberazione dell'Italia centro-settentrionale, testimoniato dal numero  dei riconoscimenti ricevuti  per il  periodo  dall'8 settembre 1943 al 25 aprile 1945, con 21 Ordini  Militari di  Savoia,  69 Medaglie  d'Oro, 241 Medaglie d'Argento, 382 Medaglie di Bronzo e 459 Croci di Guerra!
Avrei altro da aggiungere ma il linguaggio dei numeri è più che eloquente.

Domenico  Giglio

Nessun commento:

Posta un commento