NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 8 ottobre 2016

La Sinistra Sociale Monarchica - IX parte


La crisi nazionale nella crisi politica

Un discorso politico non può concludersi se non con un discorso sul Governo: sul Governo che occorre per la Nazione.

Ma, prima di fare il discorso sul Governo che occorrerebbe per la Nazione, bisogna per lo meno accennare - sia pure con la discrezione che occorre nel guardare in casa altrui - ad un discorso sul partito di maggioranza relativa. Per tale sua posizione parlamentare la Democrazia Cristiana è oggi l'arbitra nello scegliere e nel proporre al Parlamento la formula, il programma del Governo: ciò non significa che essa possa, in questo campo, fare ciò che voglia, ma che essa è la maggiore responsabile di qualsiasi cosa vi si faccia. La responsabilità di una scelta sociale e politica per trarre fuori la Nazione dalla crisi che la attanaglia se incombe su tutti, incombe massimamente sulla Democrazia Cristiana. E' lei che deve scegliere: tra Cristianesimo, ché di questo si tratta, e Capitalismo; tra Nazione, ché di questo si tratta, ed internazionalismo, e sia pure internazionalismo a striscie e stelle anziché internazionalismo dalla stella in campo rosso; tra una Democrazia politica la quale non può sussistere se non è sostenuta e vivificata dalla democrazia sociale, e Stato di polizia, ché di questo oggi si tratta.

Insomma, e per non citare che i due oggi più in vista - e forse non tra i più lontani - tra i suoi molti leaders contrardittori, la Democrazia Cristiana dove scegliere, almeno e senza altri ritardi, tra Scelba e Fanfani. Tra l'on. Amintore Fanfani (il quale di recente è stato per circa cinque mesi Ministro dell'Interno ed in quel periodo ha superato tre scioperi generali nazionali dei lavoratori dell'Industria e tutto il periodo acuto dello «affare Pignone» senza che gli Italiani quasi si accorgessero dell'esistenza della Polizia) e l'on. Mario Scelba (il quale nello stesso pomeriggio in cui andava al Quirinale per presentare al Presidente della Repubblica la lista del proprio Gabinetto sentiva il bisogno di mandare a spasso in parata per il centro di Roma le camionette della «Celere») vi è identità di partito, ma vi è opposizione di Politica, rivelata dalla realtà delle cose: opposizione ideologica; opposizione morale; opposizione sociale; opposizione estetica, financo, come l'episodio delle camionette denuncia. Vi è identità di partito, ma opposizione di Politica, tra Fanfani, Gronchi, Pella da una parte, e Gonella, Scelba, Togni dall'altra; malgrado la differenze tattiche e le questioni personali che possono distinguere questi uomini in ciascuno dei due campi, nell’uno domina la tendenza ad una Politica nazionale e cristiana, intesa questa parola alla cattolica, e nell'altro domina la tendenza ad una Politica reazionaria e democratica, intesa questa parola all'americana. Queste tendenze non sono né fungibili né aggIutinabili tra loro, malgrado le amicizie personali, i tentativi e le apparenze; ne può bastare l'identità di tessera e di partito a nascondere o a risolvere la crisi.

Questa è la scelta morale, politica e sociale che la Democrazia Cristiana deve fare; comunque la faccia, più presto la farà meglio sarà per lei e, quel che più conta, per la Nazione. Finirà lo immobilismo suo e del Governo, degli altri partiti e della Nazione, questa, in un modo o in un altro, a seconda che la scelta cada su l'una o sull'altra strada, potrà avviarsi a risolvere ed a superare la propria crisi.

Premesso questo discorso sintetico sul partito di maggioranza relativa e sulle gravi ed urgenti responsabilità che gli incombono, si può fare il più generale e più importante discorso sul Governo che occorrerebbe per la Nazione. Il quale, e le ragioni ne sono evidenti come ne è evidente il già accertato fallimento politico e sociale, non può essere il Governo quadripartito, comunque atteggiato, rimescolato o rimpastato; come non può essere l'auspicato da molti Governo di centro-destra, che altro non sarebbe se non il Governo della «operazione Togni», della schiavitù italiana sotto il Capitalismo internazionale, e fatalmente dello sviluppo di un Fronte Popolare ad inevitabile direzione comunista; come non può essere un Governo di centro-sinistra esclusiva, con saragatto-pacciardiani o meno, il quale in definitiva trascinerebbe la Democrazia Cristiana ad esser prigioniera della formula DC-PSI-PCI del « tripartito 1946-47 », già scontato allora, ed oggi non soltanto sconsigliabile, ma addirittura impossibile per le mutate condizioni storiche e interne e internazionali.


Se il Governo quadripartito è, comunque sia atteggiato, il governo dell'immobilismo, e della morte della Nazione per asfissia, queste altre due formule condurrebbero, prima o poi, ad un Governo da guerra civile.

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