Il fatto che il Re sia al di sopra dei partiti non esclude che possa esistere un partito favorevole al Re
Articolo di Edilio Rusconi su Oggi 26 Febbraio 1953
Alcuni giorni or sono un illustre scrittore
politico, Mario Missiroli, direttore del Corriere della sera. esaminava la
posizione dei monarchici nella vita pubblica italiana, e, con un articolo di
grande interesse. esponeva le seguenti argomentazioni:
1) nel programma del partito monarchico si trovano «delle proposte e delle indicazioni alle quali qualsiasi persona d'ordine e di
buon senso non può non aderire »; esse sono: la « difesa dell'unità contro quel
deleterio errore che è il regionalismo, la richiesta della piena occupazione
della nostra manodopera, gli investimenti produttivi, l'adesione al patto
atlantico, ma sorretta da un'alta coscienza della dignità nazionale, la tutela
della moneta e del lavoro italiano all'estero, il rispetto dell'iniziativa
privata, la libertà di coscienza ;
2) riconosciuti questi meriti, ci si domanda per
quali motivi i monarchici dovrebbero ritenere l'attuale ordinamento incapace di
attuare quel programma, e cioè perché mai le presenti istituzioni repubblicane
sarebbero ritenute un tale ostacolo all'attuazione delle suddette lodevolissime
richieste da rendersi necessaria una restaurazione monarchica;
3) un'opposizione di carattere istituzionale è
giustificata solo se l'istituzione vigente, ossia la repubblica, costituisce un
ostacolo a realizzazioni concrete e urgenti, e non può essere invece
giustificata da sentimenti, sia pure mobilissimi, quali sono quelli dei monarchici;
4) è vero che nei rapporti tra lo Stato e la Chiesa
il regime repubblicano non segna un progresso, ma puntare su questa critica
significa ricorrere a uno dei motivi della polemica socialcomunista e
all'anticlericalismo del partito d'azione;
5) la contrapposizione monarchia - repubblica non è
augurabile mentre la minaccia comunista ci investe da ogni parte;
6) la monarchia è meno autorevole che non la
repubblica contro il comunismo, che in regime repubblicano deve assumere modi
totalitari, mentre in regime monarchico assume i titoli della democrazia;
7) il compito della monarchia fu quello di attrarre
nella legalità tutte le opposizioni: ma quale speranza di attrazione essa
potrebbe nutrire oggi, di fronte a un'opposizione che, come quella comunista, è
di origine moscovita?
8) l'attaccamento all'istituto monarchico è un
rispettabilissimo sentimento, e appunto perché sentimento esso non può essere
considerato esclusivo di un movimento e deve essere posto al di sopra dei
partiti: la monarchia non può essere né un partito né di un partito ed "è
contro la monarchia tutto ciò che divide".
PREMESSE CONFUSE
Con il rispetto e l'amicizia che nutro verso
l'illustre articolista, mi pare opportuno riesaminare affermazioni tanto importanti
e questo non già perché io abbia qualche titolo o ragione per assumere le difese
del partito monarchico, bensì per contributo di chiarezza a questa imminente
campagna elettorale, che si annunzia oltremodo accanita e soprattutto fertile
di premesse confuse e di conclusioni più confuse; si tratta di un contributo
doveroso verso qualunque movimento, a cominciare dalla democrazia cristiana, da
parte di chi non ha interessi di parte e ritiene proprio compito rendere chiare
le posizioni di tutte le parti in gioco e libere da preconcetti le decisioni
elettorali. Con l'avvicinarsi delle elezioni, le discussioni si fanno
naturalmente più accese, e insieme frammiste di buone ragioni e di slanci
propagandistici, di argomentazioni autentiche e di argomentazioni tendenziose,
di informazioni esatte e di informazioni falsate: c'è chi vede nel partito
monarchico la salvezza di tutti i problemi nazionali e internazionali, e chi lo
considera la rovina d'Italia, c'è chi attribuisce alla democrazia cristiana
tutte le nequizie dei genere umano e chi ritiene più utile tacerne anche il
minimo errore, c'è chi giudica liberali, repubblicani, socialisti, poco meno
che dei sopravvissuti perché l'avvenire sarebbe soltanto del movimento sociale
italiano, e chi inverte esattamente le parti dei sopravvissuti e degli avveniristi.
Non occorre scandalizzarsi di ciò, e anzi dovremmo scandalizzarci se tutti ci
trovassimo d'accordo e fondassimo un partito unico, come piace al comunisti. Ma
poiché io non rappresento alcun partito, ma converso con i lettori, che sono
poi elettori, avrei rimorso se non portassi qualche aiuto di chiarezza. almeno
nei limiti delle mie deboli capacità. Questo avrà oltre tutto il vantaggio di
rendermi nemici tutti i partiti, dai monarchici ai democristiani, dai
repubblicani storici al seguaci di Gedda.
