Pasqua è ancor
lontana, eppure questi sono già giorni di “Passione” per la nostra seconda
Repubblica: partita di slancio, vent’anni or sono,
col suo carico di promesse (una nuova etica pubblica, un rinnovamento della
classe politica, riforme strutturali…), è rimasta praticamente ferma ai nastri
di partenza.
Miracolosamente recitano
ancora sul palco del teatrino politico italiano personaggi “evergreen”, quali Berlusconi,
Fini, Casini, Bersani: se un paziente, caduto in coma nel ’94, si risvegliasse
solo oggi, sarebbe assai difficile convincerlo che sono trascorsi invano diciotto
anni!
La seconda
Repubblica ha offerto solo il peggio di sé. Eppure rimpiangere la prima, come in voga tra i
nostalgici, è un’operazione “ai limiti
dell’irragionevolezza”: come dimenticare che la prima Repubblica è miseramente
crollata travolta da un’ondata di corruzione e monetine? E come nascondere che
quel fardello -chiamato debito pubblico- che gli italiani si caricano sulle
spalle è stato riempito dalla politica clientelare ed affarista di quei favolosi
anni ‘80?!
Nell’anno
trascorso, il Capo dello Stato, affidando
ad un tecnico il compito di traghettare l’Italia tra le onde burrascose della
speculazione finanziaria, ha agito da “curatore
fallimentare” della seconda Repubblica, non più fidandosi dei vari
“Schettino” della politica nostrana. Ma dove dirigere, adesso, la nave Italia?
Tornare indietro non è più possibile, così come proseguire
sulla rotta tracciata dal bipolarismo malato di questi anni. Occorre guardare avanti e far rotta verso
una terza Repubblica, completando finalmente quella traversata perigliosa
iniziata nel ’94.
In che modo? Seguendo tre direttrici:
◆ in primis, una riforma strutturale dell’assetto istituzionale
del Paese (attuando un vero federalismo, abolendo
le Province, riparando i guasti di un’affrettata riforma del Titolo V della
Costituzione ed introducendo l’elezione diretta del Capo dello Stato);
◆ in secundis, un rinnovamento radicale della classe politica italiana
(introducendo il limite di due mandati per ogni carica elettiva ed imponendo ai
partiti per legge le primarie);
◆ in tertiis, il ripristino sostanziale di una “democrazia
rappresentativa” (restituendo ai
cittadini -ancora detentori della sovranità- la facoltà d’incidere sulle scelte
della politica, abolendo il Porcellum, rivitalizzando l’istituto referendario
con l’abolizione del quorum ed introducendo i referendum propositivi).
Via
maestra per conseguire un traguardo così ambizioso sarebbe l’elezione di una
nuova Costituente. Sarà mai il nostro Paese pronto ad una simile
“prova di maturità”?
UN’ALTRA POLITICA è
POSSIBILE?
Il Natale ha portato in dono
agli italiani una campagna elettorale: non certo il regalo più ambito (c’è da scommettere che i più avrebbero
preferito un meteorite su Montecitorio!). A cinquanta giorni dal voto, il quadro politico appare ancora confuso,
indecifrabile: citando indegnamente Zarathustra, da questo “caos” non verrà certo fuori una “stella danzante”, per lo
più un’Italia decadente!
Il centrosinistra, ancora
una volta, ha cambiato contenitore pur
di non cambiar contenuto: dopo i Progressisti, l’Ulivo e l’Unione, è arrivato il
turno dell’“Italia Bene Comune”.
Questa coalizione parte favorita ai nastri di partenza, ma la probabile vittoria del Pd non dovrebbe
entusiasmare più di tanto un partito che si conferma incapace da un lato di andar
oltre quel 30% del suo massimo consenso storico (nonostante il “vuoto politico” lasciato dagli
avversari), dall’altro di sciogliere il nodo della
propria identità politica (fra
i democratici, c’è persino chi si vergogna d’apparire Keynesiano!).
La
vittoria del centrosinistra, inoltre, rischia
di rivelarsi una “vittoria di Pirro” nel caso in cui non disponesse di una
maggioranza assoluta al Senato. In quest’ipotesi, l’unico errore da non
commettere sarebbe “porgere l’altra guancia” a Casini, offrendogli un’alleanze
di legislatura. La via maestra, piuttosto, sarebbe battezzare un “governo di transizione”
con un mandato di scopo: consentire al Parlamento di varare una nuova legge
elettorale, con la quale ripresentarsi alle urne entro l’estate 2013.
Nel centrodestra Berlusconi
sembra muoversi a ritmo di valzer, alternando passi “avanti” (l’annuncio della sua sesta ridiscesa in
campo), poi “indietro” (la
disponibilità a cedere il passo prima a Monti, poi ad un altro premier gradito
alla Lega), poi ancora “laterali”
(l’indicazione del fido Angelino alla successione).
