Ho davanti a me una foto che
raffigura il Re che esce dalla sua dimora da solo e davanti alla sua casa è
collocata una targa in cui è incisa la parola: Italia. E’ una foto che mi
commuove ogni volta che la guardo, come mi stringe il cuore pensare alla
sofferenza patita dal sovrano in esilio.
L’Italia repubblicana parla poco dei
Savoia, ma ciò è comprensibile perché dovrebbe ammettere che questa dinastia
rappresenta mille anni di storia italiana e ha costruito l’unità d’Italia.
Leggevo con molta attenzione nella rivista il
Borghese, di quasi cinquant’anni fa, della visita che la scrittrice Gianna
Preda fece all'ultimo Re d’Italia. Una
donna vera che in Italia è ingiustamente dimenticata. Gianna rimase colpita dall'eleganza del Re e dalla sua solitudine confortata dalla fede.
Il Re soffre,
sa che il suo destino sarà di morire in esilio, la repubblica ha ancora paura
del sovrano. In molti l’hanno dimenticato, attratti dalla repubblica, anche
tanti monarchici avevano scordato gli ideali e la storia di un tempo.
Gianna Preda, lo sente vicino e le sue parole sono queste: “ Mi rendo
conto, in questo momento, di che cosa debba significare, per Umberto II,
l’esilio: che non è semplicemente una condizione, non è soltanto un
provvedimento politico, ma qui, in questa casa costruita proprio per l’esilio,
è una realtà palpabile, struggente, irrimediabile.
Forse, in una causa
d’affitto era più facile per il Re, nei fuggevoli momenti di speranza, pensare
che avrebbe potuto rivedere il suo paese. Ma i lunghi amari anni gli hanno
portato soltanto una nuova Villa Italia; nuova e desolata, poiché altro non è
che la casa di un esule. Poco dopo Umberto II dice:” La nostra cara e amata
patria”. Gianna conversa con il Re e si
commuove quando se ne va, la visita è finita.
“ Quando arriva il momento del
congedo si stabilisce una sorta di tensione. “ Arrivederci”, mi dice Umberto
II, “ mi saluti la mia Italia, i miei italiani, tutti quelli che incontra”. Il
suo viso è serio e commosso.
Penso che ogni volta che si commiata da uno di
noi, egli riviva l’attimo prima del suo esilio”. Nessuno potrà mai dimenticare
il Re che saluta prima di partire quelli che sono venuti ad accompagnarlo, sono
pochi fedelissimi, perché la repubblica gli voleva fare l’ultimo dono. Pochi
sapevano il momento della partenza, temevano le migliaia di persone che lo
avrebbero salutato e acclamato.
Questa foto dell’Italia non si poteva mostrare,
la repubblica ha sempre fatto le cose per bene.
Al momento della partenza il
cuore del sovrano era colmo di malinconia: sapeva che non sarebbe tornato né da
vivo né da morto. Infatti, sono passati tanti anni dalla sua morte e il suo
corpo si trova in Francia, e credo vi rimarrà per sempre. Quale re sarebbe
stato Umberto II? Sicuramente migliore di molti uomini politici che non hanno
amato la loro patria.
A vent’anni dal suo esilio il giornalista e fotografo
Giorgio Lotti, lo andò a trovare inviato dalla rivista Epoca. Il servizio è
corredato da stupende foto. Queste parole del Re raccolte da Lotti mi
commuovono: “ Nulla è cambiato nel mio animo in questi vent’anni.
Non avevo
risentimenti verso nessuno e non ne ho neanche adesso “, egli dice: “E’ nella
mia natura accettare le cose della vita così come vengono, tenere per me i miei
dolori e le poche gioie…”.
Il Re Umberto
II si spense in una clinica svizzera il 18 marzo 1983, la sua ultima parola fu: Italia.
di Emilio del Bel belluz
di Emilio del Bel belluz
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