ARGOMENTI ROVESCIABILI
Non intendo dire che l'articolo di Missiroli sia
deliberatamente confuso o ispirato a interessi di parte; ma mi pare che esso si
muova sulle arcate di argomentazioni solo esteriormente giuste, ossia su
sillogismi "in baroco": quei sillogismi apparenti che arrivano a
conclusioni curiose (per esempio: gli esseri umani sono ragionevoli, i bambini
non sono ragionevoli, dunque i bambini non sono esseri umani). Quelle
argomentazioni sono infatti rovesciabili o non documentabili. Vediamo:
1) nei programmi dei partiti repubblicani si
trovavano, nel 1946, proposte e indicazioni accettabili dalle persone «ordine e
di buon senso;
2) riconosciuti questi meritì ci si domanda per
quali motivi i repubblicani dovessero ritenere l'ordinamento monarchico
incapace di attuare quei programmi, al punto da giudicare necessario un
mutamento istituzionale;
3) un'opposizione di carattere istituzionale (come
era nel 1946 quella dei repubblicani) è giustificata effettivamente soltanto se
l'istituzione vigente costituisce un ostacolo a realizzazioni concrete e
urgenti, e non è invece giustificata da sentimenti, sia pure quei sentimenti
nobilissimi di biasimo per gli immediati precedenti dell'istituto monarchico,
cui i repubblicani si ispiravano; anche perché gl'immediati precedenti di
istituto repubblicano erano rappresentati dalla repubblica di Salò;
4) i rapporti tra Stato e Chiesa non segnano un
progresso perché l'ordinamento repubblicano fa derivare il potere dello Stato
da quello del governo, con una pericolosa inversione, ossia pone lo Stato alle
dipendenze delle formazioni politiche, e poiché le formazioni politiche
trovano, e troveranno per molto tempo, la loro maggiore espressione nella
democrazia cristiana, lo Stato diventa democristiano; di conseguenza, anche la
democrazia cristiana manca della difesa dello Stato tra sé e certi malaccorti
interventi non dico della Chiesa ma di uomini del Vaticano; di conseguenza
nessuno quanto gli uomini responsabili della d. e. si augurerebbe di avere oggi
un Re per impedire che lo Stato italiano diventi uno Stato di seconda mano;
l'anticlericalismo, malattia nel corpo d una nazione, si alimenta appunto del
genere nuovo dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa, ben più della propaganda
comunista o e azìonista;
5) la contrapposizione nionarchia-repubblica non è
augurabile non è mai stata augurabile, perché non è da oggi che la minaccia comunista
ci investe, e le nuove generazioni non potranno che pensa re con raccapriccio a
quegli uomini politici che nel 1946, mentre un minaccia comunista ancora più
grave ci investiva, osarono rompere 1 forze della nazione sulla questione
istituzionale;
6) in monarchia o in repubblica il comunismo assume
i modi eh ritiene utili in un determinato movimento, usurpando sempre i titoli
della democrazia per distruggere la medesima: soltanto c'è chi ritiene che la
repubblica, essendo sorta con almeno otto milioni di voti comunisti, conceda a
questi ultimi facilitazioni maggiori che non la monarchia, che essi
avversarono;
7) la monarchia non potrebbe attrarre nella legalità
un'opposizione di origine moscovita: ma lo può forse la repubblica?;
8) l'attaccamento all'istituto monarchico, anche se
fosse soltanto un sentimento, ha pienamente diritto di sboccare in un partito,
perché un partito raduna le persone che coltivano sentimenti in comune, e
desiderano ordinare la società secondo quei sentimenti. Politicamente parlando,
anzi, i monarchici non hanno altra via d'azione legale e accettabile che quella
della costituzione in un partito rispettoso del gioco elettorale; se ne deviassero,
diventerebbero dei congiurati e si metterebbero contro la legge oltre che
contro la democrazia e contro l'ordine. Che cosa vogliono i monarchici? E’
semplice: voglio no restaurare la monarchia. Questa volontà comporta divisioni?
Ma anche la volontà dei repubblicani comporta divisioni. Non esiste al cuna
ragione perché i monarchici abbiano più dei repubblicani il dovere di
sacrificare le loro preferenze per il bene della concordia, dato che il
particolare per cui l'attuale ordinamento è repubblicano costituisce appunto
ciò che i monarchici giudicano dannoso alla concordia: chi infatti troverebbe
giusto che Menelao lasciasse Elena al troiani per il solo particolare che i
troiani si erano già impadroniti di Elena?
SCOMODITA’ RECIPROCHE
Ora la monarchia non è un partito e il Re non è un
capo partito: infatti il partito monarchico non è la monarchia, bensì
l'articolazione politica di chi vuole la monarchia. Il fatto che il Re sia al
di sopra dei partiti non esclude che possa esistere un partito favorevole al
Re. Il fatto che l'attaccamento al Re sia anche un sentimento non esclude che
derivi una traduzione pratica dal sentimento, tanto più che nessuno ardirebbe
negare al cristianesimo, che tanto più della monarchia sta al di sopra dei
partiti, il buon diritto di operare politicamente attraverso un partito. Per
alcuni sarà scomodo, ma tutta la democrazia è una perenne creazione di
scomodità reciproche.
In conclusione, l'autorevole e illustre scrittore ha
ripetuto, con la sua bravura, argomentazioni che sono molto diffuse, ma che non
per questo costituiscono una valida critica al partito monarchico, e anzi
all'esistenza stessa del partito monarchico. Altre critiche si potranno muovere
a questo partito, a certe sue confusioni di problemi, a certe intemperanze
polemiche, a certe demagogie. Certamente è legittimo che ì partiti repubblicani
lo contrastino. Non è legittimo invece contestare il buon diritto di un partito
monarchico ad esistere, a meno che la restaurazione monarchica non venga
proposta e sostenuta dai partiti repubblicani e la battaglia di Lauro non venga
condotta, per citare qualcuno, dall'on. Romita.
Edilio Rusconi
Anche se l'editoriale è estremamente autorevole sono e rimango fermamente convinto che un partito monarchico è una vera e propria antinomia. La monarchia è una cornice statuale e non potrebbe essere diversamente...peraltro vittorio emanuele III ci teneva a ribadire questo concetto dicendo di se che era solo un alto funzionario dipendente dallo stato...UN GIGANTE anche se piccolo di statura...
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