Che il Cavaliere sia tornato dalle
vacanze Keniote con idee più confuse che mai lo dimostrano le sue mosse: prima
l’avallo delle primarie (con
tanto di candidature e raccolta firme),
poi la loro cancellazione; prima la
sfiducia a Mario Monti, poi l’indicazione dello stesso come federatore dei
moderati (in una colazione inclusiva della Lega e con al primo punto del
programma l’abolizione dell’Imu!).
A tal punto, o il centrodestra avrà
il coraggio di compiere il “regicidio” oppure rischia di lasciarsi trascinare inesorabilmente
a fondo dal suo stesso fondatore!
La Lega,
schiacciata dalla vergogna di dover giustificare i diamanti di Belsito, gli investimenti
in Tanzania del partito e le “miracolose” lauree albanesi del Trota, ha oggi una sola priorità: non più entrare
a Palazzo Chigi, quanto superare la fatidica soglia di sbarramento al
Parlamento. Probabilmente Maroni
e Tosi, i “barbari sognanti” del nord-est, riusciranno nell’impresa di
rianimare un movimento indipendentista e legalitario scopertosi centralista e
ladrone. Il dubbio è se il tempo sia oramai troppo stretto da qui alle prossime
elezioni…
Il centro “naviga a vista”,
sperando solo in capitan Monti,
finalmente decisosi a prendere in mano il timone dei moderati. Anche se la nave del Pdl sembra guidata da
capitan Schettino e quella del Pd non mostra segnali di ostilità, in acqua vi sono altre presenze
ingombrati: i pirati grillini ed i rivoluzionari di Ingroia. Se non si ricostituisse l’asse Pdl-Lega, al Pd si
aprirebbe lo spiraglio giusto per vincere anche in Lombardia e Piemonte, con
tanto di “adieu” alle ambizioni centriste di porsi come ago della bilancia in
un futuro Parlamento balcanizzato! Per la prima volta, così, Casini rischierebbe d’aver fatto i conti
senza l’oste: il grande centro potrebbe rivelarsi
solo un grande fiasco!
A Sinistra del centrosinistra si
è affacciata una nuova formazione politica: “Rivoluzione Civile”, la lista guidata da Ingroia, sostenuta dai
sindaci De Magistris ed Orlando. Le
chance di successo (ovvero di superare la soglia di sbarramento) di questo nuovo
soggetto politico dipenderanno da un
solo fattore: la capacità di aprirsi alla società civile ed imporre ai partiti che
lo sostengono (Idv, Prci, Pdci e Verdi) un
profondo rinnovamento.
I primi segnali sono incoraggianti (i partiti hanno rinunciato al loro
simbolo ed i loro segretari al ruolo di capolista). Vedremo se alle belle parole seguiranno fatti concreti: se si tratterà di tracciare un nuovo
percorso per una Sinistra finalmente progressista e di governo oppure di un
cartello elettorale: l’ennesimo “maquillage politico”!
Che dire? Se son rose… saran rosse!
In questo
marasma, l’unica certezza è l’ingresso di
una folta schiera di “grillini” nel prossimo Parlamento. Il Movimento Cinque Stelle è sbalorditivamente cresciuto puntando tutto sulla protesta:
sullo smascheramento dell’ipocrisia di chi siede in Parlamento e sulla denuncia
degli odiosi privilegi di un’intera classe politica. Ma le famose “Cinque Stelle” (acqua pubblica, mobilità sostenibile,
sviluppo, connettività ed ambiente) non saranno
certo sufficienti per una proposta seria di governo del Paese.
Tanti gli
interrogativi irrisolti:
◆ quali posizioni assumerà
il Movimento sulle più disparate questioni di politica nazionale fin ora non discusse? Chi detterà la linea? Grillo o qualche organismo
collegiale rappresentativo della base?
◆ Il ruolo dei
parlamentari grillini sarà quello di meri “portavoce” del Capo, il cui massimo
grado d’autonomia sarà apporre un “Mi piace” ai suo post? Quale ruolo si
ritaglierà Grillo? Quello di “padre nobile” del Movimento o di “padre padrone” dell’ennesimo
partito personale?
A molte di
queste domande credo nemmeno Grillo possa ancora dar risposta…
UN ALTRO MONTI (BIS)? NON E’ POSSIBILE!
In qualsiasi democrazia,
chiunque miri alla più alta carica di governo può percorrere una sola strada:
candidarsi alle elezioni ed ottenere “un voto in più” del proprio avversario. Non è
concepibile, dopo la breve parentesi del governo tecnico, immaginare “un’altra eccezione” a questa
basilare regola democratica! Mario Monti ha tutto il diritto di ambire alla
premiership, ad una condizione: dimostrare di disporre di un’ampia
legittimazione popolare. Fino a prova
contraria, difatti, la sovranità
appartiene ancora al popolo!
