Giovanni Semerano il 15 Settembre 1984 al Pantheon dopo l'elezione a segretario generale dell'UMI |
di Giovanni Semerano, seconda parte
Tutte le domeniche di maggio del
1946 Umberto II, da poco Re d’Italia, riceveva nei giardini del Quirinale una moltitudine
di famiglie, reduci di guerra, mutilati, orfani, persone di ogni idea e convinzione,
e io mi trovavo nel servizio d’ordine di cui facevano parte giovani scelti dal
Fronte Monarchico Giovanile di cui era Segretario Generale Mario Lucio
Savarese.
In una di quelle domeniche la
Contessa Vittorina Paoletti, dirigente nazionale dell’Unione Monarchica
Italiana (fondata nel 1944), che collaborava nella segreteria del Ministro
della Real Casa, Falcone Lucifero, e sovrintendeva all’evento, mi disse che il
Ministro voleva conoscermi.
Ci recammo nell’ufficio del
Ministro che ci venne incontro col suo accogliente sorriso, baciò la mano della
Contessa, strinse la mia e ci sedemmo davanti alla scrivania dove, sul lato
destro, era posta una macchina da scrivere Olivetti (in seguito mi resi conto
che il Ministro era solito scrivere personalmente lettere, articoli e
dichiarazioni, e lo constatai, nei decenni successivi, quando quella stessa macchina
da scrivere era al medesimo posto negli uffici di via Crescenzio e poi di
Lungotevere Arnaldo da Brescia.
Il Ministro si ostinava a battere
instancabilmente i tasti della sua macchina ma, qualche volta, mi diceva: “Semerano,
continua tu.”).
L’incontro durò a lungo: il
Ministro volle sapere tutto di me. Si congratulò per la mia posizione di
studente in giurisprudenza ma la sua sorpresa più grande fu quando scoprì che
mio nonno Giovanni Semerano, Prefetto di Bari, era stato, nel 1944, il suo
successore in quella Regia Prefettura. Allora la conversazione divenne quasi familiare
e il Ministro si lasciò andare ai ricordi di quando conobbe mio nonno.
Da quel colloquio dovevano passare
diversi mesi prima di rivedere il Ministro. L’esito, infausto per l’Italia, del
Referendum istituzionale - alterato dai brogli, nelle schede e nei verbali, e
stravolto dal “gesto rivoluzionario” compiuto dal Governo l’11 giugno notte
“…in spregio alle leggi e al potere indipendente e sovrano della Magistratura…”
(dal messaggio del Re Umberto II agli italiani all’atto della partenza, il 13
giugno) – indusse il Re a lasciare l’Italia e cambiò il destino della nostra Patria.
Devo ricordare che nessuno aveva mai parlato di esilio e nessuno poteva
immaginare che esso sarebbe stato inserito nella Costituzione come pena
perpetua approvata, nel dicembre 1947, con il voto favorevole del solo 38% dei
membri dell’Assemblea Costituente! Una infamia indelebile nella storia
d’Italia.
Ed ecco che un giorno mi telefonò
la Contessa Paoletti per dirmi che il Ministro, ricordandomi al Quirinale, voleva
vedermi. Mi recai un pomeriggio nella casa di Via Crescenzio n.25 dove abitava
e aveva trasferito la sua segreteria di Ministro del Re. Gli chiesi se potevo
essergli utile e mi disse subito se volevo riordinare il suo ufficio stampa.
Sapeva che collaboravo al quotidiano romano “Il Tempo”, fondato e diretto da
Renato Angiolillo (poi, per tanti anni, dal caro amico Gianni Letta), e della mia
passione per tutto ciò che riguardasse la stampa.
Cominciò quel giorno la mia
collaborazione con Falcone Lucifero che doveva durare per tutti gli anni
dell’esilio di Umberto II, e anche dopo la morte del Re, quando egli volle che
diventassi il Segretario Generale dell’Unione Monarchica Italiana.
