di Goffredo Fofi
Parliamo di un film che pochi hanno visto e pochi vedranno, grazie al dominio esercitato sulla programmazione nelle sale italiane da parte di pochi o pochissimi esercenti/distributori, un “sistema” cui dette un decisivo contributo Walter Veltroni, quando aveva potere. I lettori curiosi sono invitati a cercarlo affidandosi al caso, o ad aspettare che la piccola e coraggiosa casa distributrice ne stampi il dvd. Ne è autore il catalano Lluís Miñarro, che viene dalla produzione (di film del portoghese Manoel de Oliveira, del tailandese Apichatpong Weerasethakul e pochi altri registi ugualmente minoritari). Il suo esordio nella regia, Stella cadente, è uno dei film più bizzarri degli ultimi anni, che merita attenzione e rispetto proprio per essere così insolito.È un film “storico”, “in costume”, che racconta il brevissimo regno del piemontese Amedeo di Savoia, chiamato al governo della Spagna dal parlamento di quel paese, dilaniato da una di quelle crisi che sembrano irrisolvibili, da tensioni tra interessi, correnti, regionalismi, statalismi, da monarchici e repubblicani, da monarchici “di destra” e monarchici “di sinistra”. Il nuovo re è quindi confinato nel suo castello, ed è un fantoccio nelle mani di ministri che non stanno affatto a sentire le sue opinioni, che anzi se ne fregano e lo voglio re-travicello. Pochi i personaggi, dunque, un segretario factotum, un valletto, donne di corte e cameriere, e più tardi la moglie, fatta scendere dal Piemonte.
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http://www.internazionale.it/opinione/goffredo-fofi/2016/07/28/stella-cadente-recensione
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