NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

sabato 14 settembre 2019

Genetliaco di Re Umberto II

Il 15 settembre i monarchici ricorderanno il 115° genetliaco dell’ ultimo Re D’Italia, Umberto II. 

In questa data così importante farò sventolare dal mio terrazzo il tricolore sabaudo. 
Ho davanti a me una foto che raffigura il Re che esce dalla sua dimora da solo e davanti alla sua casa è collocata una targa in cui è incisa la parola: Italia. E’ una foto che mi commuove ogni volta che la guardo, come mi stringe il cuore pensare alla sofferenza patita dal sovrano in esilio. 
L’Italia repubblicana parla poco dei Savoia, ma ciò è comprensibile perché dovrebbe ammettere che questa dinastia rappresenta mille anni di storia italiana e ha costruito l’unità d’Italia. 
Leggevo con molta attenzione nella rivista il Borghese, di quasi cinquant’anni fa, della visita che la scrittrice Gianna Preda fece all'ultimo Re d’Italia.  Una donna vera che in Italia è ingiustamente dimenticata. Gianna rimase colpita dall'eleganza del Re e dalla sua solitudine confortata dalla fede.
Il Re soffre, sa che il suo destino sarà di morire in esilio, la repubblica ha ancora paura del sovrano. In molti l’hanno dimenticato, attratti dalla repubblica, anche tanti monarchici avevano scordato gli ideali e la storia di un  tempo.

Gianna Preda, lo sente vicino e le sue parole sono queste: “ Mi rendo conto, in questo momento, di che cosa debba significare, per Umberto II, l’esilio: che non è semplicemente una condizione, non è soltanto un provvedimento politico, ma qui, in questa casa costruita proprio per l’esilio, è una realtà palpabile, struggente, irrimediabile. 

Forse, in una causa d’affitto era più facile per il Re, nei fuggevoli momenti di speranza, pensare che avrebbe potuto rivedere il suo paese. Ma i lunghi amari anni gli hanno portato soltanto una nuova Villa Italia; nuova e desolata, poiché altro non è che la casa di un esule. Poco dopo Umberto II dice:” La nostra cara e amata patria”.  Gianna conversa con il Re e si commuove quando se ne va, la visita è finita. 
“ Quando arriva il momento del congedo si stabilisce una sorta di tensione. “ Arrivederci”, mi dice Umberto II, “ mi saluti la mia Italia, i miei italiani, tutti quelli che incontra”. Il suo viso è serio e commosso. 
Penso che ogni volta che si commiata da uno di noi, egli riviva l’attimo prima del suo esilio”. Nessuno potrà mai dimenticare il Re che saluta prima di partire quelli che sono venuti ad accompagnarlo, sono pochi fedelissimi, perché la repubblica gli voleva fare l’ultimo dono. Pochi sapevano il momento della partenza, temevano le migliaia di persone che lo avrebbero salutato e acclamato. 
Questa foto dell’Italia non si poteva mostrare, la repubblica ha sempre fatto le cose per bene. 
Al momento della partenza il cuore del sovrano era colmo di malinconia: sapeva che non sarebbe tornato né da vivo né da morto. Infatti, sono passati tanti anni dalla sua morte e il suo corpo si trova in Francia, e credo vi rimarrà per sempre. Quale re sarebbe stato Umberto II? Sicuramente migliore di molti uomini politici che non hanno amato la loro patria. 
A vent’anni dal suo esilio il giornalista e fotografo Giorgio Lotti, lo andò a trovare inviato dalla rivista Epoca. Il servizio è corredato da stupende foto. Queste parole del Re raccolte da Lotti mi commuovono: “ Nulla è cambiato nel mio animo in questi vent’anni. 
Non avevo risentimenti verso nessuno e non ne ho neanche adesso “, egli dice: “E’ nella mia natura accettare le cose della vita così come vengono, tenere per me i miei dolori e le poche gioie…”.

 Il Re Umberto II si spense in una clinica svizzera il 18 marzo 1983,  la sua ultima parola fu: Italia.

di Emilio del Bel belluz

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