A Via Crescenzio l’ufficio si
presentava così: dall’ingresso si accedeva, attraverso un corridoio, a due
stanze; la prima a destra era la segreteria; in fondo, da un salottino, si
entrava nello studio del Ministro. Nella segreteria c’erano quattro scrivanie,
la prima a sinistra era quella del Colonnello Mario Stampacchia, la seconda a
destra quella della Contessa Paoletti, a fianco quella della signora Cristiana
De Angelis e, infine, quella destinata a me. Il giovane Mario era l’usciere,
fattorino e autista, anche se il Ministro la sua Millecento grigia, poi la 124 blu,
la guidava lui stesso.
Il problema principale, rimasto insoluto
negli anni, che si manifestò dopo la partenza del Re, era inerente alla
unificazione dei vari movimenti monarchici in un solo organismo politico. Il
Ministro fu sempre contrario all’idea del “partito” del Re e riteneva invece necessaria
una formazione politica che raccogliesse tutti i monarchici, indipendentemente
dalla loro appartenenza a partiti diversi. Si scelse dunque di potenziare, riorganizzandola,
l’Unione Monarchica Italiana che già rispondeva a questa valida idea.
Ma l’UMI si presentava divisa:
c’era quella di Via Sistina e c’era quella di Via dell’Umiltà. Il Ministro
ritenne di dover sostenere quella più rappresentativa e diffusa sul territorio
nazionale, che includeva tutti i movimenti monarchici che vi aderirono prima
della campagna elettorale del Referendum istituzionale. Senza indugiare Lucifero
incaricò Benedetto Siciliani, che era stato con lui, al Quirinale, addetto
all’ufficio stampa e relazioni, di occuparsi della situazione organizzativa e
rappresentativa dell’UMI. Il primo atto fu quello di trasferire l’UMI nella nuova
sede in Via della Mercede e di indire il II Congresso Nazionale. A Via Sistina
si trasferì la parte dell’UMI guidata dall’On. Luigi Filippo Benedettini. Cosi
iniziò la vita del più importante movimento monarchico post- Referendum mentre,
parallelamente, si preparava la formazione del Partito Nazionale Monarchico –
Stella e Corona - dell’On. Alfredo Covelli e del Comandante Achille Lauro che
lo definirono il Partito “per il Re”.
Cominciai dunque a riordinare il materiale
relativo alla rassegna stampa del periodo dello sciagurato Referendum. Una mole
imponente di articoli da sistemare in raccoglitori (che avevo acquistato a mie
spese) e divisi in ordine alfabetico, ai quali si aggiungevano quelli della rassegna
stampa quotidiana che, ogni settimana, veniva mandata al Re in Portogallo.
Iniziò allora la consuetudine dei
messaggi dall’esilio del Re agli italiani, la cui bozza di testo veniva
preparata dal Ministro e inviata a Cascais per la valutazione e l’approvazione
del Re che la siglava in calce con la Sua U.. A volte era sufficiente una
telefonata del Re al Ministro per dire che andava bene e ricordo, come fosse adesso,
l’emozione di quando mi capitò di assistere a quelle conversazioni! I messaggi
- tutti da rileggere e da meditare per la loro lucidità e chiaroveggenza –
Falcone Lucifero li ha raccolti in due suoi libri “Il pensiero e l’azione del
Re dall’Esilio” (Rizzoli, 1966) e “Il Re dall’Esilio” (S. Mursia, 1978).
Il primo di quei messaggi fu
indirizzato ai giovani dell’Unione Monarchica Italiana tra i quali eravamo io e
tanti cari amici i cui nomi porto tutti nel cuore.
Come ho detto, mentre procedeva la
riorganizzazione dell’U.M.I., Alfredo Covelli fondò il Partito Nazionale Monarchico
(PNM) e il Ministro manifestò subito la sua contrarietà all’iniziativa. Negli
anni a venire i loro rapporti furono tesi, per riconciliarsi soltanto dopo la morte
del Re, nel 1984, durante il X Congresso Nazionale dell’UMI al quale l’On.
