Un fortunato ritrovamento su ebay ci consente di restituire al nostro mondo e al mondo un pezzo della nostra storia.
Enzo Selvaggi è una figura quasi mitologica per i monarchici, ma in realtà su di lui si trova ben poco. Anche trovare una sua immagine non è stato facile.
Enzo Selvaggi è il monarchico fedelissimo che fondò il Partito Democratico Italiano, dichiaratamente monarchico, che fondò il quotidiano monarchico Italia Nuova, unico di una certa importanza a sostenere le ragioni della Monarchia e del Re durante la battaglia referendaria, che presentò il famosissimo ricorso alla Suprema Corte di Cassazione confutando i risultati del referendum istituzionale del 1946.
Riproponiamo un pezzo di storia per noi importante, per saper difendere meglio le nostre le nostre ragioni.
Riproponiamo un pezzo di storia per noi importante, per saper difendere meglio le nostre le nostre ragioni.
ENZO SELVAGGI
DISCORSO PRONUNCIATO IN ROMA IL 3 DICEMBRE 1944 NEL TEATRO QUIRINO
L'ITALIA
CHE COMBATTE E CHE SOFFRE
Una
premessa. Esporrò prima i principi generali ai quali si ispira il Partito
Democratico Italiano e su cui proponiamo la più ampia discussione da parte di
amici e di avversari. Parlerò poi di ciò che ci divide dagli altri e dei
problemi contingenti.
Lotta
politica significa inevitabilmente antitesi e opposizioni. Ma la lotta nella
quale noi abbiamo preso il nostro posto non ci spaventa, poiché essa è il
necessario, faticoso travaglio della libertà.
Solo
in un caso questa lotta potrebbe spaventarci e allarmarci: se al di sotto di
essa non avvertissimo, pur talvolta apparentemente dimenticato, ma non certo da
noi, l'esistenza di un piano comune che in qualche modo orienta ed unifica le
nostre lotte e le nostre antitesi. Questo piano è l'Italia, l'Italia che
combatte. E se è vero che tutte le possibilità di riscatto e di rinnovamento
sono affidate esclusivamente all'energia con la quale l'Italia saprà sostenere
tutti i termini di questa lotta, bisogna concludere che l'Italia più vera e
migliore è appunto l'Italia che combatte.
Noi
quindi pensiamo con gratitudine a tutti coloro che in diverse forme e
condizioni combattono per la libertà italiana: alle ricostituite Divisioni
dell'Esercito, all'Aeronautica, alla Marina, ai Patrioti.
Marinai
e Patrioti
Non
v'è certo graduazione nel significato morale del loro sacrificio. Ma se
guardiamo al rilievo politico, obiettivo, che, ogni azione acquista, non siamo
ingiusti pensando con particolare ammirazione ed orgoglio a due categorie di
combattenti: i marinai ed i patrioti.
I
marinai hanno avuto il privilegio in un certo momento di rappresentare quasi
soli l'Italia e di costituire l'unico peso da gettare sulla bilancia della
sorte e del futuro. Nel tragico settembre, del '43, nella dissoluzione di ogni
forza, l'Italia ha continuato ad esistere di fronte al mondo, come realtà
politica, solo grazie ai suoi marinai.
Se
la Marina è
l'unico organismo tradizionale che ha retto alla crisi, i patrioti
rappresentano il fatto nuovo, importantissimo, di questa nostra guerra. La loro
guerra è umanamente la più dura e la più desolata delle guerre. Essi sanno che
l'alternativa unica della loro vittoria e il sacrificio supremo. Oltre gli
effetti militari e politici della loro lotta, essi provano l'esistenza nella
nostra compagine nazionale di centri vivi ed attivi, di forze moralmente e
civilmente sane. Forze nella loro maggioranza non politicamente definite e
qualificate ma spontanee, suscitate dall'urto della crisi e mosse da un senso
elementare di dignità e coscienza
civile. Ora, se democrazia implica appunto coscienza civile,
spontaneità, iniziativa popolare, l'azione dei patrioti costituisce una
premessa ed una fondata speranza per la nuova democrazia italiana. Prendano
atto non solo gli italiani, ma soprattutto gli stranieri, di questa verità. Un
popolo che si batte è pienamente degno della sua libertà: poiché esso è già
libero.
Ma
insieme all'Italia che :combatte noi dobbiamo rivolgere il nostro pensiero con
dolorosa solidarietà anche all'Italia che soffre. E innanzi tutto agli italiani
premuti ancora dalla dominazione nazi-fascista, i loro dolori e le loro
sofferenze sono infiniti, ma noi sappiamo che essi non cedono. Il loro
sacrificio rimane come segno e titolo di questa nuova Italia che sta
sanguinosamente sorgendo.
I
prigionieri di guerra
Vada
poi il nostro pensiero ai fratelli lontani: ai prigionieri di guerra. Lontani
dalla Patria, lontani dal presente travaglio politico, in essi la, sofferenza
della nostalgia si raddoppia nel dubbio, nell'incertezza, nello scoramento,
anche talvolta nell'errore. Noi comprendiamo la loro angoscia ed essi avranno
bisogno di noi, della nostra comprensione. Ma anche noi avremo bisogno di
associare queste forze, che sono fra le più giovani e le migliori, al comune
lavoro di ricostruzione. E' dunque necessario domandarsi con inquietudine se si
è fatto tutto il possibile per alleviare la loro sorte. Non comprendiamo
infatti come sia possibile, dopo quindici mesi di cobelligeranza, dopo
l'allineamento morale e politico della Nazione italiana la fianco degli
Alleati, mantenere dei soldati italiani nello stato giuridico di prigionieri di
guerra dei nostri stessi alleati di fatto.
La
massa
Infine
il nostro pensiero deve rivolgersi a tutta la grande massa del popolo, colpito
da lutti, distruzioni sofferenze, senza fine, la cui vastità e profondità ha
superato ogni immaginazione. Pensiamo agli strati più umili, ai componenti più
ingenui e più ignari di Questo popolo, agli uomini smarriti e senza lavoro,
alle donne sole che si aggrappano disperatamente al focolare aspettando i loro
cari o nel ricordo di coloro che più non torneranno, ai giovani ed ai fanciulli
sui quali ricade il maggior peso della sofferenza collettiva. Pensiamo all'uomo
della strada, attonito di fronte al presente disorientato le sfiduciato di
fronte al futuro. In tale situazione lo squilibrio morale si aggiunge allo
squilibrio sociale ed economico e i problemi del Popolo, si riducono ai
problemi del sopravvivere, come si dice, o del vivere materiale giorno per
giorno.
Verso
questo popolo noi sentiamo: il più profondo e commosso interesse, ma sentiamo
anche pesante e tremenda la responsabilità politica che, noi, per il fatto
stesso di occuparci di politica ci siamo assunti proprio di fronte ad esso. Abbiamo
quindi voluto ricordare con particolare accento questa realtà dell'Italia che
combatte e dell'Italia che soffre perché la coscienza e l'interesse per tale
realtà costituiscono per noi, per il nostro movimento, uno dei punti essenziali
e caratteristici, che ci hanno portato a trarre certe conseguenze e a fissare
certe posizioni.
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