Senza voler apparire “portatore di sventura”, per una volta l’Economista della Bocconi potrebbe aver fatto
male i conti: la sua scelta di “salire in politica” potrebbe rivelarsi un inaspettato
boomerang!
Fino a pochi giorni fa, Mario
Monti si presentava al Paese come un “deus ex machina”: un salvatore della Patria, capace di far
uscire l’Italia da una situazione apparentemente senza più via d’uscita. Di contro,
l’unica via d’uscita dalla sua esperienza di governo portava dritto al
Quirinale (in qualità di successore di Napolitano) o di nuovo a Palazzo Chigi
(in qualità di premier “super partes” indicato dai partiti) o in Europa (magari
in veste di successore del presidente Barroso).
Una volta che il Professore si
è tirato in mezzo all’agone politico, il quadro è profondamente cambiato: alle
prossime elezioni, la coalizione Monti rischia di porsi come terzo, forse quarto
polo del Paese (dato Bersani per favorito, Berlusconi e Grillo hanno le
carte in regola per ambire a prendere un voto in più di Fini e Casini!).
A tal punto, a che titolo Mario
Monti potrebbe contendere il posto a Bersani, ragionevolmente leader del
primo partito d’Italia, per di più legittimato dalle primarie?
Se “è tanto più facile ricambiare
un’offesa che un beneficio” (P.C.Tacito), perché mai il Cavaliere, dopo aver ricevuto il gran rifiuto dal
Senatore, dovrebbe appoggiare una sua
corsa al Quirinale? Se “non c’è
vendetta più bella di quella che gli altri infliggono al tuo nemico” (C.
Pavese), perché mai Berlusconi, dopo esser stato ridicolizzato dall’ironia
british del Professore, non dovrebbe preferire al suo posto persino la Finocchiaro
al Colle?
UN ALTRO PAESE, Più
SEMPLICEMENTE “NORMALE”, è
POSSIBILE?
Nel 2008, in piena campagna elettorale, Walter Veltroni pronunciò queste
parole: “L’Italia è un Paese migliore
della destra che lo governa”. In tutta onestà, come credere al mito degli “Italiani brava gente” o alla favola per cui
il Paese reale sia fatto di tutt’altra pasta rispetto a chi lo governa?
Se gente come Raffaele Lombardo, Marcello Dell’Utri, Cesare Previti ed
i vari Scilipoti di turno e De Gregorio d’Italia hanno assunto ruoli di responsabilità
pubblica è perché non pochi italiani hanno riposto in loro la loro fiducia!
Si dirà che il Porcellum ha estromesso gli elettori della facoltà di
scelta dei candidati. Ma nel Lazio, dove alle elezioni regionali sono previste
le preferenze, Fiorito -meglio noto come “er Batman”- non è forse risultato il
consigliere più votato?
Alle parlamentarie del Pd gli elettori non hanno forse candidato a
furor di popolo anche personaggi condannati o indagati, quali Genovese,
Crisafulli e Papania in Sicilia?
L’ex assessore regionale Zambetti
pare aver “comprato” 4.000 preferenze dalla ‘ndrangheta per assicurarsi
l’ingresso al Pirellone. Ma, dietro ad ogni voto comprato, non vi è forse un
elettore “venduto”?
Totò Cuffaro, all’epoca già condannato in primo grado per favoreggiamento
mafioso, è stato candidato dall’Udc al Senato. Gli elettori siciliani non l’hanno
forse premiato con un consenso plebiscitario? Qualcuno ha interpretato la massiccia
astensione dell’elettorato siciliano alle ultime regionali come la prova del disgusto
nei confronti di un certo modo di fare politica. Ma non è più probabile che
molti, essendo consapevoli di non poter più ottenere “nulla in cambio” dalla politica
di questi tempi, abbiano preferito risparmiare il proprio voto, aspettando “nuovi
acquirenti”?!
Il “vaccino del berlusconismo” -per citare Montanelli- è stato iniettato ripetutamente agli italiani, pur producendo pesanti “effetti
collaterali” (colossali conflitti d’interessi, ripetute leggi “ad personam”
-dal decreto “salva ladri” del ’94 alla legge sul legittimo impedimento del
2010-, soppressione delle voci dell’informazione sgradite al potere -ricordate
l’editto bulgaro?-, cancellazione della facoltà degli elettori di scegliere i
parlamentari -si veda il “Porcellum”-, abuso del ricorso alla fiducia ed alla
decretazione d’urgenza…). Eppure gli elettori
non hanno forse atteso la “sesta” ridiscesa in campo del Cavaliere prima di
iniziare a provare qualche “intimo prurito”?!
Come poter credere, allora,
che gli italiani siano davvero migliori
della “Casta” che li governa?
Gaspare Sera
Blog
“Panta Rei”
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