NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 18 maggio 2021

Il libro azzurro sul referendum - XXI cap - 6

 


VI. - Analisi e sintesi di una ricostruzione

Dopo tutte le considerazioni, le rielaborazioni, e i rilievi che precedono, mi chiedo se, prima di concludere il già lungo discorso, mi sia lecito tentare una ricostruzione logica dei risultati del  referendum, quali avrebbero potuto essere se non fossero intervenuti gli elementi di «turbativa» nelle cifre «ufficialmente dichiarate» e nei conseguenti conteggi, che via via si son posti in chiaro, e le cose si fossero svolte rispettando le leggi dell'onestà, che dovrebbero regolare anche la vita politica.

Pare anzitutto logico che i voti «presunti», appartenenti cioè agli «elettori inesistenti», siano restituiti agli aventi diritto, e perciò annullati, e quindi sottratti alla parte che se li è visti attribuiti per l'eccessivo zelo dei suoi fedeli. Ergo, sono voti 1.609.975 da togliersi da quelli attribuiti alla Repubblica.

Poi, sono da prendersi in considerazione i voti nulli. Di questi, 1.146.729 sono rappresentati da voti non espressi. Poiché non mi piace incolparne l'ignoranza, preferisco considerarli dovuti tutti all'agnosticismo, sia pure di elettori che forse «poi ci hanno ripensato». Comunque, ritengo soprattutto «onesto» lasciarli fra i «perduti», e non tenerne conto.

Le schede nulle e i voti nulli e contestati, assommano insieme a 363.006. Si è osservato che la percentuale più alta del «fenomeno» si è verificata, per una comprensibile coincidenza, nelle circoscrizioni elettorali a netta prevalenza monarchica: dove è anche meno elevato, nel popolo minuto, il grado di istruzione, che avrebbe aiutato a meglio comprendere il rischio di i lasciar segni» sulle schede. Né mancherebbero altre osservazioni, che contribuiscono a legittimare l'attribuibilità - per destinazione indubbia - di tali voti alla Monarchia.

Ma sono ancora da prendersi in considerazione i voti di coloro che non poterono votare perché sprovvisti di certificato.

Anche nei riguardi della ripartizione regionale dei certificati consegnati i agli elettori, si ripete quanto già rilevato per voti nulli e contestati, e cioè che la percentuale più elevata si riscontra in Sicilia (7.40%) e nel Meridione (6,20%), e la più bassa in Italia Settentrionale (4,60%).

Si rileva ancora - dall'Istituto Centrale di Statistica - che il 58,80% di certificati non consegnati riguarda elettori residenti nello stesso Comune di emissione, e che mentre la media per tutto il territorio dello Stato è del 5,40%, essa si eleva al 9,10% nell'insieme dei Comuni con più di I00.000 abitanti, con una massima del 14,90% a Genova e un minimo del 0,70% a Taranto. Queste due Città segnano gli estremi del fenomeno, ma altresì le eccezioni in quanto le più alte percentuali (dal 14,10% al 13,70%) Si riscontrano nell'Italia Meridionale e in Sicilia, e le più basse (dal 5,7o% al 4,80%) nell'Italia Settentrionale. Se ne trae l'osservazione che le più alte percentuali si riscontrano nelle circoscrizioni elettorali e nelle grandi città a prevalenza monarchica.

Si può ancora tener conto di un altro elemento che può trarsi dal confronto fra la distribuzione territoriale percentuale degli elettori, e la distribuzione percentuale dei certificati non consegnati.

Se ne ricava il seguente prospetto:



da cui si rileva che il 6o% dei certificati non consegnati si riscontra nelle circoscrizioni a prevalenza repubblicana, che assommano il 66,40% del corpo elettorale, ed il 40% nelle circoscrizioni meridionali e insulari, a prevalenza monarchica, che assommano il 33,60% degli elettori.

Una ponderata analisi degli elementi sopra illustrati, in rapporto alle caratteristiche delle categorie di elettori sforniti di certificato elettorale, autorizza a dedurre che - qualora tali elettori avessero potuto votare - i loro voti sarebbero stati espressi, con ogni attendibilità, per il 40% in Italia Settentrionale e Centrale, per il 90%, nel Meridione e nelle Isole, e così nell'intero territorio per il 60%, in favore della Monarchia.

Volendosi porre per uno scrupolo di obbiettività la domanda quale sarebbe stata la probabile sorte dei 25.990 voti degli elettori «sospesi dal diritto elettorale», ritengo di poter rispondere che nella quasi totalità sarebbero stati in favore della Repubblica. A questo punto, è possibile tradurre nel seguente prospetto riepilogativo le considerazioni e i rilievi testé compiuti per un tentativo di ricostruzione logica dei risultati del «referendum», che mi par lecito affrontare, e sottoporre ad una serena ed obbiettiva disamina.

 


Ne sarebbe quindi risultata una lieve prevalenza in favore della Monarchia per poco più di 250.000 voti.

CONCLUSIONE

La conclusione a cui si è arrivati, darebbe ragione a chi sosteneva che, comunque, un « capovolgimento » dei risultati del « referendum non sarebbe stato possibile.

Capovolgimento, nel senso di una netta inversione dei risultati numerici mantenendosi il distacco di due milioni di voti, certo no; ma capovolgimento nel senso di arrivare ad attribuire la prevalenza alla Monarchia, sia pur di stretta misura, lo si è dimostrato possibile; non per artifizio di conteggi, ma per logica di ragionamenti condotti ad interpretare con rigorosa obbiettività il linguaggio delle cifre;

Peraltro, LO SCOPO DI QUESTO STUDIO non era, né poteva esserlo, di dimostrare che il 2 giugno 1946 la vittoria dei voti non era stata dei fautori della Repubblica, ma di DIMOSTRARE CHE LA ORGANIZZAZIONE ELETTORALE DEL «REFERENDUM» ERA STATA IMPERNIATA SU UN FALSO DI CIFRE - popolazione, e numero degli elettori - PREORDINATO PER UNA EMISSIONE DI UN NUMERO CORRISPONDENTE DI FALSI CERTIFICATI ELETTORALI, che inficiava a priori il risultato delle votazioni.

Spero di esservi riuscito.

AGOSTINO PADOAN Roma, gennaio 1953.

 

OSSERVAZIONI SULLO STUDIO SUI RISULTATI UFFICIALI DEL «REFERENDUM » ISTITUZIONALE DEL 2 GIUGNO 1946

Per un esame attento dei dati dello studio precedenti, furono richiesti elementi precisi alla Direzione generale dell'Istituto Centrale di Statistica; questa comunicò quanto segue con sua nota n. 024 in data 12 gennaio 1945

 

2)      NUMERO DEI MORTI A CAUSA DI BOMBARDAMENTI NELLA GUERRA 1940-1945.

È in corso una indagine sulle perdite dì vite umane a causa della se¬conda guerra mondiale (1940-/945) i cui dati non sono ancora noti.

3)      NUMERO DEGLI EPURATI.

Non sono a conoscenza di questo Istituto i dati relativi alla epurazione. Ritengo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, della quale dipendeva l'Alto Commissariato per l'epurazione, abbia qualche notizia in materia.


Nessun commento:

Posta un commento