Ha rifiutato l'incontro con il presidente catalano e ha tolto il titolo alla sorella
Pochi avrebbero scommesso su di lui. All'inizio neppure la moglie prima di sposarlo. «Felipito», lo chiamava.
Pochi avrebbero scommesso su di lui. All'inizio neppure la moglie prima di sposarlo. «Felipito», lo chiamava.
Ma erano altri tempi, quando Letizia era ancora una single giornalista tv repubblicana, e lui, un giovane principe cresciuto iperprotetto in una famiglia al femminile, con un padre ingombrante col vezzo di governare come un vecchio Sultano. Oggi è tutto un altro mondo. A partire dalla Spagna, e quel ragazzo alto e impacciato ha lasciato il posto al re illuminato e capace. Moderno e preparato. Dal 2014, da quando ha preso il posto del padre, Felipe VI non ha sbagliato una mossa, evitando trappole e aggirando ostacoli, con stile- certo- ma lasciando intravedere quella sua determinazione e forza che era sfuggita quando era solo un principino. Salito al trono ha preso le distanze dall'infanta Cristina, la sorella invischiata nel brutto fatto Noos, accusata di corruzione, e di evasione insieme al marito, l'ex pallavolista Inaki Urgandarin oggi finiti entrambi a processo. A giugno le ha tolto il titolo, duchessa di Palma, chiaro ed evidente segno della sua linea: la pulizia dentro prima di tutto. Da allora mai una foto insieme alla coppia dello scandalo, niente incontri pubblici con i consorti accusati di aver rubato. Anzi, quando è stato il momento, ha caldeggiato il loro trasferimento, un esilio in Svizzera, a Ginevra. Lontani il più possibile per evitare problemi.
Non sono poche le trappole che si sono presentate finora al monarca. I separatisti ad esempio, altra spina nel fianco di un Paese insofferente e in cerca di stabilità. Già nel suo discorso di insediamento aveva parlato chiaramente: la Spagna unita. Nessuno spazio a compromessi. Lo ha dimostrato recentemente, pochi giorni fa, quando ha detto no alla presidente del Parlamento catalano, l'indipendentista Carme Forcadell che aveva chiesto un appuntamento con il sovrano per prendere atto del nome del nuovo presidente della regione spagnola. La casa reale ha inviato un messaggio alla Camera catalana invitando a comunicare «per iscritto» anziché personalmente l'investitura del presidente eletto, il secessionista Carles Puigdemont. Forcadell si è dovuta quindi accontentare di inviare un'e mail. Misura forte che è piaciuta alla pancia del Paese che invoca un uomo forte; chiaro in tempi di grigi politici, dove le elezioni hanno annacquato quarant'anni di bipartitismo. Felipe ha aspettato tanto, ha studiato, è volato in America, nelle migliori scuole, ha osservato gli errori del padre e oggi sta attento a evitarli, si tiene stretta la moglie che da principessa minacciava di andarsene ma che oggi da regina ha smesso di fare i capricci, lavora sodo, prende le distanze dalle situazioni imbarazzanti, anche quelle che girano in famiglia. Ha puntato molto sul suo ruolo, ci crede e si vede. La Spagna sta riscoprendo la Corona e rispetta il suo re.
Il miracolo di Felipe, resuscitare il nome dei Borbone dagli anni più bui. Il 2014 era stato l'anno peggiore: il Paese stretto dalla morsa della crisi, oltre 5 milioni di disoccupati, molti giovani, nessun futuro, poche speranze, la bolla immobiliare che aveva sfilato via anche la casa a una classe media già al limite, l'Unione europea che chiedeva rigore e tasse, i rubinetti dei sussidi a pioggia ormai chiusi, la politica che arrancava e non trovava soluzioni. Corruzione e foto vergognose di Juan Carlos durante il suo costosissimo safari, l'ennesima amante che spuntava avevano reso la monarchia debole e traballante. L'abdicazione di Juan Carlos era arrivata quando non era più possibile far finta di niente. Il peso sulle spalle di Felipe. Il giovane re che nessuno conosceva, su cui nessuno avrebbe puntato ha conquistato il suo popolo.
Nessun commento:
Posta un commento