NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

martedì 27 settembre 2016

Dai giardini del Quirinale a Lungotevere Arnaldo da Brescia

di Giovanni Semerano, prima parte

Roma. 18 marzo 1983

"Oggi, a Ginevra alle ore 15.35 il Re Umberto si è Spento. La sua ultima parola percepita è stata: 'Italia'. Pìù grande del dolore per la morte di Umberto II  deve essere il rimorso di quanti hanno privato l'Italia di questo Re".

Falcone Lucifero.

Ho voluto scrivere questo libretto per ricordare i miei lunghi anni di collaborazione con il Ministro Falcone Lucifero. E con lui il Re della nostra vita. Umberto II.
Il Re che, come scrisse Luigi Einaudi, fin dal primo giorno della luogotenenza è stato un esempio di  coscienza del dovere, di spirito democratico, di correttezza costituzionale.
Il Re che, dichiarò Ferruccio Parri, “ In coscienza devo riconoscere sarebbe il migliore dei Re.”

Il Re al quale, come scrisse Indro Montanelli, “Anche i più arrabbiati  repubblicani riconobbero l’equilibrio, la correttezza, la lealtà,. Rimase Re dalla testa ai piedi, e lo è stato fino all’ultimo, anche di fronte alla morte.Secondo me vecchio mai pentito monarchico avrebbe potuto essere il migliore Sovrano di Casa Savoia."

Il Re che, come scrisse Luigi Barzini, “ Non chiedeva mai cosa fosse vantaggioso per la causa monarchica, per la Corona, per lui, ma solo quale fosse il suo dovere di fronte alla legge, che cosa fosse più utile all’Italia.”.

Il Re che, come scrisse SiIvio Bertoldi, mostrava fermezza e dignità, sosteneva abilmente il suo ruolo. Riusciva a coagulare intorno alla Corona, oltre alle naturali convergenze dei monarchici, i sentimenti di tanti italiani. Aveva affrontato con calma ed equilibrio la crisi seguita alle dimissioni di Parri, senza lasciarsi intimorire dalla faziosità delle sinistre e dalle loro manifestazioni di piazza”.

Geno Pampaloni così lo ricordò il giorno della Sua scomparsa: “E’ stato un uomo , silenzioso, riservato, non toccato dal morbo ormai intollerabile della intervistomania, dell'esibizionismo e della chiacchiera. Conduceva una vita modesta, era fedele al suo ruolo, con stile, coerenza e senza iattanza. E’ morto da Re; sempre lacerato dalla nostalgia per la sua terra, non ha mai sottoscritto, neppure nei giorni stremati dalla malattia che lo indeboliva, una qualsiasi parola di abdicazione o di resa. In sostanza era una persona per bene che ha dimostrato, nel giugno del '46 e e nei trentasette anni trascorsi d’allora, di anteporre il bene della Nazione a quello della Dinastia. Non era uomo di potere , e anzi, la sua signorile mitezza appariva improntata al contrario della sete di potere. La memoria che lascia è una memoria di pulizia, resa più umana e familiare dalla lunga malinconia dell’esilio”.


Questo è il Re che abbiamo amato e servito, consapevoli, in Lui, di amare e servire l’Italia. Come ha fatto Falcone Lucifero.

Nessun commento:

Posta un commento