NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 15 ottobre 2016

L’ALBANIA CI INSEGNA QUALCOSA


Se le antichità ellenistiche e romane, da  Butrinto  a  Bylis  ed  Apollonia, i  ricordi  veneziani, le  basiliche  bizantine, ed  anche  alcune  moschee   sono  motivo  di  attrazione  per  un  turismo  culturalmente  qualificato, la  visita  a  Tirana, del  grande   articolato  Museo   Storico  Nazionale, situato  nella  grande  piazza  dedicata  all’eroe  nazionale  della  resistenza  all’invasione  ottomana, Giorgio Castriota, “Skanderberg”,  museo   che  documenta  la  storia  degli  albanesi  da  periodi  risalenti  a  diverse  migliaia  di  anni  avanti  Cristo, fino  ai  nostri  giorni  merita  una  attenta  visita.

Ed  in  questa  visita  nella  parte  finale  dalla  proclamazione  dell’indipendenza, nel  1912  ad  oggi, una  ampia  sala  è  dedicata  alla  figura  di  Ahmet  Zogu, prima  capo  del  governo, poi  presidente  dal  1925  e  poi  Re  dal  1928  al  1939, partendo  dall’albero  genealogico  della  famiglia  Zogu  fino  ad  Ahmet  ed  anche  di  quello  iniziato  da  Zogu, come sovrano, con  tutti  i  suoi  discendenti, il  che  è  particolarmente  importante  e  significativo. 

Il  tutto  corredato  da  ampio  materiale  fotografico  e  da  didascalie  esplicative  che  spieghino  ai  giovani  che  numerosissimi  visitano  il Museo, la  figura  di  questo  capo  dello  stato.

E  di  questa  rivalutazione  della  figura  del  Re  è  ulteriore  testimonianza  l’intitolazione di  un  importante  arteria  della  capitale, il  “Boulevard  Zogu  I” nonché  l’edificazione  di  una  statua   del  Re, al  termine  della  strada, inaugurata  recentemente…

Piccola  grande  giovane  Albania  che  cura  ed  onora  la  propria  storia, lezione  di  civiltà  per  nazioni  vecchie  e  stanche  che  invece  dimenticano  o  peggio  rinnegano  la  propria.

Domenico  Giglio

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