NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 11 ottobre 2016

Eugenio, il Savoia austriaco che sconfisse l’esercito del Re Sole

di Alessandro Barbero

L’intervento di Alessandro Barbero a un incontro sull’assedio di Torino del 1706, che si terrà il 13 ottobre. I tanti segreti, molto ben custoditi, del grande condottiero.

L’identità di un Paese si regge anche sulla narrazione del passato. In Italia, dal Risorgimento fino all’ultimo dopoguerra, ha avuto un’eco importante il mito della dinastia guerriera dei Savoia e della vocazione bellicosa del Piemonte, dal cui piccolo esercito traeva la sua genealogia l’esercito italiano.

Un mito non è necessariamente inventato di sana pianta. Alla fine del Seicento l’ambasciatore veneziano a Torino scriveva: «Il signor Duca di Savoia si può gloriare di essere l’unico principe d’Italia che tiene vivo nei suoi popoli l’antico valore della nazione». Gli italiani impoveriti si ricordavano ancora che nel Rinascimento erano loro a dominare i campi di battaglia, e consideravano con malinconia la smilitarizzazione dei loro piccoli Stati, con un’unica eccezione, appunto: il Piemonte sabaudo. Ma perché su questa base si sviluppasse un mito dal potente impatto propagandistico occorreva un evento fondante: e quell’evento ebbe luogo quando nell’estate del 1706 gli eserciti del Re Sole, invaso e devastato il Piemonte, misero l’assedio a Torino.

La trasformazione dell’assedio in epopea cominciò quando il soldato Pietro Micca si sacrificò per far saltare in aria una galleria sotterranea invasa dai francesi. E pazienza se la verità è forse che il sergente furiere, per risparmiare, gli aveva dato una miccia troppo corta, come suggerì Umberto Eco in una memorabile Intervista impossibile. Pietro Micca è diventato un eroe di quella storia d’Italia che una volta si insegnava ai bambini, insieme a Pier Capponi, Francesco Ferrucci, Balilla e Enrico Toti. La scoperta che il duca ricompensò la vedova dell’eroe assegnandole come vitalizio una razione di pane al giorno ha poi autorizzato i soliti pettegolezzi sull’avarizia dei Savoia; ma i tempi erano duri, e il Paese povero.

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