NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 11 novembre 2022

Il Re, i Soldati, il Generale che vinse

  L'11 Novembre ricorre l'anniversario della nascita di Re Vittorio Emanuele III. Vogliamo ricordare l'evento con la pubblicazione della prefazione di un libro bellissimo: "Il Re, i Soldati, il Generale che vinse" di Giovanni Artieri.

Il libro merita di essere letto per intero e, abbiamo verificato, si trova in molte librerie antiquarie online.
Di seguito la prima parte della prefazione. 




In questo libro piuttosto breve e inadeguato si cerca di offrire con alcuni documenti inediti, osservazioni, note e notizie, una immagine approssimata al vero del Re Vittorio Emanuele III, dei Soldati e del Generale che vinse la guerra mondiale n. !. In grandissima parte, se non in lutto, le giovani generazioni hanno dimenticato questa storia italiana. i reduci della prima guerra mondiale sono dei vecchi uomini dai capelli grigi, uscieri di banche o di ministero, con qualche arto mancante, impiegati che non hanno fatto una troppo brillante carriera, uomini politici travolti o tramontati, scrittori e giornalisti quasi sepolti nelle nebbie delle ricordanze. Si riconoscono per la" placca" di mutilato a forma di scudo incoronato di alloro e per le rughe.

Altri mutilati sono sopraggiunti, così in quella umanità italiana che fece la prima guerra mondiale e doveva comporre un'aristocrazia, come si diceva una volta, si è introdotta la corrente dei nuovi combattenti delle ulteriori guerre d'Italia; di questa povera Italia che, per vivere male, ha dovuto fare delle ingrate guerre.

Al comparire di alcuni stralci di questo libro su un grande settimanale di Milano, potetti osservare come la gran massa dei giovani nulla sapesse, non dico dei protagonisti della nostra guerra vinta, ma dei luoghi e delle vicende e delle battaglie e delle umili grandissime cose operate dai soldati.

Mi parve, e non so se sia vero, che la nuova generazione avesse preso l'abito mentale della sconfitta, si fosse acconciata a non conoscere altro delle lotte italiane in Europa, che il lato doloroso e disgraziato. La gran parte dei consensi, per aver narrato in quel giornale taluni momenti della vita del generale Armando Diaz, mi venne proprio da ragazzi che scrissero o dissero. " Noi non sapevamo nulla" . Pure, sulla guerra mondiale n. 1 esistono intere biblioteche e s'è sviluppata una parte dell'o pera di un grandissimo Poeta italiano; da quella guerra vinta, usci, anche, una nuova stagione della vita italiana, solare nei suoi inizi, tragica e violenta alla fine.

Il rifiorire degli studi, delle storie, e cronache attorno a quella guerra, al Regno e al Re che la vinse e ai suoi protagonisti può forse largamente contribuire alla ricostruzione morale, se così vogliamo dire, d' un'Italia che abbia, ancora una volta, coscienza di sé.

Con queste finalità si sono scritte le pagine che seguono sulla figura del Re Vittorio e sulla sua azione nella politica estera italiana dall'avvento al Trono al primo Intervento.

Per quanto tentativi di vasto respiro, come quello lodevolissimo e nobile di Ugo d'Andrea, siano già stati fatti per concretare un quadro definitivo della vita di Vittorio Emanuele III, è forse più prudente attenersi, mentre la figura del Re ci è ancora troppo vicina, al criterio di contribuire il più intensamente possibile alla sua conoscenza storica, con saggi e studi particolari.

Dovremo, io credo, rinunciare all'ambizione di scrivere una vera storia del regno di Vittorio Emanuele III e con ciò una sua Vita, limitandoci ad approntare i materiali e offrirli a quell'ignoto che, dopo di noi, possa serena mente servirsene.

I materiali originali, cioè di mano di.Re Vittorio, sono scarsissimi e in qualche senso simili a quelli concernenti certe antiche figure, tanto emergenti e importanti quanto povere di tracce documentarie.

Non si può, quasi certamente, coniare su un" Diario" capace di illuminare con assoluta certezza tanti lati oscuri della azione di Re Vittorio.

Ciò che il Re lasciò fu:

I.            un'agenda o calendario di fatti, composta di dati e di rapidissime annotazioni, in possesso del Re Umberto II e mostrata, riprodotta e conosciuta largamente,

II.           Una serie di appunti lasciati al Quirinale, dopo l'8 di settembre 1943, pubblicati dalla rivista " La Vita Italiana" diretta da Giovanni Preziosi, il 26 aprile del 1945, concernenti la situazione politica militare dell'Italia, della Germania, dei satelliti dell'Asse dei neutri, e degli Anglo-americani, aggiornata al 15 maggio 1943. Si troverà riprodotto questo documento in Appendice e se ne dedurrà facilmente la importanza.

III.         Una raccolta di lettere, di altri brevi appunti e notazioni in possesso di Re Umberto II.

IV.        Il testo di una intervista-questionario, proposto nel '45 al Re, mentre si trovava a Napoli e riprodotta dal d'Andrea nel suo volume " La Fine del Regno ". Il " Diario ", favoleggiato da un vecchio giornalista che asserì di averne letto numerose interessanti pagine, non esiste, secondo le già ricordate e ripetute dichiarazioni dei Re Umberto II.

* * *

Per un Re e per un Regno come quello di Vittorio Emanuele III, tuttavia è la vita stessa della Nazione a fornire i materiali. Pure abilmente pilotando la politica, specialmente quella esterna del suo Paese, Vittorio Emanuele non credeva al " volontarismo " dell'uomo di stato, al suo determinare la storia, secondo linee pensate con cervello umano, alla predeterminazione " terrestre " dei fatti. Egli riteneva che l'uomo di stato potesse soltanto adattare e accomodare gli avvenimenti che si producevano per le cause eterne e profonde del processo storico.

Aveva osservato lungamente e acutamente, dall'alto della sua condizione di Re, la vita della Nazione, gli uomini di ogni calibro, le loro passioni e, aggiungiamo, s'era lui stesso osservato acutamente. Anzi, la solitudine nella quale visse da bambino, alquanto trascurato dal padre e dalla madre, che lo vedevano brullo e rachitico e non lo mostravano volentieri, lo aiutò a comporsi un'anima schiva, austera, nella quale la fredda- ragione e un tagliente possesso della realtà quotidiana si confondevano con venature romantiche e in qualche modo pessimistiche, alla maniera di Leopardi, sino a quando non incontrò Elena e la sposò.

Quel matrimonio fu, di gran lunga, il più importante avvenimento della sua vita privata.

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