NON VI E' DUBBIO CHE UNA NAZIONE PASSATA DA UN REGIME MONARCHICO AD UN REGIME REPUBBLICANO SIA UNA NAZIONE «DECLASSATA», E CIÒ NON PUÒ NON ESSERE AVVERTITO DA CHIUNQUE ABBIA UNA SENSIBILITÀ PER VALORI I QUALI, PER ESSERE SOTTILI E IMMATERIALI, NON PER QUESTO SONO MENO REALI.

giovedì 6 aprile 2017

Monarchia Sociale e Comunità Nazionale

Mozione della corrente di Sinistra Sociale al II Congresso Nazionale del  Partito Nazionale Monarchico

POLITICA DEL CREDITO


B) Nel settore creditizio occorre che le Stato, attraverso i suoi molteplici controlli, al fine di determinare sui mercati monetari una richiesta di lire costantemente superiore alla offerta, cessi di trarre vantaggio per convogliare capitali alle sue casse così da sopperire a esigenze di tesoreria, preoccupandosi invece di combattere con maggior impegno, energia e tempestività la speculazione monetaria che vulnera il potere di acquisto e abbassa ognora il livello del salario reale. 
Occorre annullare le restrizioni del credito imposte dall'Istituto di Emissione a tutto il sistema bancario poiché esse - ormai è dimostrato - non hanno tanto per obbiettivo l'effettiva sanità delle imprese private, quanto invece l'assorbimento di ingenti aliquote di risparmio dì nuova formazione per le esigenze più pressanti della finanza pubblica. 
Occorre che cessino i trasferimenti considerevoli dalle Banche all'Istituto di Emissione, che finisca il congelamento di cospicui capitali privati immobilizzati dai residui passivi e dal ritardo che lo Stato e gli enti pubblici frappongono alla liquidazione dei loro impegni. 
Se quanto precede non si verificherà, il Paese arriverà alla progressiva disgregazione o liquidazione della piccola e media industria, ne seguirà la decadenza dello spirito concorrenziale col che saluteremo lo avvento dei cartelli dei prezzi e della concentrazione produttiva che demagogicamente si afferma di voler combattere. 
D'altra parte occorre che il Comitato del Credito agisca con sincero rispetto della privata iniziativa e che eviti di continuare sotto banco nello smantellamento progressivo degli istituti a medio e lungo termine che non siano nazionali o dichiarati di pubblico interesse; e gli istituti bancari, nel loro insieme, senza alcuna eccezione, debbono modernizzare i criteri che presiedono agli investimenti ed alla garanzia dei crediti concessi sicché si verifica l'assurdo che le banche prestano sulla base della consistenza patrimoniale con l'inevitabile conseguenza che beneficiano del credito soltanto le grosse formazioni patrimoniali, il che approfondisce sempre più l'abisso esistente tra la ricchezza e la miseria.

RIFORMA PREVIDENZIALE

C) Nel settore previdenziale è necessario che la riforma della Previdenza e della Assistenza si effettui al più presto non soltanto per coordinare ed uniformare gli organismi ma per meglio disciplinare le norme ed i regolamenti, onde: eliminare doppioni di istituzioni e conflitti di competenza o di giurisdizione; snellire l'impalcatura burocratica; rendere accessibile e tempestiva e sollecita la tutela e l'assistenza con una più organica distribuzione capillare degli uffici periferici sì da raggiungere nel piccolo Comune la unificazione di tutti gli istituti in unico ma efficiente servizio.

Sopratutto la riforma deve:

1° - Provvedere alla redazione ed approvazione di testi unici, aggiornati e perfezionati, delle leggi, leggine, decreti, regolamenti e norme interpretative della materia oggi così caoticamente predisposta.

2° - Estendere le provvidenze così migliorate al maggior numero di categorie, provocando in questa opera un coordinamento mutualistico che tenda sempre alla unificazione dell'assistenza pur nel rispetto delle esigenze delle categorie stesse.

3° - Eliminare ogni concetto di prescrizione, o quanto meno portarlo al massimo consentito dalla legge in fatto di adempimenti assistenziali o di versamenti di contributi.

4° - Cercare una maggiore e responsabile coscienza mutualistica e solidaristica si da raggiungere le mete cui si deve giungere per una reale politica di « sicurezza sociale ».

5° - Rivedere i compiti dei grandi Istituti previdenziali e soprattutto ridimensionarne entità e funzioni, onde evitare il costituirsi ed il permanere di una speciale ed abnorme manomorta previdenziale. 
A questo fine si potrebbe partire dalle proposte, meditatamente studiate e sviluppate nei dettagli, formulate di recente dal Vice Segretario Generale del P.N.M. Dott. Antonio Cremisini, nell'opuscolo «Oltre la sicurezza sociale».

6° - Realizzare un sistema di «sicurezza sociale» che attui sistematicamente, anche se gradualmente, i precetti dell'art. 38 della carta costituzionale, coordinando le istituzioni e le organizzazioni della sicurezza sociale con quelle della pubblica assistenza in base al principio che, se è differente il titolo che dà al cittadino, nelle determinate condizioni previste dalla norma costituzionale, il diritto di ripetere direttamente dalla Comunità nazionale il proprio congruo minimo vitale, unica è la fonte delle erogazioni: lo Stato. In tale campo ha particolare urgenza economico-sociale non meno che di Giustizia lo stabilimento di un sistema di sicurezza sociale il quale - trasformando la pensione di vecchiaia così da trasferirla, come deve, dal campo della previdenza individuale e diretta a quello della sicurezza sociale per pubblica iniziativa, cui essa compete - assicuri il congruo minimo vitale ad ogni cittadino che abbia compiuto il 65' anno di età. E' appena necessario osservare, tra l’altro, quale diretta immediata influenza favorevole ciò avrebbe sui problemi della disoccupazione, e sulle possibilità di risolverli.

Alla rapida effettuazione di quelle riforme di struttura - così costituzionali conte economiche - dello assetto sociale della Comunità nazionale italiana le quali urgono non meno per debito di Giustizia che per assicurare quella collaborazione di tutte le classi nell'interesse unitario della Nazione la cui origine può soltanto riposare nella comune coscienza dell'attuato, diritto di ciascuno nel rispetto del diritto altrui e delle funzioni e dei doveri propri a ciascuno, sotto l'egida della libertà assicurata per tutti e per ciascuno dalla legge.

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