di Gianluigi
Chiaserotti
Con il 2014 si è
iniziato a parlare del I Centenario della Prima Guerra Mondiale.
Con il presente
articolo, anche in vista del prossimo 24 maggio, data in cui cento anni or sono
l’Italia entrò in guerra, a cui necessiterà un ricordo specifico, iniziamo ad
analizzare qualche aspetto della Guerra stessa, come quelle che furono le sue cause
remote e le sue cause prossime.
Le cause remote sono
quei fenomeni storici molto complessi e di lunga durata senza i quali non ci
sarebbe stata mai una guerra con le caratteristiche della Prima Guerra
Mondiale; mentre quelle immediate o prossime è l’insieme di problemi e tensioni
internazionali che furono, in qualche modo, il motivo diretto della guerra
medesima.
Tre sono quelle
remote:
A) La rivoluzione
industriale, la quale permette lo sviluppo di quelle tecnologie che
trasformeranno il modo di fare la guerra, sia a livello di armamenti, sia che a
livello di trasporti, aumentando la produzione industriale, la circolazione
delle merci dentro e fuori il continente europeo e quindi anche la concorrenza
tra le nazioni stesse;
B) Il nazionalismo,
cioè la convinzione della superiorità della propria nazione sulle altre.
Convinzione che si diffonde sempre più profondamente nei paesi europei a
partire dalla seconda metà dell‘800 (anche per la nascita di nuovi Stati, come
l’Italia) e quindi per i nazionalisti la guerra è lo strumento proprio con cui
affermare la superiorità territoriale;
C) L’imperialismo,
cioè la creazione di imperi coloniali più o meno grandi (britannico, francese,
tedesco, belga, italiano), influisce in due modi sulla Prima guerra Mondiale,
sia come causa di contrasti tra le potenze europee che si contendono le colonie
africane ed asiatiche, sia per produrre la c. d. “mondializzazione” del conflitto, in quanto a fianco del Regno Unito
di Gran Bretagna ed Irlanda del Nord, della Francia e della Germania combattono
anche le truppe provenienti dalle colonie di codesti paesi.
Mentre le cause
prossime possono essere sinteticamente riunite in tre categorie:
A) mire
espansionistiche, cioè quella tendenza di alcuni paesi ad ampliare il proprio
territorio, come la Germania, la quale puntava verso est; o come gli imperi
russo ed austro-ungarico, i quali puntavano ad ampliarli verso i Balcani in
quanto l’Impero Ottomano era in crisi; come la Serbia, la quale voleva creare
proprio uno stato slavo nei Balcani stessi;
B) rivendicazioni
territoriali, cioè la convinzione di alcuni paesi di aver diritto a determinati
territori, come la Francia, che voleva recuperare dalla Germania l’Alsazia e la
Lorena perse nella guerra franco-prussiana del 1870, o dell’Italia, che
rivendicava il possesso del Trentino Alto Adige, del Friuli e della Venezia
Giulia (le c.d. “terre irredente”, cioè
non salvate, non liberate), ancora parte dell’Impero Austro-Ungarico;
C) desiderio di
indipendenza, cioè il caso di diverse nazioni sottoposte all’Impero
Austro-Ungarico (cechi, ungheresi, bosniaci, croati, italiani).
A tutto codesto
contesto si univa la volontà del Regno Unito di Gran Bretagna ed Irlanda del
Nord al fine di mantenere il suo ruolo dominante, in particolare sui mari e nei
commerci.
Ma dopo l’analisi di
tutte queste cause, la Prima Guerra Mondiale scoppiò invece per una causa che
si può definire apparente, il c.d. “casus
belli”. Infatti il 28 giugno 1914 il
serbo Gavrilo Princip (1894-1918) aveva assassinato, in
quel di Sarajevo,
l'arciduca ereditario Francesco Ferdinando di
Absburgo Lorena (1863-1914) con la consorte, quindi l’Austria-Ungheria dichiarò
guerra alla Serbia, anche se, fu ovvio, che il Princip aveva agito da solo e
non a nome della Serbia.
A questa
dichiarazione di guerra seguì, ed in
rapida sequenza, l’ingresso nel conflitto della Russia (protettrice della
Serbia), quindi della Germania [alleata con l’Austria (anche se il trattato della
Triplice Alleanza era difensivo e non offensivo)], della Francia e del Regno
Unito e di tutte le altre potenze.
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