NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

venerdì 1 aprile 2022

A cent’anni dalla morte di Carlo I d’Austria


 di Emilio Del Bel Belluz


Il 1 aprile del 1922 moriva all’età di 35 anni in esilio nell’isola di Madera, in Portogallo, Carlo I, l’ultimo imperatore dell’Impero Austro-Ungarico.  La guerra era finita da pochi anni, con la dissoluzione dell’Impero, e Carlo I aveva tentato alcuni anni dopo di salire al trono dell’Ungheria, ma non vi riuscì. 
Il 22 ottobre del 1921, prima di partire in modo definitivo dall’Ungheria, per andare in Svizzera, Carlo d’Asburgo, assieme alla moglie l’Imperatrice Zita di Borbone e agli Ufficiali dell’Esercito Austroungarico avevano assistito con  molta devozione alla Santa Messa. Nella foto che ho davanti si vede l’imperatore che assieme alla amata Zita sono inginocchiati a terra, con il capo chino. Il sovrano era un uomo di grande fede e con grande virtù eroiche. 
Nonostante avesse ereditato dall’imperatore Francesco Giuseppe le sorti belliche in corso, aveva successivamente tentato in tutti i modi di porvi fine. Inutile il tentativo che se fosse stato accolto, avrebbe fatto risparmiare milioni di morti.  La Repubblica d’Austria lo aveva deposto nel novembre 1918, solo i tirolesi gli rimasero fedeli, donandogli un anello d’oro che il sovrano portò fino alla tomba.  L’esilio fu vissuto in modo umile e quasi in miseria. Lessi in un libro, alcuni anni fa, che non avesse neppure la possibilità  di curarsi del male che lo tormentò fino alla morte. Diceva durante la malattia: “ Devo tanto patire affinché i miei popoli, adesso divisi, abbiano a ritrovarsi nuovamente uniti”.  
Oltre alla sofferenza fisica, era assillato dalla preoccupazione di lasciare la moglie con otto figli ancora piccoli, in grandi ristrettezze economiche.   Moriva in terra d’esilio come l’ultimo Re d’Italia Umberto II, ed entrambi pregavano la Madonna affinché li aiutasse a sopportare il doloroso e triste destino a loro riservato.  In un giornale d’epoca trovai scritto che la povera vedova di Carlo d’Asburgo, nata e cresciuta sotto il bel cielo d’Italia, trascorse il suo esilio  silenzioso, senza perdersi d’animo e per mantenere la famiglia si mise, perfino, ad allevare dei maiali e polli. Era una donna instancabile ed amò con infinito amore i suoi figli.  
La  visita che l’imperatrice, assieme ad uno dei suoi figli, l’arciduca Rodolfo, fece al papa  Giovanni Paolo II, veniva ricordata da Renzo Allegri in un suo  scritto del 2009: “ Il papa ci accolse con massima cordialità  ricordò Rodolfo – e parlò con  grande entusiasmo di mio padre , l’imperatore Carlo. E rivolgendosi a mia madre, la chiamava “la mia imperatrice” e ogni volta si inchinava verso di lei. Ad un certo momento disse: “Sapete perché al battesimo io fui chiamato Carlo? Proprio perché mio padre aveva una grande ammirazione per l’imperatore Carlo, di cui è stato soldato” . 
L’Imperatore Carlo d’Asburgo fu proclamato Beato dallo stesso Giovanni Paolo II, e fu l’ultima beatificazione che il pontefice fece. Durante la splendida cerimonia il pontefice disse delle parole molto toccanti e lo additò come modello per tutti i politici.

Riporto una preghiera rivolta al Beato Carlo:
"Beato Imperatore Carlo, hai accettato il difficile compito e tutte le ardue sfide che Dio ha posto nella  tua vita; in ogni tuo pensiero, in ogni decisione, in ogni tua azione hai sempre confidato nella Santissima Trinità.
Ti preghiamo :intercedi per noi presso il Signore Dio nostro perché ci conceda fede e coraggio, affinché nelle situazioni più  difficili della nostra vita terrena non ci perdiamo d'animo e percorriamo con fede il cammino di Cristo. 
Chiedi per noi la grazia affinché il nostro cuore venga forgiato sull’esempio del cuore di Gesù. Assistici, affinché possiamo adoperarci con compassione e vigore per i poveri e i bisognosi, affinché possiamo lottare con coraggio per la pace, in noi stessi e nel mondo e affinché in ogni situazione possiamo riporre con speranza tutta la nostra vita nella mani di Dio, come tu hai fatto, per Cristo nostro Signore. Amen “.

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