Covelli partecipò nella sua qualità di Presidente della Consulta dei Senatori
del Regno. Il Ministro, infatti, fu sempre sostenitore dell’idea che non doveva
esserci un “partito” monarchico, mentre bisognava dare forza ad
un’associazione, l’UMI, per rappresentare i monarchici dei vari partiti.
Ricordo che le situazioni più acute tra il Ministro Lucifero e l’On. Covelli si
ebbero in occasione delle elezioni regionali sarde, nel 1949, e della nascita
del centro-sinistra, nel 1963.
Devo anche dire che, morto il Re,
il Ministro Lucifero, nei nostri quotidiani colloqui, più volte ripensò
criticamente a quei contrasti e si rammaricò di non aver sostenuto il PNM dopo
il successo ottenuto alle elezioni del 1953 che portarono in Parlamento 40
Deputati e 16 Senatori di Stella e Corona. In riferimento a quella vittoria,
non va dimenticato che la brillante affermazione monarchica indusse il
Presidente del Consiglio De Gasperi, il 28 luglio 1953, in Aula alla Camera dei
Deputati, nel suo ultimo discorso da Capo del Governo, a chiedere esplicitamente
l’appoggio del PNM al suo 8° Governo.
Appoggio che gli fu negato e che
portò alla formazione del Governo presieduto da Giuseppe Pella, sostenuto dai monarchici.
La richiesta di De Gasperi aveva, in effetti, una grande importanza politica e
rappresentava una forte novità perché essa fu l’unica da lui fatta, in sei
anni, al di fuori della formula del quadripartito centrista che il leader DC
presiedeva dal 1947. E, se fosse stata accolta, forse avrebbe cambiato il corso
degli eventi politici italiani.
Ritorno all’U.M.I. che, in via
della Mercede, si riorganizzò alacremente. La Segreteria Siciliani rappresentò
uno dei momenti politicamente più intensi dell’Unione Monarchica Italiana che
era presente in Parlamento con numerosi eletti nelle diverse liste dei partiti
democratici e alla quale aveva aderito il Fronte Monarchico Giovanile (FMG).
Ma, nello stesso tempo, i rapporti tra il Ministro e il Segretario si
incrinarono per via del fatto che Siciliani aveva stabilito un contatto diretto
con il Re e si arrivò così alle sue dimissioni seguite da quelle del Presidente,
il diplomatico Giuliano Capranica del Grillo.
Si chiuse così la sede di Via della
Mercede trasferendola in quella nuova di Via Piemonte, dove si terrà il IV Congresso
Nazionale per eleggere i rinnovati organi direttivi con, alla Presidenza, l’On.
Raffaele Paolucci di Valmaggiore, Medaglia d’Oro della I Guerra Mondiale e
celebre chirurgo. Poi, nella definitiva sede di Palazzo Tittoni, al V Congresso
sarà eletto – succedendo al Sen. Raffaele Guariglia, Ambasciatore e già
Ministro degli Esteri durante la Guerra di Liberazione - l’Ammiraglio Adalberto
Mariano, valoroso esploratore del Polo Nord sopravvissuto alla tragedia del
dirigibile “Italia”.
Intanto anche il Fronte Monarchico
Giovanile si irrobustiva e a Mario Lucio Savarese era subentrato Nicola Torcia
che portò il FMG ad entrare nell’UMI e a divenirne il suo movimento giovanile.
Quando Torcia lasciò il FMG per aderire al PNM toccò a me assumere la carica di
Segretario Generale, eletto al Congresso che si tenne in via della Mercede,
assieme a Carmelo Lo Voi e a Marino Bon Valsassina miei Vice Segretari. Questo incarico
mi costrinse ad allentare la mia collaborazione diretta nella segreteria del
Ministro Lucifero al quale presentai il giovane e validissimo amico Ernesto
Frattini per sostituirmi nel lavoro dedicato all’ufficio stampa.
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