dalla newsletter dell'On. Marco Zacchera, già sindaco di Verbania
Sia che negli USA vinca la Clinton o Trump rappresenteranno più o meno la metà dell’elettorato, in Austria si ritorna ad un ballottaggio per la presidenza, in Francia il presidente è anche di fatto leader di partito, in Italia da tempo non abbiamo presidenti rappresentativi: difficile trovare una formula dove chi comanda (soprattutto se non ha il voto di fiducia dei cittadini con un’elezione diretta) abbia l’autorevolezza per governare e contemporaneamente sia “super partes” e garanzia per tutti.
Infatti - dopo ogni elezione - il candidato vincente si precipita a dire che vuole essere il presidente di “tutti” (poi di solito non succede) soprattutto quando le maggioranze sono minime. Regolarmente tutto ciò porta comunque allo “spoil system” e al moltiplicarsi di nomine politiche. Addirittura negli USA i posti di ambasciatore vengono assegnati come compenso per l’appoggio dato al candidato presidente risultato vincente, quando invece sarebbe necessario sempre personale appositamente istruito e competente: le recenti dichiarazioni “politiche” dell’ambasciatore USA sul referendum sul referendum ne sono conferma.
Ben diversa è diventata la figura, il ruolo ed il significato degli ultimi sovrani europei che invece rappresentano visibilmente sempre di più l’unità del loro popolo e dello Stato, nella sua storia e nelle sue tradizioni, e che esercitano davvero questo ruolo “super partes”, senza più imporsi certo con la forza.
Vale per Felipe Re di Spagna (dove senza governo pare stiano benissimo..), la Regina Elisabetta, ma anche per tutti i monarchici baltici e del Benelux.
Se ancora fosse qui mio padre - monarchico senza pentimenti – mi direbbe “ Vedi, come volevasi dimostrare…”
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